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TRAGEDIA DEL 2017

Strage del bus
ungherese: autista
condannato a 12 anni

Il bus ungherese schiantato in A4 il 20 gennaio 2017
Il bus ungherese schiantato in A4 il 20 gennaio 2017
Autobus in fiamme in A4 (video Fossà)

Il Gup Luciano Gorra oggi nell'udienza preliminare ha fissato la pena condannando a 12 anni di reclusione Janos Varga, l’autista del bus ungherese che si schiantò, incendiandosi, la sera del 20 gennaio 2017 contro un pilone del cavalcavia dell’autostrada A4 a Verona Est. Nel rogo morirono 17 persone, tra le quali 11 studenti minorenni, di un liceo ungherese.

 

Il Gup ha riconosciuto ai familiari delle vittime provvisionali per circa 5 milioni di euro. Il bilancio del tragico incidente salì, oltre due anni dopo, a 18 vittime, con la scomparsa di Vigh Gyorgy, il «professore eroe» che salvò alcuni studenti dall’incendio, ma non potè fare nulla per i suoi due figli. La comitiva stava rientrando a Budapest dopo aver trascorso una settimana bianca in Francia. L’unico imputato aveva scelto di essere processato con il rito abbreviato.

 

Il giudice ha poi accolto anche la richiesta del pubblico ministero Paolo Sachar rinviando a giudizio altre cinque persone con l’accusa di omicidio stradale. Si tratta di Alberto Brentegani (responsabile di quel tratto della autostrada A4 Brescia-Padova), Luigi Da Rios, (capo dell’ufficio tecnico e progettista dei lavori di sistemazione dello spartitraffico centrale e delle barriere, risalenti al 1992), Michele De Giesi, Maria Pia Guli ed Enzo Samarelli; questi ultimi sono i componenti la commissione Anas del 1993 che collaudarono i lavori di fornitura e posa in opera delle barriere stradali. L’udienza per loro è stata fissata al 15 dicembre 2020.

 

«Adesso comincia una nuova sfida dopo questo buon risultato giudiziario con i 12 anni all’autista: la vera battaglia sarà per il processo che cominciava al tribunale monocratico di Verona il 15 dicembre. Cercheremo di avere giustizia per quanto riguarda il collaudo dei guardarail, la questione di piloni». È quanto afferma l’avvocato Walter Rapattoni che ha curato gli interessi di due famiglie di ragazzi ungheresi deceduti sulla A4. «È una vicenda importante perchè è legata alla questione del guardarail della tragedia di Avellino e di praticamente la stessa delle autostrade in Abruzzo», spiega l’avvocato, «quindi diciamo che c’è un lungo filo che collega la sicurezza stradale. Noi speriamo che da questa sentenza si possa lavorare per evitare in futuro ulteriori tragedie».

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