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il rito

Lo spritz? In centro è più... salato. Gli esercenti: «Effetto caro bollette»

Per un bicchiere in città ormai si spendono in media 5 euro. Gli esercenti: «Solo così riusciamo a coprire gli extra-costi dell’energia e delle forniture. E poi a Napoli si viaggia intorno ai 7, a Milano 8 non è uno scandalo»
Uno spritz? In centro storico a Verona si paga mediamente 5 euro
Uno spritz? In centro storico a Verona si paga mediamente 5 euro
Uno spritz? In centro storico a Verona si paga mediamente 5 euro
Uno spritz? In centro storico a Verona si paga mediamente 5 euro

Aperol o Campari, più prosecco, ghiaccio e soda. Si beve in ogni stagione. Ma per trovarlo a 3 euro (o 3,50) bisogna ormai stare in periferia o spostarsi in provincia. Lo spritz, miscela medio-alcolica ex emblema regionale, ora consuetudine nazionale e globalizzata, nel centro storico di Verona si paga stabilmente intorno a «quota 5», talvolta poco di più, raramente meno. Esercenti impazziti?

Gli esercenti: «Effetto caro bollette»

«Macché, è solamente l’ennesimo effetto degli aumenti, generalizzati», ammette Alessandro Torluccio, direttore generale di Confesercenti Verona. E si scopre così come l’aperitivo rincarato (come del resto il caffè) sia solo l’ultimo anello della crisi. Questione di gasdotti, sanzioni e ritorsioni, bollette e politiche economiche. E di guerra, prossima al primo compleanno.

Eppure, a dispetto dell’arietta tagliente che viene giù da monti, il sole della domenica di gennaio migliaia di calici, nella gradazione dall’arancio al rosso, brillano sui tavolini dei locali. «A Capodanno ci siamo svegliati con la benzina più cara, siamo tutti alle prese, anche a livello familiare, con le bollette schizzate all’insù. Morale della favola: il potere d’acquisto di tutti va calando. E ciò vale per i singoli quanto per il settore della ristorazione e dell’accoglienza», ribadisce Torluccio.

Già, ma lo spritz a cinque euro? «Vale lo stesso ragionamento applicabile ad altri beni. Un esempio? Oltre ai costi dell’energia, evidenti, oggi il vetro è ormai prezioso, ancorché sia una materia del tutto riciclabile. Se si somma il tutto, costi di trasporto, dell’energia e di alcune materie prime, si ottiene la spiegazione. Ovvero la riduzione di certi consumi, ritocchi dei listini e, su un piano più concreto e triste, le circa 60 chiusure di attività che già si registrano nel contesto veronese», spiega il direttore di Confesercenti.

Lo spritz è... il nuovo caffè

Simone Vesentini, titolare dell’Osteria Caffè Monte Baldo e del ristorante La Piazzetta, spiega l’arcano dal punto di vista dell’operatore. «I margini di guadagno su prodotti di alto consumo, come l’espresso al banco, sono ormai minimi, difficile capire come alcuni possano resistere a quota 1,20 euro. Lo spritz ha preso il suo posto: veloce nella produzione, elevato nei numeri quotidiani. Come un tempo era la tazzina (una macchina da bar consuma circa 3,5 chilowattora, ndr) è divenuto il nuovo “porcellino“ degli esercenti, il prodotto ad alta diffusione con cui, magari con lievissimo ritocco, è possibile coprire gli extra-costi dell’energia e delle forniture».

Il confronto come le altre città

Un paradosso: l’Aperol in quanto tale, spiegano in molti, non è neppure aumentato così tanto. Ma la filiera ha leggi proprie e non aggirabili. Vesentini, da esperto del settore, offre anche uno spaccato socialogico. «Il centro storico è, dal mio punto di vista purtroppo, ormai in mano ai soli turisti. I quali ben sanno di dovere pagare, oltre alla consumazione, anche il luogo, il servizio, ciò che accompagna la bevanda, aspetto che cambia di locale in locale. Sembrano tanti i 5 euro per uno spritz in centro a Verona? A Napoli si viaggia intorno ai 7, a Milano 8 non è uno scandalo».

Capita di vedere turisti consumare pizze e risotti all’amarone con l’Aperol nel bicchiere. «Per noi veronesi è quasi una bestemmia, ma tant’è», ride Vesentini. Faccenda più seria il vino: «Se ne beve di meno e si accetta di pagarne la qualità e storia. Ma anch’esso aumenta, non per colpa dei produttori quanto per meccanismi intrinseci. Eppure i nostri concittadini sono tornati a preferirlo alla miscela arancione-rossa». Ormai quasi solo «turistica». Elena Hu, responsabile del Caffè 12 in piazza Erbe, sorride ed enuncia con pragmatismo: «I contributi aumentano, è difficile recuperare i costi. Anche i 5 euro dello spritz aiutano a mantenere l’equilibrio». L’anomalia è altrove. E non è questione di aperitivo ma di crisi quotidiana. Con guerra sullo sfondo.

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Paolo Mozzo

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