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I dettagli della vicenda

«Spiato» da tempo dai carabinieri, il medico che faceva finti vaccini aveva le «cimici» nello studio

Lo studio del medico di base che intascava soldi per false vaccinazioni
Lo studio del medico di base che intascava soldi per false vaccinazioni
Lo studio del medico di base che intascava soldi per false vaccinazioni
Lo studio del medico di base che intascava soldi per false vaccinazioni

Solo l’inserimento dei dati nella piattaforma della Sanità Veneta era reale, tutto il resto no. Un «paravento» di illegalità quello che si celava dietro all’attività del dottor Michele Perini che nei quattro mesi in cui è stato «spiato» dal Nas ha eseguito tre iniezioni utilizzando la fisiologica (ma erano per due anziani convinti di essere immunizzati e per il figlio) mentre un solo paziente è stato vaccinato realmente ma non da lui, da una collaboratrice che è quindi indagata per abuso della professione medica.

Lo scenario che emerge è che la principale occupazione del medico di base con ambulatorio al Porto e in va Cipolla fosse inserire nel computer codici fiscali e numero di lotti di vaccini che non effettuava, un lavoratore instancabile che riceveva i «clienti-pazienti» fino a sera tardi e anche nei pomeriggi dei giorni di festa. Eppure qualcosa lo aveva in qualche modo allarmato e se la convocazione in ottobre da parte del direttore al Distretto 1 lo aveva impensierito, l’accesso dei carabinieri del Nas nei suoi due studi medici il 18 gennaio lo ha messo in allarme. In effetti in quell’occasione vennero piazzate le microspie.

Ma era una preoccupazione soltanto a parole: il dottor Michele Perini, come emerge dalle intercettazioni, chiedeva ai suoi collaboratori di utilizzare la massima cautela, di non parlare al telefono e di usare termini come «agopuntura» per non destare sospetti. Ma non risulta che il medico di base fosse anche uno studioso di medicina tradizionale cinese. «Tenete la bocca chiusa», «aspettiamo un paio di settimane», «facciamo solo i richiami» e «l’altra volta abbiamo esagerato» sono alcune delle frasi che inserisce in un discorso più ampio con Severino Turrini, uno degli intermediari più attivi, che a sua volta intuisce e conferma di aver bloccato tutto.

È il 21 ottobre e «l’esagerazione» si riferisce a quelle improbabili 444 dosi registrate a fronte di 288-336 ottenibili delle quali aveva dovuto dar conto. Ma non appena avuta la conferma che la farmacia dell’Ulss 9 poteva consegnargli 11 flaconi di vaccino anti Covid la prima cosa che fa è avvisare Turrini, chiedergli di andare a ritirarli e rassicurarlo che a quel punto avrebbe inserito i suoi 20 clienti. Quei vaccini che per fortuna non avrebbe mai utilizzato, perché vennero ritirati, custoditi dal collaboratore non si sa come visto che il 2 novembre era passato a prenderli e li aveva portati con sé a Padova per consegnarli al medico solo più tardi.

Ma quello che interessava era il numero del lotto, indispensabile per far andare a buon fine il falso certificato verde, quello gli venne comunicato in tempo reale e la prima cosa che lui fece fu inserire i dati al terminale. L’invito a prendere solo gente fidata, di «andare con calma con la gente nuova e che doveva essere diluita, non più di 10 o 20 al colpo e che soprattutto doveva essere selezionata ovvero non doveva parlare» è la frase più ripetuta, la raccomandazione che fa a tutti arrivando a chiedere a qualcuno di non parlare ma di scrivere su un foglietto.

 

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Il fatto che «al Porto lo sapessero tutti, anche il farmacista» rappresenta però una preoccupazione solo verbale. Non ha mai ridotto il numero dei pazienti, ha accettato gli amici degli amici, e anche quando il 19 novembre Perini dice a Turrini: «il termalismo di Abano questa volta si chiude» sembra più una sorta di «auto convincimento» che una reale determinazione perché, si legge nell’ordinanza, «nei giorni a seguire continuava imperterrito» a ricevere clienti, inserire dati per vaccini mai fatti (e regolarmente buttati via) e ritirare denaro.

Anche Cosmin Balanoiu è particolarmente attivo e non ammette tentennamenti, ribatte alle rimostranze del medico che gli rimprovera di presentarsi con 20 persone al colpo e di dovergli consegnare ancora 2.500 euro senza cedere ma limitandosi a mettere fogli con i numi sulla scrivania e a chieder conto. Ma l’intermediario del quale Perini si fida di più è sicuramente Mohammed Laaraj, lui che è anche l’uomo di cui si fida Turrini che dal Brasile comunica e fornisce «clienti nuovi». È lui che conta il denaro che viene consegnato da Silvio Perrone il 17 dicembre e al quale il medico presenta Mohammed come l’unico collaboratore insieme alla segretaria (indagata perché ha prescritto un farmaco a base di oppioidi). Preoccupato delle «chiacchiere» ma non della coda davanti all’ambulatorio.

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Fabiana Marcolini

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