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CARO VITA

Speculazioni, risparmi e turisti, ecco perché Verona ha rincari record

Al 2° posto in Italia per inflazione (al 7%) in aprile a dicembre 2021 era del 4%. Poi il balzo: ed è solo l’inizio
Spesa e rincari, ecco perché Verona è tra le città più care d'Italia
Spesa e rincari, ecco perché Verona è tra le città più care d'Italia
Spesa e rincari, ecco perché Verona è tra le città più care d'Italia
Spesa e rincari, ecco perché Verona è tra le città più care d'Italia

Verona seconda città d’Italia per aumento del costo della vita, lo dicono i dati Istat relativi ad aprile e lo confermano i consumatori. Solo colpa della guerra, dell’impennata del costo dell’energia e delle materie prime? Anche, ma questo non basta a spiegare la differenza tra l’aumento dei prezzi nella provincia scaligera (+7%) e quello medio in Italia (6%) o quello della città più economica, Ancona, che vede crescere il paniere «appena» del 4,8%. Oltre all’aumento di energia elettrica, gas, gasolio, benzina, i rincari più significativi ad aprile, fa sapere Federconsumatori Verona, sono prodotti alimentari che fanno parte del carrello della spesa.

Gli esempi più evidenti: farina +18,3% rispetto ad aprile 2021, pasta +12,4%, uova +11,4%, verdure fresche +22,2%, patate +12,1%. «Questo incide in modo fortissimo sulle tasche dei consumatori», sottolinea il presidente provinciale dell’organizzazione, Maurizio Framba. «Servono un controllo dei prezzi e iniziative che suggeriscano come e dove fare spesa intelligente». E non finisce qui, visto che l’inflazione attesa per i prodotti dell’industria alimentare comperati dalle Centrali d’acquisto della grande distribuzione organizzata si proietta verso il +12,7% nel bimestre aprile-maggio.

Le accelerazioni maggiori sono attese per carne di pollo (+33,3%), olio di semi vari (+31,6%) e pasta di semola (+26,8%), secondo l’indagine condotta da Unioncamere con Bmti e Ref Ricerche. La farina di grano tenero è prevista in crescita del +19,8% e le fette biscottate del +16,2%, spinti dalle tensioni internazionali. Significativa anche quella attesa per il riso (+16,2%). «Tutto indica nuovi aumenti, a meno che non si arrivi a uno stop di Stato», conferma Alessandro Torluccio, direttore di Confesercenti Verona.

«E i prezzi che rincarano più velocemente nella provincia scaligera non sono una novità: a parte le impennate generali sulle merci negli ultimi due anni, Verona è una delle città d’arte partite prima in periodo post-lockdown, scelta da turisti di corto raggio, quindi con maggior flusso di persone. A spiegare i maggiori rincari è dunque un mix di turismo, territorio, fiere internazionali, elementi che richiamano pubblico e quindi mantengono i prezzi a un livello medio-alto. Il problema del Nord Est è che si risparmia tanto e si investe meno».

Verona, insomma, è una città ricca: Banca d’Italia rilevava che nel 2020 era la provincia veneta con la maggiore quantità di denaro sui conti correnti: 27,162 miliardi. Quindi la possibilità di spesa, a livello medio, c’è ed è più alta che in altre zone. Anche per Davide Cecchinato di Adiconsum, «Verona è cara ma è ricca, quindi c’è un adeguamento dei prezzi relativo alla domanda. È anche la tipologia del consumatore che fa i prezzi dei beni». Per Confcommercio Verona, da un lato i prezzi qui sono legati alla qualità elevata dei servizi in una provincia il cui reddito medio è tra i più alti d'Italia; «dall'altro», precisa il presidente Paolo Arena, «i dati Istat andrebbero incrociati con le rilevazioni, come quelle di Altroconsumo, che da anni testimoniano come Verona sia una delle città in cui è possibile risparmiare di più nel fare la spesa (mille euro l'anno e oltre)».

Invece per Maurizio Framba, Federconsumatori provinciale, «il dato dell’inflazione di Verona è sempre stato sopra la media nazionale di almeno mezzo punto. Ora la forbice si è ampliata. Nel mese di dicembre 2021 quella nazionale era al 3,9% mentre a Verona era del 4%. Il graduale allargamento del divario fa pensare che chi fa i prezzi speculi. Oltre all’aumento costante dell’energia e dei beni primari, le percentuali più alte sono quelle relative ai servizi ricettivi e alla ristorazione. Verona è una città che ha un costo della vita elevato che dipende dalla costruzione dei prezzi, e dal fatto che è turistica. Ma il divario tra l’inflazione della città meno costosa e della seconda più costosa è enorme».

Le proposte? «Quella di costituire un tavolo di confronto con i soggetti della pubblica amministrazione, i produttori, e le associazioni dei consumatori a livello consultivo», risponde Framba, «per capire le iniziative da adottare per questa continua e sempre più pronunciata differenza tra locale e nazionale. Perché la forbice è francamente eccessiva, e non può essere spiegata solo con il fatto che Verona è più ricca di Ancona».

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Laura Zanoni

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