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Buttapietra

«Si gela, ci sono 15 gradi». E gli studenti per protesta restano fuori dall'aula

La protesta all’istituto Bovolino La provincia: «Per riaccendere tutte le 80 centrali ci vogliono 3 giorni E domani è festa»
Ieri i ragazzi dello Stefani-Bentegodi si sono rifiutati di entrare in classe viste le temperature in classe
Ieri i ragazzi dello Stefani-Bentegodi si sono rifiutati di entrare in classe viste le temperature in classe
Ieri i ragazzi dello Stefani-Bentegodi si sono rifiutati di entrare in classe viste le temperature in classe
Ieri i ragazzi dello Stefani-Bentegodi si sono rifiutati di entrare in classe viste le temperature in classe

«A 14-15 gradi non si studia», sbotta Diego, uno degli alunni dello Stefani-Bentegodi di Buttapietra che ieri s’è rifiutato di entrare in classe per il freddo. «Con queste temperature non si può resistere, senza riscaldamento è impossibile stare seduti a seguire le lezioni, non si riesce a fare nulla, si gela soltanto. Se non fanno ripartire la caldaia, noi stiamo fuori». 

E così hanno fatto: niente scuola ieri mattina per la maggior parte degli studenti dell’istituto tecnico-agrario al Bovolino. Il rischio è che la situazione si ripeta anche oggi. «Lunedì abbiamo sopportato», continua, «convinti che in giornata chi di dovere avrebbe provveduto. E invece no. Oggi siamo venuti con il termometro: in alcune aule è fermo a 14 gradi, in tutto l’istituto non si superano i 15». 

Nessuna garanzia

Alla protesta di chi è rimasto sul piazzale, non è seguita alcuna garanzia. «Anche domani (oggi per chi legge, ndr) non avremo il riscaldamento», conferma Diego, «la caldaia resta spenta a quanto ci ha detto il direttore a cui abbiamo chiesto spiegazioni e, soprattutto, soluzioni. Sarebbe tutta colpa della Provincia, dicono, che non ha provveduto a far ripartire gli impianti in tutti gli istituti che gestisce. E allora a questo punto noi, qui a Buttapietra, stiamo valutando se continuare lo sciopero sfruttando il ponte del 25 ripresentandoci a scuola direttamente la settimana prossima oppure se organizzare una sorta di autogestione». 

Di sicuro se decidono per la seconda via e oggi si presentano, non sarà per sedersi al banco con il respiro che ghiaccia, con giubbotto e guanti addosso, ma per passare la mattinata con attività alternative alle lezioni in classe. «Non possiamo subire in silenzio accettando di stare al freddo per tre giorni di fila, non è normale trattarci così, no?», chiude Diego.

La posizione della Provincia

Ieri in Provincia - l’ente che gestisce tutti gli edifici scolastici superiori pubblici di secondo grado - sono arrivate segnalazioni anche dall’Einaudi e dal Galileo Galilei. «La deroga per riaccendere gli impianti di riscaldamento», spiega il presidente dell’ente Flavio Pasini, «dipende dalle ordinanze dei sindaci dei singoli Comuni in cui si trovano le scuole. Del disagio al Bovolino so solo adesso, faremo il possibile per risolvere il problema». 

In realtà, non è così. Perchè adesso mancano i tempi tecnici per riscaldare le scuole con lo stop del 25 Aprile. Sarebbe un’operazione inutile ed anti-economica, come fare e disfare la tela di Penelope. 

«L’ok a riaccendere gli impianti a Verona, ad esempio, ci è stato notificato solo lunedì mattina alle 10.30 con la ricezione dell’ordinanza di Tommasi (emessa però venerdì 19, ndr)», conferma il responsabile tecnico del settore scuole per la Provincia, l’architetto Massimo Senici, «e quindi, anche se avessimo fatto ripartire le caldaie lunedì, i ragazzi non avrebbero avuto subito le aule calde perchè ci vogliono 3 giorni per portare a temperatura, ai 19 gradi previsti, gli ambienti. Abbiamo 80 centrali da gestire nei 52 istituti sparsi su tutto il territorio: la ditta impiega 72 ore a rimetterle in funzione tutte. Nessuno si aspettava, dopo che per legge gli impianti sono stati fermati lo scorso 15 aprile, il ritorno dell’inverno. A questo punto», ammette il dirigente, «anche ci fossimo attivati lunedì, non c’era il tempo materiale per fare nulla, dato che domani le scuole chiudono per la Festa della Liberazione e venerdì fanno ponte. Insomma, è stato un combinato di fattori sfavorevoli a metterci in questa situazione strana e decisamente non voluta».

Le scuole comunali

Altra storia invece per le scuole comunali di Verona. L’assessora all’istruzione Elisa La Paglia garantisce che «i nostri studenti non hanno trovato gli asili, le elementari e le medie fredde, perchè dopo l’ordinanza firmata venerdì dal sindaco, con le previsioni che appunto annunciavano il brusco calo delle temperature, abbiamo provveduto per tempo a riaccendere il riscaldamento». E il Comune gestisce 150 edifici scolastici, il triplo di quelli provinciali. 

Camilla Ferro

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