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In Valpantena

Sbancamento della Marseghina, il bosco non è stato ripristinato: i cittadini chiedono risposte

Lo sbancamento della Marseghina, sopra Santa Maria in Stelle, visto dalle Torricelle
Lo sbancamento della Marseghina, sopra Santa Maria in Stelle, visto dalle Torricelle
Lo sbancamento della Marseghina, sopra Santa Maria in Stelle, visto dalle Torricelle
Lo sbancamento della Marseghina, sopra Santa Maria in Stelle, visto dalle Torricelle

Cittadini sul piede di guerra. In Valpantena tornano a rullare i tamburi per farsi sentire dalle istituzioni. Centocinquanta abitanti hanno sottoscritto un documento per segnalare lo stato di cose in località Marseghina puntando ancora il dito sul gigantesco sbancamento sopra a Santa Maria in Stelle dove è stato raso al suolo un bosco di 25.000 metri quadrati. Non è la prima protesta: giusto un anno fa inviarono un esposto al Comune, ai Carabinieri forestali, al ministero dell’Ambiente dove denunciavano «un grave rischio ambientale» e, soprattutto, «la non esistenza del rischio frana e idrogeologico». Ora il nuovo affondo.
Questa è la storia. Nel 2018, la società Pernigo srl, azienda che produce alimenti e prodotti officinali biologici, chiese al Comune di Verona il permesso di abbattere il bosco e rimodellare il terreno sopra a dei capannoni, vuoti, perché, sosteneva, che il monte fosse a rischio frana e andava messo in sicurezza. Produsse quindi la relazione di un geologo (Alberto Cò), che certificava il rischio smottamento, e allegò anche un piano dettagliato di rimboschimento di un perito agrario (Diego Cacciatori) da realizzare in più fasi per ripristinare l’habitat come era in origine dopo aver terminato i lavori.

 

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Il 14 maggio 2019 arrivò il via libera dall’ufficio Edilizia del Comune di Verona con la prescrizione vincolante, però, di rimpiantare il bosco. E il Comune diede il timing: i lavori sarebbero dovuti iniziare entro un anno dalla data del rilascio del provvedimento e ultimati entro tre anni dalla data di inizio degli stessi, quindi entro il luglio del 2022. Via libera garantito anche grazie alla precedente autorizzazione paesaggistica (15 marzo 2019) e all’autorizzazione dell’Unità organizzativa forestale ovest (3 maggio 2019).
I lavori iniziarono a luglio 2019. La Pernigo sbancò il bosco: tagliati tassi, noccioli, aceri, carpini neri, olmi campestri di 10, 15 metri e con un’età media di 40, 45 anni furono. I tre anni sono passati. E, a parte alcune file di nuovi alberelli, lo sbancamento è ancora lì. Per questo i cittadini hanno scritto di nuovo alle istituzioni. «Ad oggi i lavori non sono stati compiuti, il rimboschimento non è stato attuato come da precondizione all’autorizzazione e conseguente obbligo ineludibile».
Quindi viene chiesto «al Comune di Verona e ai Servizi forestali di dare riscontri sull’avvenuto adempimento di quanto prescritto (…), di vagliare la corrispondenza fra quanto eseguito dalla proprietà e quanto statuito esplicitamente e vincolativamente nell’autorizzazione, in base ai progetti presentati e autorizzati».
All’Edilizia del Comune e al Comune per l’ambito di competenza di Protezione civile, «si richiede di verificare la congruità degli interventi edilizi fatti analizzando la sussistenza o meno di fattori di rischio idrogeologico».
Alla Protezione Civile chiedono «conto dello stato della frana (…) verificando la congruità dello stato di pericolo». E infine, alla Soprintendenza, al Mite, chiedono di monitorare la situazione per evitare che aumentino «il rischio di eventi avversi in grado di porre in pericolo beni o persone e la perdita di biodiversità già pesantemente incisa». 
Specificando che è «imprescindibile un’ispezione dei luoghi». E rivendicano il diritto a una risposta da parte delle autorità, che devono informare la cittadinanza delle scelte compiute.

 

Parte dello sbancamento della Marseghina visto dall’alto
Parte dello sbancamento della Marseghina visto dall’alto

 

 

LA REPLICA: «LAVORI PROROGABILI AL 2025»

La Pernigo srl, a dicembre, replica all’esposto dei cittadini dello scorso agosto con una lettera dello studio legale Bacciga inviata all’ufficio Edilizia e alla direzione Ambiente del comune di Verona oltre che ai Carabinieri forestali del Veneto, sezione di Verona. Nella missiva ricorda il permesso che l’Unità forestale ovest le aveva accordato il 3 maggio 2019 alla riduzione di una superficie di mq 25.000 di bosco per consentire la sistemazione fondiaria del versante collinare sovrastante costruzioni agricole esistenti. E «che i lavori da essa assentiti, comprendenti anche la misura compensativa del rimboschimento di uguale superficie dopo il rimodellamento e la sistemazione del terreno, fossero preceduti dal rilascio del nulla osta forestale e del titolo abilitativo edilizio di competenza del Comune».
Il Comune rilasciò il permesso il 14 maggio 2019 e stabilì che i lavori «sarebbero dovuti iniziare entro un anno dalla data del rilascio del provvedimento e ultimati entro tre anni dalla data di inizio degli stessi», quindi luglio 2022. Lo studio Bacciga però nella sua lettera sottolinea che in virtù di alcune proroghe ottenute: «l’autorizzazione prorogata costituisce un atto abilitativo endoprocedimentale di un permesso di costruire con scadenza naturale al 15 luglio 2022 prorogabile al 15 luglio 2025 su richiesta, ai sensi dell’articolo 10 comma 4 del dl 76/2020 convertito dalla Legge 120/2020».
Per usufruirne deve essere presentata una istanza di proroga e il Comune deve accertare l’impossibilità di rispettare il termine fissato per un fatto estraneo alla volontà del titolare del permesso, cioè per una causa di forza maggiore.
Per ottenere la proroga deve cioè verificarsi un accadimento totalmente indipendente dalla sfera di controllo del titolare come ad esempio il rinvenimento di reperti archeologici..

Marzio Perbellini

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