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Candidato sindaco

Flavio Tosi: «Amministrative? Sarà una partita a tre come nel 2017 ma il peso dei partiti vale meno »

Damiano Tommasi, per il centrosinistra, versus - sembra sempre di più - Federico Sboarina per il centrodestra. E Flavio Tosi, del Fare, che...fa? Sindaco dal 2007 al 2017, 52 anni, si ricandida a sindaco per Fare e civiche.

Tosi, che corsa sarà?
A tre, come nel 2017.

Solo che allora per il suo schieramento c'era la sua fidanzata, poi moglie, Patrizia Bisinella, che perse al ballottaggio con Sboarina. Stavolta ci sarà lei, Tosi.
Sì, ma al di là di questo, da quattro anni e mezzo in qua è cambiato il modo di votare.

In che senso?
L'altra volta ci fu un voto politico, di pancia, e i partiti pesavano di più. Oggi il voto è molto più sulle persone.

Cioè?
Basta vedere l'esito delle amministrative 2021. A Napoli, Roma, Bologna, Milano, Torino, Varese, per dirne alcune, il centrodestra è riuscito a perderle tutte, pur essendo maggioritario in più di qualche realtà, perché ha sbagliato i candidati.

Lei punta al ballottaggio? Siamo in tre con due posti. E al primo turno non vince nessuno.

Sicuro?
Al primo turno potrei vincere io se venissero con me la Lega e Forza Italia. Altrimenti non vince nessuno.

Ma Forza Italia, che alle regionali del 2020 ha fatto un accordo con lei, che portò a eleggere in Consiglio regionale di FI Alberto Bozza - in Comune però con lei nella Lista Tosi - che cosa farà? Ora è tutto apertissimo.

Se vanno al ballottaggio Sboarina e Tommasi?
Sboarina perde, a prescindere da Tosi.

Che cosa glielo fa dire?
Perché il sindaco uscente sarà lontanissimo dal quaranta per cento e potrebbe viaggiare attorno al trenta. E un sindaco uscente che ha quei numeri ha perso ancora prima di cominciare.

Come fa a esserne certo?
Ricordo che nel 2012 io presi al primo turno il 57 per cento e l'avrei preso anche senza fare campagna elettorale. E quasi senza partiti, perché c'era solo la Lega.

Ma lei potrebbe dare una mano a Tommasi, nel caso andasse al ballottaggio con Sboarina?
Il problema è un altro. Sboarina perde sia se va al ballottaggio con Tommasi sia con me.

E perché?
Perché quando ci fu uno scenario simile, come nel 2002, con Bolla del centrodestra contro Zanotto del centrosinistra, Bolla fece il 46 per cento al primo turno e al secondo perse. E lo stesso farà Sboarina, se ci andrà, con chiunque.

Su che cosa si giocherà la campagna elettorale?
Su due temi.

Quali?
Uno sarà quello della ripartenza. Oggi in centro, dal lunedì al venerdì, non c'è nessuno. Per carità, ci sarà stato il Covid, ma altre città hanno fatto iniziative, qui no.

E l'altro tema?
La sicurezza.

Ma è da quindici anni ancora un tema, per lei?
Io feci chiudere il campo Rom di Boscomantico e liberai il centro dai vu cumprà. Ma oggi il problema sicurezza c'è ancora.

Esempi? Uno che buca le gomme puoi dire che è matto. Ma chi ha cannibalizzato le auto, ci ha messo un'ora abbondante a smontarne una. Allora vuol dire che si sente tranquillo.

Ma come spiega questa recrudescenza, come le baby gang?
C'è un fenomeno sociale, perché la società è cambiata. Ma io penso a quando mi insediai nel 2007 rispetto a prima. La situazione era del tutto migliorata e con le stesse risorse umane, di agenti, ed economiche a disposizione.

Non può essere però che questi due anni di Covid abbiano provocato anche dei problemi sociali, soprattutto nei giovani?
Certo, ma è il sindaco che deve governare questi fenomeni. E ricordo che in centro sono tornati gli accattoni. Manca qualsiasi tipo di interdizione. Trent'anni fa, quando più o meno lei è entrato in politica, si parlava di tramvia, poi filovia, traforo delle Torricelle, Arsenale, per citare solo alcuni temi. Nel frattempo lei è stato anche sindaco per dieci anni, dal 2007 al 2017, e siamo arrivati al 2022 e se ne sta ancora parlando. Certo, lei ha fatto il parco San Giacomo, a Borgo Roma...Certamente, non è una infrastruttura, ma l'operazione fu fatta da noi. Sboarina però ha avviato i lavori per il restauro dell'Arsenale e avviato l'iter per il Central Park. Io ricordo che del traforo ho aggiudicato la gara, nel gennaio 2013, dopo una battaglia furibonda contro Bertucco, contro i comitati, con i ricorsi e la richiesta di referendum. 

Dopo di che l'impresa Mantovani, che era la capocordata, è saltata per aria, e quindi fine dello storia. Ma lei riproporrebbe il traforo delle Torricelle?

Sì, ma meno costoso.

Perché?
Perché oggi i conti di una volta non tornano più.

Lei volle il filobus: e ora?
C'è un contratto firmato da 140 milioni e quindi si deve per forza andare avanti. Certo, con i fondi del Pnrr, se Verona avesse partecipato, ci sarebbe il triplo di questa somma. Padova, per prolungare il percorso della tramvia, si è portata a casa 335 milioni. Ma il Comune dice che Verona aveva già il contributo statale a copertura del 60 per cento dei costi. Ma anche Padova e altre città, come Firenze, Bologna, che hanno ottenuto soldi stavolta, li avevano già ottenuti con la legge Tonioli del 1991. E il bando nuovo parlava sia di sistemi di trasporto pubblico di massa che erano già stati finanziati sia di quelli da finanziare per la prima volta. E su questo io sfido il sindaco Sboarina.

Lo sfida su questo?
Se dico il vero io, carte alla mano, ritira lui la candidatura, se dice il vero lui, ritiro io la mia. Su questo sono pronto a un confronto pubblico con lui. Lei è in Consiglio comunale da ventotto anni e ha fatto per dieci il sindaco.

C'è qualcosa che voleva fare e non ha fatto? Il traforo, senz'altro. Non ha fatto neanche il restauro e la riconversione dell'Arsenale, però...Ma questo è dipeso dal sindaco attuale, che lo ha fermato. Io avevo portato i progetti dell'Arsenale e dell'Ikea alla Marangona al termine. Per l'Arsenale bastava l'aggiudicazione definitiva e si sarebbe fatto. Stadio: il sindaco Sboarina lo vuole nuovo; così ha detto anche Tommasi, che pure nella sua coalizione ha gruppi politici contrari a un nuovo stadio.

Ma sarà un tema di campagna elettorale?
Sì, ma non il problema dei problemi. E comunque la cosa più sensata sarebbe farlo nuovo, ma altrove.

E dove?
Altrove. Alla Marangona, per esempio. Area, tra l'altro, tutt'ora da sviluppare. Abbiamo sondato come giornale il tema del voto dei cattolici.

Lei come vede la questione?
Ormai il voto non va più nella stessa direzione. I cattolici voteranno Sboarina, Tommasi, Tosi...Ormai c'è pluralismo di posizioni. Non c'è più la Chiesa e la diocesi che dice cosa votare; ogni parroco vota chi ritiene lui di sostenere. Lei, che ne era segretario veneto, fu cacciato dalla Lega.

Pentito di essere andato allo scontro con Salvini, che la espulse?
No, perché era giusto andare allo scontro con lui. Perché quello era un tema di autonomia della Liga Veneta rispetto alla Lega Lombarda.

Se lei perderà le elezioni a Verona, resterà in Consiglio comunale?
Certo, farò altri cinque anni di battaglia in Consiglio.
È il ruolo a cui sono più legato.

Durante il suo secondo mandato ci fu il caso-Giacino. Che cosa le ha lasciato?
Vito era il mio braccio destro e un amico dal punto di vista umano, quella vicenda mi ha segnato. Poi però la responsabilità penale è individuale. E il procuratore Schinaia disse che io con quel caso non c'entravo nulla.

 

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