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intolleranza

Santa Lucia, spari contro i migranti: «Inaccettabile»

Qualcuno li prende di mira con armi ad aria compressa caricate a pallini di gomma. La denuncia di alcuni ragazzi e dei residenti della zona: «Sono socievoli e non disturbano». Uno ha rischiato di perdere l’occhio
Il luogo della sparatoria: per soccorrere il ragazzo sono intervenuti medici e infermieri del 118
Il luogo della sparatoria: per soccorrere il ragazzo sono intervenuti medici e infermieri del 118
Il luogo della sparatoria: per soccorrere il ragazzo sono intervenuti medici e infermieri del 118
Il luogo della sparatoria: per soccorrere il ragazzo sono intervenuti medici e infermieri del 118

Tiro a segno contro migranti «colpevoli» di disturbare. L’odioso rito si è perpetrato più volte a Santa Lucia nell’area delle panchine di via Valeggio. Le vittime sono state colpite diverse volte con palllini gialli sparati da una pistola ad aria compressa e, in un caso, una ha rischiato di essere ferita seriamente a un occhio al punto che è dovuta intervenire l’ambulanza inviata dal Suem 118.

Gli episodi si ripetono

Il tiro al bersaglio va avanti da un paio di settimane. Nel mirino, secondo i racconti della gente della zona, c’è un gruppo di migranti che si ritrova nell’area, dopo il lavoro, per chiacchierare e fare comunità. Sabato sera è salito l’allarme nel rione Indipendenza. «Nei giorni scorsi sono state raggiunte dai pallini altre persone alla gola e alla testa, ma nessuno si era fatto male seriamente», dice Edward, uno degli africani che si ritrova nell’area verde. «Questa volta invece è stato ferito un uomo a un occhio ed è stato portato in ospedale. Abbiamo spiegato tutto ai carabinieri e ho firmato la mia deposizione. Speriamo che riescano a identificare l’autore di un simile gesto».

Un ragazzo viene sentito dalle forze dell'ordine
Un ragazzo viene sentito dalle forze dell'ordine

I precedenti: grasso sulle panchine e lancio delle uova

Lo scorso giugno le stesse panchine di via Valeggio erano state cosparse di grasso, per evitare che la gente si sedesse. L’Amia aveva ripulito le sedute più vicine alla fermata dell’autobus, alle altre ci avevano pensato gli stessi migranti, destinatari di un gesto che era stato percepito come discriminatorio e pericoloso.

«Una volta ci hanno tirato addosso delle uova transitando in auto», racconta Edward. Mercoledì scorso, durante un altro episodio di spari di proiettili di gomma avvenuto verso le 21, il gruppo di africani aveva citofonato ai condomini della zona per cercare di individuare il punto di provenienza.

«D’estate il gruppo si ritrova spesso a chiacchierare verso sera. Parlano a voce alta ma non litigano né creano tensioni, anzi si tratta di persone socievoli», testimonia una persona residente nella zona. «Non danno fastidio e di mattina puliscono a terra, ci tengono ai buoni rapporti. Il caos, piuttosto, arriva da un locale dove spesso gruppi di persone alzano il gomito e urlano fino a tardi».

La condanna della politica

Per residenti e politici ciò che sta accadendo è inaccettabile. «Non possiamo lasciare che il quartiere diventi un Bronx in cui la gente pensi di potersi fare giustizia da sola», dice il presidente in quarta circoscrizione, Alberto Padovani. «In questi mesi le forze dell’ordine si sono attivate. Spero che si possa arrivare a soluzioni definitive per ripristinare l’ordine e garantire una via sicura ai residenti. Al di là delle presenze sulle panchine, in zona ci sono schiamazzi e spaccio di droga, e la questione è stata discussa anche nei tavoli sicurezza per trovare soluzioni ai cortili interni di via Monzambano e via Valeggio».

«Lo sparo di sabato è avvenuto alle 18.45 e poteva colpire chiunque», interviene Salvatore Petitto, consigliere di Fratelli d’Italia in quarta, che fa parte della commissione sicurezza. «Non è la prima volta che accade e per fortuna la pattuglia è arrivata in pochi minuti. Lo sparo sembra essere arrivato da qualche abitazione dietro le panchine, ed è un gesto gravissimo, che rischia di generare tensioni. Lo condanno in modo assoluto, e presenterò una mozione per chiedere più controlli».

Chiara Bazzanella

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