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I banchetti

Santa Lucia, quando in Bra arrivava la magia dei giocattoli

Una festa che non passa di moda, ma le bancarelle oggi non offrono giochi ma sciarpe, guanti e pentole
Giocattoli sui banchetti di Santa Lucia in Bra, in un'immagine del passato (Archivio L'Arena)
Giocattoli sui banchetti di Santa Lucia in Bra, in un'immagine del passato (Archivio L'Arena)
Giocattoli sui banchetti di Santa Lucia in Bra, in un'immagine del passato (Archivio L'Arena)
Giocattoli sui banchetti di Santa Lucia in Bra, in un'immagine del passato (Archivio L'Arena)

Una notte ancora speciale. Una notte capace di sospendere le consuetudini e sparigliare magicamente le carte della routine quotidiana anche per i bambini del nostro tempo, che, abituati ai «clic» più che ai «perché», si emozionano forse molto meno dei bambini di ieri. Ma Santa Lucia fa il miracolo e porta la sorpresa dell’attesa anche a chi è abituato alla risposta immediata fornita dal telefonino.

Questa Santa che attraversa il freddo di dicembre e le sue luci brevi e radenti per entrare nelle nostre case e regalare la gioia dei doni ai più piccoli, esaudendo desideri che le arrivano attraverso migliaia di letterine scritte con grafie spesso ancora incerte, rese talvolta più buffe da qualche strafalcione grammaticale, questa Santa «non passa di moda». E non ha nemmeno tanto bisogno di aggiornarsi.

Le bancarelle

Tante case di tante famiglie veronesi, nella notte del 12 dicembre, sono infatti ancora animate dall’emozione trepidante dei bambini che non vogliono andare a letto, e quando vanno a letto non riescono ad addormentarsi, perché sanno che nella notte arriverà la Santa con il suo asinello. Con mamma e papà hanno preparato prima di coricarsi un piatto con dei biscotti e un bicchiere di vino per la Santa e il Castaldo e una carota per l’asinello che trasporta le gerle colme di pacchetti. Ora si deve dormire, al risveglio se si è stati bravi si troveranno i doni.

Che forse una volta i bambini andavano a scegliere e sognare nelle bancarelle che per la ricorrenza affollano piazza Bra. Ce lo fanno per lo meno pensare i celebri versi di Berto Barbarani: «I l’à fati su de note,/ co le asse e col martel,/ co le tole, mèse rote,/ piturade da cortel,/ co ‘na tenda trata sora/ co i lumeti trati là…/ L’ è così che salta fora/ i bancheti de la Brà!/ Là, gh’è paste, là, gh’è fiori,/ gh’è i zugatoli da un franco,/ (i zugatoli da siori)/ ma ghi n’è che costa manco;/ ghi n’è fin che costa un besso,/ e ghi n’è che de val tri…».

La tradizione

L’epifania delle bancarelle nel salotto della città raccontata nella bellissima «Santa Lusia» ci parla di un Amarcord che pochi di noi hanno visto: ci dice infatti che ancora almeno nella prima metà del secolo scorso le bancarelle di Santa Lucia erano effettivamente dedicati ai più piccoli, e insieme ai dolci a farla da padrone erano appunto i giocattoli. Era lì che mamme e papà si recavano ad acquistare bambole, soldatini, peluches per fare la gioia dei loro bambini il 13 dicembre. Oggi, ai genitori che volessero rinverdire la poetica tradizione, scansando i meno suggestivi centri commerciali, restano poche chance: le bancarelle che in questi giorni sono tornare a colorare la Bra offrono soprattutto berretti e guanti, grandi sciarpe, maglioni di cachemire in attraente saldo, bigiotteria e tante pentole capaci di rendere ogni signora una maga in cucina, ma le bancarelle di giocattoli restano le grandi assenti.

Un peccato, se solo si pensa a quanto antica è la tradizione della fiera di Santa Lucia. Risale al XIII secolo, quando si diffuse a Verona una pericolosa malattia agli occhi che colpiva soprattutto i bambini. Genitori e bambini iniziarono a compiere come voto un pellegrinaggio nella chiesa di Santa Agnese, che si trovava in Bra, dove oggi c’è il Municipio. L’affluenza di tanti bimbi nella piazza cominciò a richiamare i venditori di dolciumi e giocattoli. E così nacque la Fiera. Spariti i banchi di giocattoli, non se ne è andata però quella «paura del buio e della fantasia» che rende speciale la notte di Santa Lucia.

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Alessandra Galetto

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