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Sanità, riforma al via con polemiche

Per gli ospedali del territorio, come il Fracastoro di San Bonifacio, non cambierà nulla
Per gli ospedali del territorio, come il Fracastoro di San Bonifacio, non cambierà nulla
Per gli ospedali del territorio, come il Fracastoro di San Bonifacio, non cambierà nulla
Per gli ospedali del territorio, come il Fracastoro di San Bonifacio, non cambierà nulla

Svolta nella Sanità veneta. L’Azienda Zero ha visto la luce l’altra notte, quando il Consiglio regionale del Veneto ha approvato il progetto di legge 23 che riorganizza la Sanità regionale con l’istituzione della nuova entità amministrativa e gli ambiti territoriali delle nove Aziende socio sanitarie al posto delle precedenti 21. Secondo le stime tecniche la nuova organizzazione farà risparmiare circa 90 milioni l’anno in costi amministrativi che, chiariscono in Regione, verranno reinvestiti in cure e tecnologie sanitarie. Nell’Azienda Zero verranno concentrate importanti funzioni amministrative finora svolte da uffici diversi in ogni Ulss: si centralizzano tutti gli acquisti, risparmiando perché si compra all’ingrosso, ci sarà un magazzino unico (oggi sono decine) e una sola gestione di buste paga, personale, assicurazioni e informatica.

Per il presidente della Giunta del Veneto, Luca Zaia, «la legge è la risposta alla richiesta della gente di risparmiare in stipendi dirigenziali. Viene più che dimezzato il costo totale degli emolumenti dei direttori generali e delle altre figure di vertice. Meno scrivanie e accentramento dei servizi amministrativi, più soldi per macchinari e diagnosi e cure d’eccellenza per tutti».

Erano 45 i presenti in aula al momento del voto finale, 44 i voti validi, 27 a favore, 17 contrari. Hanno votato a favore Lega Nord, Gruppo Lista Zaia Presidente, Forza Italia, FdL-An Mcr, SiamoVeneto. Contrari Pd, Movimento Cinque Stelle, Lista Tosi, Veneto del Fare, Lista Moretti. Il voto dell’altra notte (era l’1.20) è arrivato dopo mesi di dibattito e di polemiche.

Per Paolo Paternoster, segretario provinciale Lega Nord di Verona, «è stato scritto un pezzo di storia significativo per la nostra Sanità, per l’approvazione della riforma e per la riduzione del numero delle Ulss. Un grande successo anche per Verona, che consentirà di migliorare la qualità dei servizi socio-sanitari a favore dei nostri cittadini».

«Verona in realtà esce penalizzata da questa riforma. La maggioranza si è dimostrata sorda alla nostra richiesta di adottare criteri omogenei nella riorganizzazione delle Ulss», replica la consigliera regionale del Pd Orietta Salemi. «La marginalità di Legnago, la riorganizzazione della rete ospedaliera e dei servizi nell’ex Ulss 22, la riconversione delle strutture di Zevio, la riqualificazione a Malcesine e Caprino, gli ospedali di comunità che non partono e l’equilibrio tra strutture pubbliche e private sono questioni ancora da risolvere».

I consiglieri regionali tosiani Andrea Bassi, Giovanna Negro, Stefano Casali e Maurizio Conte rivendicano le modifiche alla costituzione con le relative funzioni dell’Azienda Zero e delle funzioni socio-sanitarie «completamente riviste rispetto al testo approvato in Commissione e rimodulati, conservando l’impostazione imperniata sulle attuali Ulss con relativi Comitati dei sindaci. Purtroppo non siamo riusciti a cambiare la rimodulazione delle Ulss, avvenuta con un solo principio: la forza dei gruppi di potere interni alla maggioranza. La riforma è squilibrata: crea due Ulss da circa 200.000 abitanti (Rovigo e Belluno), una da 220.000 (Venezia Orientale), una da 400.000 (Bassano), una da 500.000 (il resto della provincia di Vicenza), una da 700.000 (il resto della provincia di Venezia) e poi tre Ulss da oltre 900.000 abitanti (Treviso, Verona e Padova)». Critico il Movimento 5 Stelle (che per Verona in Consiglio regionale è rappresentato da Manuel Brusco) che indica come «il criterio utilizzato dalla maggioranza sul numero delle Ulss non si basi su una spassionata disamina dei bisogni dei cittadini, ma sulla forza muscolare delle fazioni leghiste».

Elena Cardinali

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