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FUNERALI

San Massimo dà l'addio a Cris: «Il tuo ricordo germoglia in noi»

Don Campedelli: «Cristiano era straordinario, uno che rovesciava il sistema e ti costringeva a rivedere il tuo modo di essere educatore»
La chiesa di San Massimo gremita per il funerale di Zanetti MARCHIORI
La chiesa di San Massimo gremita per il funerale di Zanetti MARCHIORI
La chiesa di San Massimo gremita per il funerale di Zanetti MARCHIORI
La chiesa di San Massimo gremita per il funerale di Zanetti MARCHIORI

Ad ogni mio passo, ad ogni mio movimento, in ogni singolo giorno, mi mancherai: «I'll be missing you».
Mentre Cris veniva portato via, sfilando lentamente lungo la navata della chiesa di San Massimo straripante di persone, e centinaia di mani si allungavano a sfiorare la bara ricoperta di rose rosse, quasi a volerla trattenere, il coro ha scelto per addio la canzone di Puff Daddy, così profana, così calzante.
Ieri mattina al funerale di Cristiano Zanetti, l'educatore di 41 anni morto domenica scorsa nell'incidente di moto sulla tangenziale nord, c'era tutto il paese di San Massimo.
Ma soprattutto c'erano i «suoi» giovani, allevati con l'affetto e l'attenzione di un amico-papà: l'hanno scelta loro, la canzone.
Decine di bambini e adolescenti con problematiche di studio o di relazione, da lui seguiti nei centri del Germoglio e di altre associazioni dove lavorava.
Ragazzi che ora si sentono un po' orfani. Si sono presentati tutti indossando una maglietta bianca, con sopra stampato il primo piano sorridente del «Cris», cilindro in testa e occhiali da sole tondi, una foto di quando faceva il matto per divertirli.
Seduti nei primi banchi c'erano i suoi genitori Miliana e Gianfranco, le sorelle Elena e Martina, e la piccola Ayumi, la figlia di 7 anni avuta da Sara, e anche l'attuale compagna Francesca con i bimbi Lorenzo e Giovanni, che Cristiano considerava come figli suoi, e poi i nipoti, i cugini, l'intera sua grande famiglia ieri ha dovuto «condividerlo» con le tantissime persone arrivate per salutarlo in chiesa, e che poi l'hanno voluto anche accompagnare al camposanto del paese, in una lunga processione di ombrelli colorati sotto la pioggia.
Il parroco e il vicario di San Massimo, don Luca Mainente e don Matteo Simonelli, hanno concelebato il rito funebre insieme ad altri sacerdoti che incrociarono la vita di Cristiano, apprezzandone la grande passione nel fare l'educatore, per vent'anni, prima da volontario e poi per lavoro.
C'erano don Marco Campedelli, parroco di San Nicolò all'Arena e per dieci anni a San Massimo, il biblista don Augusto Barbi, amico della famiglia, il missionario don Giuseppe Pizzoli, appena rientrato dall'Africa, don Callisto Barbolan, rappresentante della Curia, don Carlo Dalla Verde, già curato della parrocchia, e don Andrea Giacomelli, nativo del paese.
«Cristiano, un ragazzo straordinario», ha detto don Marco Campedelli nell'omelia, «era di quegli uomini che rovesciano il sistema. Rifiutava di appartenere a qualsiasi casta. Dal Vangelo aveva imparato a stare dalla parte degli ultimi e dei piccoli, impegnandosi affinché i suoi ragazzi diventassero protagonisti della propria vita. Cristiano ti costringeva a rivedere il tuo modo di essere educatore».
E conclude: «Il suo ricordo rimarrà in noi come un grillo parlante e germoglierà ogni volta che lotteremo perché nessuno sia escluso. Il suo testamento spirituale potrebbe essere lo stesso di don Lorenzo Milani, che così scrisse prima di morire: "Cari ragazzi, ho voluto più bene a voi che a Dio, ma ho la speranza che lui non dia bado a queste sottigliezze"».
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Lorenza Costantino

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