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Renato e Ines insieme
nell’ultimo viaggio

Il palazzo della tragedia
Il palazzo della tragedia
Il palazzo della tragedia
Il palazzo della tragedia

È il momento dell’attesa e del dolore, seppur compassato, ma che lascia tramortiti perchè inaspettato in questa forma.

Dolore per chi resta, per i parenti chiusi nel silenzio pieno di interrogativi e per i vicini di casa, che per molto tempo ancora non potranno non pensare, rientrando a casa, al giorno in cui hanno trovato carabinieri e ambulanze sotto casa e hanno saputo la tragedia che si era consumata in quel bel palazzo residenziale dove sono tutti cordiali e molto rispettosi del loro privato.

Oggi si potrà sapere quando potranno essere celebrati i funerali di Renato Foti e della moglie Ines Valenti. Giovedì il marito ha ucciso la moglie sdraiata nel letto e poi si è tolto la vita.

Erano coetanei, avevano 86 anni. Mezza vita passata insieme, senza figli. E forse anche per questo ancora più legati tra loro, l’uno la vita dell’altra. Una dramma quello consumato nell’appartamento, che ha segnato tutti i residenti del complesso Corte Pancaldo. Era malata la signora Ines, il morbo di Alzheimer le aveva divorato la mente, i ricordi e minato il presente. E Renato non smetteva un attimo di starle accanto, fino a quando non ha deciso che era troppo, per lui. E anche per lei. Così l’ha uccisa e poi si è tolto la vita. Perchè senza Ines lui al mondo non avrebbe potuto starci.

Da Prato l’altro giorno è arrivato il fratello di Foti, anziano a sua volta, con la moglie. E con loro i figli. Dimorano nella casa dell’omicidio-suicidio di Corte Pancaldo che non è stata posta sotto sequestro. Oggi il magistrato darà probabilmente il nullaosta per la sepoltura. Non è stata disposta l’autopsia, per il magistrato è sufficiente l’esame esterno. I fatti sono drammaticamente chiari. È probabile che i due coniugi che avevano scelto Verona come città di residenza vengano seppelliti qui.

«Li conoscevo da 18 anni, persone gentilissime e perbene», racconta Giuseppe Riente, il manutentore del complesso edilizio Corte Pancaldo. E di lui il signor Renato si fidava talmente tanto da lasciargli le chiavi di casa.

«Ci vedevamo tutti i giorni e di loro posso soltanto dire che erano due persone meravigliose e molto legate tra loro. Quando la signora Ines stava bene amavano andare in giro con il loro camper e io mi prendevo cura delle loro piante. Quando il giorno della tragedia sono stato chiamato per aprire la porta di casa perchè nessuno apriva alla badante, mai mi sarei aspettato una cosa simile. Si vedeva che il signor Renato era tanto stanco, ma non si è mai lamentato di nulla. È rimasto sempre cordiale, educato, gentile. Io per onorare la nostra amicizia mi sono messo a disposizione dei parenti, loro non sono pratici di Verona e ci sono da sbrigare un mucchio di formalità burocratiche. Credo che Renato e la moglie volessero essere cremati».A.V.

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