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Nelle case di riposo Pia Opera Ciccarelli

Rana regala ai nonni i «tunnel degli abbracci»

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Il «tunnel degli abbracci alla Pia Opera Ciccarelli a San Giovanni Lupatoto
Il «tunnel degli abbracci alla Pia Opera Ciccarelli a San Giovanni Lupatoto
GLI ABBRACCI REGALATI AI NOSTRI NONNI

Dieci mesi senza una stretta di mano, un abbraccio, un sorriso. Distanti un metro l’uno dall’altro con il solo aiuto degli occhi per dirci ciò che viene dal cuore. È l’effetto più “inumano“ che ci ha inflitto il coronavirus. E diventa più pesante per chi ha bisogno di abbracci e sorrisi: come gli anziani delle case di riposo che vivono isolati e lontani dai propri cari, talvolta senza saperne il perché e soffrendone.

È arrivato quindi come un regalo di Natale, grazie alla Fondazione Rana, in nove strutture della Pia Opera Ciccarelli, il «Tunnel degli abbracci»: un luogo sicuro in cui un’anziana madre può riabbracciare la figlia o un nonno può rivedere un nipote. Accessibile da due ingressi distinti - uno per l’ospite della casa di riposo e uno per il parente - il tunnel gonfiabile è uno spazio diviso in due moduli separati tra loro da un morbido telone trasparente con due maniche chiuse, all'interno delle quali il visitatore può inserire le braccia e “toccare” il proprio caro. È una vicinanza senza contatto pericoloso, perché il telo lascia passare il suono, ma non l’aria, e le due persone si ritrovano fronte a fronte, guancia a guancia, abbracciati, seppur con una guaina che li separa. È uno scambio terapeutico perché l’anziano riceve il calore e l’amore per lui vitali.

Le visite possono durare fino a 30 minuti e sono a cadenza settimanale o quindicinale. Al termine di ogni incontro tutto viene disinfettato. Il tunnel potrà servire ai 617 ospiti di nove centri servizi della Pia Opera per un totale di 16 residenze (15 per anziani non autosufficienti e una per adulti disabili): le Arcobaleno, Roseto, Tre fontane e Mimosa del centro Ciccarelli e la Casa Ferrari di San Giovanni Lupatoto. E poi Villa Italia, Villa San Giacomo di Bosco Chiesanuova, la Rsa Berto Barbarani e le residenze di Casa Serena a Verona: Margherita, Melograno, Edera, Girasole, Boscoverde. E ancora, la Policella di Castel d'Azzano, la Casa del Sorriso di Roncolevà e il centro Cherubina Manzoni di Minerbe.

 

Le prime quattro postazioni sono state attivate venerdì. Le altre saranno aperte dopo Natale: «La prima esperienza è espressa dall’intensità di questi incontri avvenuti, seppur filtrati, dopo una lunga pausa», spiega monsignor Cristiano Falchetto, presidente della Pia Opera. «Il virus ci ha provato molto e ci sta provando da mesi chiedendoci sacrifici di relazioni. Questo è il suo aspetto antiumano: non siamo più abituati a vedere un sorriso, in contraddizione con il Natale stesso che è Dio che si fa uomo e ci viene incontro». Ma ora l’incontro, del quale continuiamo a essere privati nell’estremo sforzo di arginare la pandemia, viene regalato a chi ne ha più bisogno: più di duemila persone ne beneficeranno tra ospiti e familiari, tornati a riabbracciarsi dopo un lungo periodo in cui ogni gesto di affetto e di intimità non è stato possibile. «Ci troviamo a fronteggiare una grave emergenza che porta dolore, preoccupazione e smarrimento nelle nostre comunità», continua Falchetto. «Le Rsa sono fra i luoghi più a rischio per la diffusione del Covid e per contrastare eventuali situazioni di contagio le possibilità di incontro sono state interrotte o limitate. In questo tempo abbiamo lavorato senza sosta per garantire serenità, affetto e cure adeguate ai nostri ospiti e oggi siamo orgogliosi di attivare questo progetto. I servizi socio-sanitari non sono pensati per isolare, ma per dare vicinanza, perché “qualità di vita” significa anche vincere la solitudine di chi è più fragile e il contatto fisico rappresenta una forma di interazione fondamentale e positiva».

 

E dietro questo traguardo c’è un benefattore. Le quindici postazioni per la Pia Opera, infatti, sono state istallate grazie alla Fondazione Rana, istituita da Gian Luca Rana, amministratore delegato di Pastificio Rana, con la missione di dare sostegno alle comunità in difficoltà. «Come figlio, durante questa pandemia ho sofferto l’impossibilità di abbracciare i miei genitori», spiega Rana. «Per questo, nella situazione attuale in cui ancora l’emergenza sanitaria ci impone il distanziamento, ho voluto realizzare un progetto che unisse le famiglie fino a oggi tenute lontane dal Covid, riavvicinando nonni, figli e nipoti in modo sicuro, con la speranza di donare loro un momento di serenità e calore. La nostra azienda è riconoscente alla comunità di San Giovanni Lupatoto e a tutto questo territorio meraviglioso che ci ispira: sono grato di poter restituire alle mie radici la forza che ho da esse ricevuto».

 

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Maria Vittoria Adami

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