Due pullman dalla città e sette dalla provincia sono partiti in queste ore in direzione Pontida. «E oltre 200 veronesi ci andranno in macchina. C’è tanto entusiasmo e grande partecipazione», esulta Paolo Borchia segretario provinciale della Lega di Verona. Breve controllo dell’archivio: nel 2019 in città vennero riempiti cinque pullman, dalla provincia ne partirono nove e da tutto il Veneto ne vennero riempiti più di ottanta, il doppio di quelli dell’edizione 2023.
I numeri
L’affluenza è un termometro. Non certo infallibile, ma comunque indicativo, soprattutto in tempi come questi, di mal di pancia, fuoriuscite dal partito, esternazioni anche di occupa posizione di rilievo. E di percentuali di voti crollati.
La scelta del 2019 come termine di confronto non è casuale: in quell’anno il partito di Matteo Salvini toccò a livello nazionale il suo picco storico (34%). Poi, le esperienze nel primo governo Conte e quello di Draghi non si rivelarono produttive e il Carroccio lo scorso anno alle Politiche è precipitato poco sotto il 9%.
Non è andata diversamente in Veneto, dove il peso della Lega è crollato all’interno del centro destra: alle Politiche del 2022 il partito di Giorgia Meloni era volato oltre il 32%, più del doppio di una Lega rimasta plafonata al 14,6%. È vero, come dice Luca Coletto, leghista della prima ora e oggi assessore alla sanità della Regione Umbria, che «quando i voti sono tanti va tutto bene, quando calano va meno bene». Ma qui pare non essere solo una questione di voti.
Gli umori della base
Il prossimo anno 300 Comuni veneti andranno alle urne, l’anno successivo toccherà alle Regionali con Luca Zaia che difficilmente potrà contare su un terzo mandato. Scadenze che spiegano perché dall’inizio dell’estate Flavio Tosi, diventato coordinatore regionale di Forza Italia in Veneto, sta facendo man bassa di nomi leghisti, cercando di allargarsi attingendo all’area più delusa del partito.
Delusa da una Lega che certamente non punta più ad essere il sindacato del Nord, con il suo segretario nonché ministro delle Infrastrutture che ha deciso di caratterizzare il suo mandato investendo sul progetto del Ponte sullo Stretto di Messina, non senza scontentare qualche frangia che nei confronti di tutto ciò che riguarda il Sud conserva ancora giudizi taglienti.
Delusa anche per gli strascichi dei congressi – regionale ma anche locali – che hanno provocato ferite e tensioni alla base non ancora sanate. Pare che nelle chat dei tesserati veronesi questo malessere sia evidenziato e che alcuni, compresi dei segretari di sezione, abbiano confessato la loro assenza sul sacro prato di Pontida. Nonostante la linea dura adottata da Salvini nelle ultime ore: «Chi non parteciperà al raduno sarà nei guai».
La minaccia un effetto lo ha avuto: dissuadere molti dal dichiarare (fuori dalle chat) la propria assenza. Molti ma non tutti. «Non andrò, ho la vendemmia. Ammetto però che a seguito delle elezioni a Sona (con candidature nate da una spaccatura, ndr) il mio entusiasmo è ai minimi storici. E come me molti leghisti avvertono un certo distacco, la base si sente ignorata, inascoltata», dice senza timore Gualtiero Mazzi, nel decennio scorso esponente di spicco della Lega provinciale, nel partito da 34 anni.

Personalismi
Minimizza Borchia: «Stiamo creando sezioni nuove, abbiamo nuovi tesserati e un gruppo giovani molto attivo, fondamentale in prospettiva futura. Il dibattito interno al partito c’è, dalle assemblee ai congressi le occasioni non mancano. Il problema è che molti che non hanno più cariche si sfogano così».
«Criticano Salvini perché avrebbe abbandonato le istanze del Nord ma poi vanno in Forza Italia», aggiunge con ironia Nicolò Zavarise, consigliere comunale a Verona.
Sulla stessa linea il senatore Paolo Tosato: «È fisiologico, i cambi di casacca, che non condivido, fanno parte della storia di ogni partito: penso però che siano legati esclusivamente a personalismi». E aggiunge: «Mai come adesso la Lega si sta battendo per il Nord e per portare a casa l’autonomia: siamo in una fase avanzata dell’approvazione della legge e per noi sarà già un ottimo traguardo il passaggio al Senato entro la fine dell’anno».
L’autonomia sarà uno dei temi caldi protagonisti a Pontida. Ma lo sguardo ora è rivolto anche e soprattutto oltre i confini nazionali: nel 2024 ci saranno le Europee, test fondamentale per la Lega. Tanto da «giustificare» la presenza a Pontida di Le Pen: vero è che da un decennio il suo gruppo è alleato della Lega in Europa, ma mai nessuno che non fosse federalista aveva fino ad oggi violato il sacro prato.
Ma la linea politica, come sottolinea Coletto, «la decide il segretario». E lui – e solo lui- può stabilire eventuali rotture con la tradizione. «Che piaccia o no», aggiunge il veronese oggi assessore in Umbria, «Salvini è colui che ha portato la Lega a percentuali mai viste». Quattro anni fa.