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Quando i veronesi dissero: «Resti dov’è»

Natale 1994 Un bimbo a cavalcioni della stella, un vigile lo tiene d’occhio
Natale 1994 Un bimbo a cavalcioni della stella, un vigile lo tiene d’occhio
Natale 1994 Un bimbo a cavalcioni della stella, un vigile lo tiene d’occhio
Natale 1994 Un bimbo a cavalcioni della stella, un vigile lo tiene d’occhio

E pensare che l’avevano anche messa in discussione. Stella no, stella sì e se sì dove? Era il 1995, il sindaco era Michela Sironi, l’assessore alla Cultura, Luca Darbi. All’inizio di novembre de dodicesimo anno dalla sua realizzazione, il tema del giorno è: «Che fine farà la stella?». Così titola L’Arena. Che sotto, aggiunge: «Tre ipotesi: resta in Bra, si sposta a Porta Nuova o va in soffitta». Era diventata una cosa seria, la stella. Un marchio di fabbrica. La bandiera di Verona nel mondo. Famosa come una rockstar, la volevano a New York davanti al Lincoln Center, a Tokyo, a Francoforte, a Osaka e in Texas (stato americano che ha come simbolo una stella) per installarla all’Expo mondiale delle luci e delle stelle di Dallas. Tanto si è scritto e tanto si è detto che, alla fine, L’Arena decide di dare la parola al popolo. In puro stile democratico. Così il 4 novembre 1995 centinaia di persone prendono d’assalto il centralino de L’Arena per dire la loro. E il verdetto non lascia spazio ai dubbi. Il giorno dopo il giornale esce con un titolo che spacca. Una via di mezzo tra una difesa, una minaccia e una dichiarazione d’amore. Di certo, un concentrato di passione: «Giù le mani dalla stella!». Sì, pure con il punto esclamativo, che nei giornali si usa come il caviale in una baita di montagna. E giusto per non incorrere in impossibili interpretazioni il sottotitolo specifica: «Un plebiscito: tutti la vogliono e solamente in piazza Bra». Stracciata la concorrenza: 236 sì contro nove no e 216 dei 236 sì a favore di piazza Bra. Tra i no anche qualche simpatica motivazione. Come quella del signor Alessandro secondo il quale l’Arena con la stella sembra una tazza con il manico. E pure qualche stroncatura decisa. Come quella del signor Adriano che la denifisce «un ammasso di rottami». Tra le tante telefonate anche qualche polemica nei confronti degli amministratori, del sindaco e del sovrintendente: «Sic transit gloria mundi». Trent’anni fa l’avevano messa in discussione gli uomini. Oggi è finita nella polvere per colpa di una macchina. Ma anche ferita mantiene intatto il suo fascino. Scommettiamo che tra qualche mese ci sarà da qualche parte, un bimbo che domanderà alla madre: «Ma quando ritorna la stella?».•. R.V.

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