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PRIME DA COLLEZIONE

Quando l’Italia scelse l’Occidente. In massa alle urne: a Verona il 93%

Il 18 e 19 aprile 1948 le prime elezioni del Parlamento della Repubblica. Nel clima da Guerra Fredda vince la Dc di De Gasperi. In riva all’Adige il corso la ricostruzione di 11.600 vani distrutti durante il conflitto bellico
A destra un'immagine storica del 1948: manifesti elettorali sul muro di un palazzo di Roma. A sinistra la prima pagina de L'Arena che racconta il voto a Verona
A destra un'immagine storica del 1948: manifesti elettorali sul muro di un palazzo di Roma. A sinistra la prima pagina de L'Arena che racconta il voto a Verona
A destra un'immagine storica del 1948: manifesti elettorali sul muro di un palazzo di Roma. A sinistra la prima pagina de L'Arena che racconta il voto a Verona
A destra un'immagine storica del 1948: manifesti elettorali sul muro di un palazzo di Roma. A sinistra la prima pagina de L'Arena che racconta il voto a Verona

L’Italia, con il referendum del 2 giugno del 1946, era diventata da meno di due anni una Repubblica. Al Quirinale non c’è più il Re ma il capo dello Stato, Enrico De Nicola, e in Parlamento i Costituenti eletti dal popolo chiamati a scrivere la Carta Costituzionale, entrata in vigore il 1 gennaio del 1948. È in questo contesto che il popolo italiano, per la prima volta, partecipa alle elezioni politiche di uno Stato democratico, dopo la fine della Seconda Guerra mondiale e chiusa l’era fascista.

Il 18 aprile 1948 arriva il giorno del voto e agli italiani una cosa è chiara, a fronte di una campagna elettorale accesa: andare in massa alle urne. Quasi 27 milioni di persone si recarono così a votare anche il giorno 19: il 92,23% degli aventi diritto. L’Arena, la mattina seguente, titola proprio sull’affluenza alle urne: «Gli italiani hanno sentito il dovere dell’ora. Ha votato oltre il 90% degli elettori».

Questa prima pagina è una delle «Prime da collezione» scelte per ricordare in 40 puntate la storia di Verona, dell’Italia e del mondo attraverso le cronache del nostro giornale.

Un momento storico: si vota il primo Parlamento dell'Italia repubblicana

Quel giorno del 1948 si votava per eleggere il primo Parlamento dell’Italia repubblicana. Il Paese è però profondamente diviso. La posta in gioco, in un clima dominato dalla guerra fredda, era la collocazione dell'Italia: o sotto l’ombrello degli Stati Uniti o nell’orbita dell’Urss di Stalin.

Si scontravano due blocchi. Da una parte la Democrazia Cristiana di Alcide De Gasperi, dall'altra il Fronte Popolare costituito dal Pci di Palmiro Togliatti e dal Psi di Pietro Nenni.

Fu una campagna elettorale senza esclusione di colpi. O di qua o di là: era impossibile rimanere indifferenti, e infatti a votare fu il 92% degli elettori. Praticamente tutti, tranne i troppo anziani, i troppo malati e chi era ancora legato al fascimo. I leader si sfidarono nei comizi e i muri di città e paesi furono tappezzati da manifesti. La Dc vinse la battaglia della propaganda. Spuntarono slogan destinati a passare alla storia, come quello di Giovanni Guareschi: «Nel segreto dell’urna Dio ti vede, Stalin no». Oppure i manifesti con i cosacchi sovietici o con lo scudo che arresta una falce e un martello lanciati da una mano nemica.

I risultati furono molto più netti di quello che si era immaginato alla vigilia. In Italia andarono alle urne quasi 27 milioni di elettori. Il Fronte Popolare si fermò al 31% mentre la Democrazia Cristiana superò il 48% e con i suoi alleati centristi, arrivò a sfiorare il 55% dei suffragi. I Socialdemocratici arrivarono al 7%. Entrarono nel nuovo Parlamento anche i monarchici e i rappresentanti del Movimento Sociale Italiano.

Presidente del Consiglio, di otto governi dal dicembre 1945 all’agosto 1953 fu De Gasperi, il fondatore della Dc, e dopo le elezioni del 1948 venne eletto al Quirinale Luigi Einaudi. L’Italia aveva votato per il suo primo Parlamento repubblicano.

L’introduzione del voto alle donne che era avvenuto nel marzo del 1946 e poche furono le elette: quattro senatrici e 45 deputate. Ci sono voluti quasi 30 anni perché nel 1976 fosse superata la soglia delle 50 presenze in Parlamento e altri 30 anni per arrivare a 150. E nel 2022 dopo 64 governi una donna, Giorgia Meloni, per la prima volta è diventata Presidente del Consiglio.

Verona nel segno della Dc

Quell’aprile del 1948 i veronesi andarono in massa a votare. L’Arena racconta il momento con una pagina: «Lunghissime file di veronesi in tutte le sezioni elettorali. Cessato il fuoco tambureggiante della battaglia oratoria i veronesi si sono recati alle urne in perfetto ordine e con alto senso democratico a compiere il loro dovere di cittadini». E i dati superarono, per la Camera, la media nazionale: 93,8% di affluenza, 387mila cittadini in tutta la provincia fronte di 413mila aventi diritto.

Una affluenza ben lontana da quelle dei giorni d’oggi.

Nel collegio per la Camera in cui era inserita Verona il 25 settembre 2022 ha votato il 71% degli elettori. Nella scelta per il primo Parlamento della Repubblica a Verona vinse la Dc: alla Camera ottenne il 62% mentre il Fronte Democratico Popolare ottenne il 22% dei voti.

In Parlamento andarono per la maggioranza Guido Gonella, Ferdinando Storchi ed Eugenio Spiazzi, per il Fronte Democratico Antonio Pesenti e per Unità Socialista Bruno Castellarin. In Senato invece Antonio Alberti (vice-presidente del Senato dall’8 maggio 1948 al 16 marzo 1953 ), il socialista Carlo Caldera (che fu componente dell’Assemblea Costituente), Ugo Guarienti e Francesco De Bosio.

A Verona il sindaco era il socialista Aldo Fedeli, in carica già dal 1945. La sua Giunta varò il Piano di Ricostruzione dopo la guerra: a Verona furono 11.627 i vani distrutti durante il conflitto e 8.347 quelli lesionati. Si rifanno i ponti: nel 1946 aperto Ponte Catena e, dopo la ricostruzione, quello di Castelvecchio nel 1951 e di Ponte Pietra nel 1959.

Filippo Brunetto

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