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La cerimonia

Porto San Pancrazio, gli alpini: «Incredibile che ancora si fatichi a definirsi antifascisti»

25 aprile, la cerimonia a Porto San Pancrazio
25 aprile, la cerimonia a Porto San Pancrazio
25 aprile Porto San Pancrazio (Bazzanel)

«I nostri nonni e i nostri padri ci hanno insegnato l'importanza della giornata della Liberazione in un mondo che ancora oggi fatica a fare posto alla pace. Ogni anno realizziamo la cerimonia per la festa della Liberazione, ricordando i nostri caduti che ci hanno preceduti». Lo ha detto questa mattina Lino Santi, presidente degli alpini combattenti reduci dal 2007.

Da quell'anno, ogni 25 aprile viene celebrato anche a Porto San Pancrazio, dove oggi sono sventolate dai balconi, parecchie bandiere tricolore. «È incredibile che ancora ci sia una Destra che fatica a dire la parola antifascista», ha detto Santi. «Non si capisce perché celebrare la festa delle Liberazione stia prendendo i connotanti di un atto politico della Sinistra, per me è inconcepibile. Nel quartiere per fortuna questa data non è politicizzata e proprio quest'anno, per la prima volta, siamo entrati pure in una scuola, incontrando ragazzi e ragazzi di terza media, facendo loro vedere un video con i racconti di chi ha vissuto i bombardamenti e portando anche la testimonianza di una donna che, proprio di recente, facendo una risonanza magnetica per motivi di salute, ha scoperto di avere ancora due schegge nella gamba, di 80 anni fa».

La storia 

Il Porto, durante la guerra, è stato infatti toccato da eventi bellici importanti. Anche per questo, come fatto presente dal presidente del consiglio comunale, Stefano Vallanti, presente alla cerimonia in rappresentanza del sindaco e dell'amministrazione, il momento del ricordo della Liberazione è molto sentito.

«Oggi più che mai dobbiamo dichiarare di essere antifascisti, come prevede la nostra Costituzione per la democrazia, la libertà e soprattutto perché dobbiamo ormai essere noi testimoni, mancando i protagonisti diretti, dei crimini commessi dal regime nazifascista anche nel nostro Paese», ha affermato dopo l'alzabandiera di fronte al monumento ai caduti a lato della chiesa. «È una testimonianza che portiamo avanti anche per le generazioni future».

Non solo quelle future, ma pure quelle presenti, come ha evidenziato il presidente in settima circoscrizione, Carlo Pozzerle. «L'impegno non è per il futuro dei giovani, ma per il loro presente, perché sappiano che la loro comunità di riferimento si basa sulla convivenza, dove la forza sono i valori, la democrazia, l'uguaglianza, la solidarietà, la pace. La festa della liberazione ha un valore globale, ha dato a tutti la libertà ma l'ha garantita anche a chi fatica a ripudiare nel suo insieme l'esperienza fascista. Oggi dal 25 aprile viene un appello alla pace, mentre assistiamo a violenze su civili, anziani, donne e bambini, all'uso di armi che devastano senza discrimine in Ucraina, nel Medio Oriente e in molti altri conflitti».

Chiara Bazzanella

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