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Il reportage: poliziotti per un giorno

La rapina, la rissa, lo scippo. Un turno sulla Volante: «Siamo il pronto soccorso della sicurezza»

Ospiti su una pantera della Questura per raccontare in diretta la vita da poliziotti a Verona. Danneggiamenti, zuffe, spacciatori, furti. Cocci di bottiglie e un coltello brandito tra la gente. In servizio anche le Unità anti-terrorismo. A tutta velocità su una rapina e poi in A4 all’«assalto» dell’autogrill
Corso Porta Nuova, agenti Uopi in strada per controlli: sono le Unità operative primo intervento FOTOSERVIZIO MARCHIORI
Corso Porta Nuova, agenti Uopi in strada per controlli: sono le Unità operative primo intervento FOTOSERVIZIO MARCHIORI
Un turno con le Volanti (Marchiori)

«Siamo il Pronto soccorso della Polizia di Stato. La gente chiama il 113 e noi corriamo. In prima linea, come i medici in ospedale, 24 ore su 24: la missione è quella, c’è in ballo l’incolumità delle persone». I camici bianchi curano la salute, in divisa blu gli agenti delle Volanti tutelano la sicurezza pubblica ammorbata da criminali, malviventi e disperati che vivono ai margini della società.

Lavorano sulla strada, senza guardare l’orario, sanno quando iniziano il turno, mai quando lo finiscono, «l’unica cosa che conta è prevenire le brutte cose e assicurare alla giustizia chi delinque. Paura dei rischi? Fa parte del mestiere».

Poliziotti per un giorno

È sabato pomeriggio. A parlare è l’ispettore Vittorio Manni, coordinatore del quarto turno: «monto» alle 13 e «smonto» alle 19. Alla guida della macchina c’è l’agente Alessandro Esposito. Prima di uscire dalla Questura, il passaggio di consegne con i colleghi del servizio 7-13, attività burocratiche, la registrazione in armeria, comunicazioni di servizio e si parte. Siamo a bordo della Delta pronti a raccontare una giornata in strada. Un reportage in diretta della vita da poliziotti contro l’illegalità, gomito a gomito con chi è impegnato, ogni giorno, nel controllo ordinario del territorio e quando l’ordinario non c’è più scende in trincea su rapine, aggressioni, furti, risse.

«Siamo il pronto soccorso della sicurezza», ripete orgoglioso il capoturno. Saranno sei ore a velocità e adrenalina sostenuta, su e giù per la città a contrastare il malaffare, con le richieste di aiuto al 113 che si susseguono una dopo l’altra, spesso si sovrappongono, «per noi è la routine», spiegano i poliziotti rispondendo a chi non ha idea di come funzioni, con i lampeggianti costantemente attivati per attraversare in fretta i quartieri, sempre in contatto con la centrale operativa che smista le emergenze e fa da regia alle forze in campo.

Un turno con le Volanti (Marchiori)

Un esercito dalla parte giusta

In servizio insieme al capoturno Manni e ad Esposito, oltre agli agenti delle altre tre Volanti - la Centro, la Zara, la Venezia - ci sono quelli della Stradale, della Polfer, i poliziotti di quartiere e le Uopi. Sta per Unità Operative di Primo Intervento, create nel 2015 dopo gli attentati di Parigi dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza ed inizialmente inserite nelle questure delle città considerate a maggior rischio terrorismo.

Addestrate ad hoc contro gli atti sovversivi, sabato pomeriggio le jeep Uopi blindate in giro per Verona sono due: gli uomini a bordo, armati di pistole di ordinanza e mitra, con casco e giubbotto antiproiettile, e lo scudo nel bagagliaio in caso di assalto, sono il valore aggiunto che la Polizia mette in strada per servizi di sicurezza.

Da fuori, sembra un ordinario sabato pomeriggio, ma se ci sono le Uopi vuol dire che qualcosa può accadere. Chiediamo. «Informative top secret», è la risposta. C’è tanta gente in centro («la condizione ideale per compiere reati è la confusione»), ci sono eventi in corso in Gran Guardia, flotte di ragazzi che arrivano per lo struscio mescolate a turisti e visitatori. La bella giornata ha riempito le piazze, i locali sul Liston hanno i tavolini esauriti. Ci sono i soliti posti caldi da «attenzionare», quelli dove le baby gang e le bande di quelli più grandi si danno appuntamento. Ci sono i disperati senza fissa dimora che possono creare disturbo.

«La mappa è nota», scappa detto, «i servizi sono stati potenziati». L’ha dichiarato anche il questore Roberto Massucci: «Non c’è emergenza sicurezza a Verona, lo confermano i dati, ma questo non significa che non accadano episodi che preoccupano i cittadini. Ad ognuno bisogna dare risposta. E anche quando si tratta di percezione di pericolo più che di pericolo reale, è una situazione che la polizia è chiamata a risolvere, reagendo».

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Furto, spaccio, baby gang, rissa

Stare sulla «Delta» è un misto tra momenti di tensione con l’accensione delle sirene e la corsa a tutta velocità da una parte all’altra della città, e altri in cui l’adrenalina lascia posto alle chiacchiere. «La parte più difficile per me», ammette Manni, «è tornare a casa alla sera e convincermi di aver fatto tutto giusto. Questo lavoro te lo porti sempre dentro, sempre». E il giovane Esposito: «Sto imparando, voglio fare bene. Essere in polizia è un onore, non un mestiere e basta».

Sono le 16, dalla radio comunicano un furto con strappo, vittima una signora in Borgo Roma. È spaventata, il delinquente è fuggito. La volante si porta velocemente nel quartiere, fuori e dentro strade e stradine per beccarlo, ad ogni transito la gente si ferma, chi sa di non essere a posto sparisce. Arriva in contemporanea la richiesta di intervento in Stazione, c’è uno spacciatore visto a cedere la roba al suo pusher. Si muove in bicicletta. Torna a prendere l’incasso dopo la vendita. Le Volanti volano: fermato e arrestato con addosso droga e soldi contanti.

Passano dieci minuti e la radio invita «chi è più vicino» a portarsi in lungadige Catena, «ragazzo accerchiato da una banda di tre-quattro», discutono, qualcuno ha segnalato alla Questura che la situazione non è tranquilla: la Delta è fuori mano, bloccata ancora a Porta Nuova, vanno sul posto altre due Volanti. Tempo di arrivare e dei litiganti non c’è più traccia.

Arriva un altro alert, ancora per piazza Bra, «ricerca di soggetto vestito di scuro, con cappellino marrone in testa», ha aggredito un automobilista che lo avrebbe sfiorato sulle strisce pedonali e lui, in tutta risposta, gli ha danneggiato l’auto. Un passante ha assistito alle botte tra i due e ha composto il 113. La Delta arriva, il segnalatore si sbraccia per indicare il capannello di persone che nel frattempo si è formato, c’è anche chi riprende con il cellulare. I poliziotti riescono ad identificare entrambi i soggetti.

Negli stessi istanti, altra lite in una sala scommesse: un nordafricano ha giocato una schedina da 700 euro, ha perso e non vuole pagare. Serve, anche lì, l’intervento degli agenti. La Delta è sulla strada ma viene dirottata di nuovo in centro: alle 16.45 segnalata rissa tra giovani, con bottiglie, cocci e lancio di sassi, tra vicolo Ghiaia e piazza Cittadella. Le telecamere di zona riprendono la scena, si tratta di immigrati che, dopo essersele date, si dividono e si sparpagliano tra via Roma e volto San Luca.

In contemporanea ecco un’altra richiesta di pronto intervento, «fare attenzione: quarantenne con coltello nella mano sinistra, carnagione chiara». I primi ad arrivare sono gli agenti delle Uopi che lo intercettano sotto all’orologio e lo neutralizzano. È un disperato, uno di quelli che (forse) non fa male a nessuno. È la storia della «percezione del pericolo» che si risolve quasi sempre da sè.

Rapina riuscita, a caccia dell’autore

Dall’inizio del «nostro» turno, è passata poco più di un’ora. Arriva la rapina. La vittima l’ha appena subita nel suo negozio di acconciature Anica, alle Golosine. Terrorizzata, telefona in Questura. Dalla centrale operativa la descrizione: «Uomo con volto travisato, sciarpa nera, è entrato minacciando con un coltello da macellaio, ha preso tutto l’incasso ed è fuggito».

La Delta a sirene spiegate corre, attraversa i semafori rossi, le auto le fanno largo, a destinazione ci sono già altre due Volanti supportate dalle Uopi. La rapinata trema. Una giovane poliziotta si fa carico di tranquillizzarla. Le parla con dolcezza. Ascoltarla è un’esperienza che emoziona. «Il nostro mestiere è anche questo», sospira l’ispettore Manni.

Mentre si procede a cercare il delinquente, dalla radio parte l’ordine di dirigersi in autostrada. Sembra «roba grossa».

A tutta velocità verso Sommacampagna

Due volanti terminano l’intervento sulla rapina, le altre sono spedite «celermente» all’autogrill Bauli a Sommacampagna. Lì, nell’area di servizio, è in corso uno scontro. «Tifosi del Cittadella di ritorno dalla partita a Brescia», gracchia la radio, «stanno distruggendo tutto». Sul posto c’è anche la Digos, insieme alla Stradale. Sirene accese, luci blu, le pantere del turno 13-19 tutte dirottate in A4.

Il giovane Esposito alla guida della Delta pigia sull’acceleratore, è un’esperienza indimenticabile per i neofiti ospiti a bordo. Il fotografo fatica a scattare a quella velocità, tra curve prese oltre i 100 all’ora e zig zag tra automobilisti che temporeggiano a mettersi di lato. Si è quasi alla meta con il cielo colorato di blu ma dalla Questura arriva lo stop: «Intervento interrotto, rientrate». C’è la Polstrada con 4 equipaggi ad occuparsi di tutto. E c’è di nuovo bisogno in città: sono le 18.30, una signora aspetta aiuto, si è ritrovata sul poggiolo di casa due ladri, s’è messa ad urlare e li ha fatti scappare.

Manca poco allo «smonto» e in via Marconi c’è un ragazzo che ne aggredisce un altro con pezzi di una bottiglia. Alcuni commercianti chiamano il Suem 118, sembra ci sia del sangue. «È una tentata rapina aggravata», racconterà poi il verbale del turno successivo, «voleva prendergli le cuffiette e il cappellino e l’ha ferito in testa». L’hanno trovato, ciondolava per la strada. In tasca, il passamontagna usato per fare il colpo. È solo l’inizio di una lunga notte.

Camilla Ferro

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