Isolato con la sua equipe per due settimane nella profondità della terra, a 60 metri, sul Sasso San Gottardo in Svizzera, simulando una missione sul polo sud della Luna. Per testare cosa può accadere e come si risolvono le situazioni nello Spazio. È l’esperienza appena archiviata dall’astronauta analogo Pietro Innocenzi, 25 anni, ingegnere aerospaziale di Borgo Trento. Il giovane è reduce dall’ultima missione analoga Asclepios III dell’associazione internazionale indipendente Asclepios, nata al Politecnico di Losanna e che organizza, appunto, questo tipo di missioni.
Se si torna da Marte
Laurea triennale conseguita tra il Politecnico di Milano e l’Università tecnica di Monaco di Baviera, Innocenzi ha terminato con la magistrale all’Imperial College di Londra dove si è fermato per un dottorato. Ora l’esperienza con Asclepios e la missione analoga: «Nel mio gruppo di dottorato a Londra, mi occupo di aerodinamica ad alte velocità e in particolare la mia ricerca consiste nel design aerodinamico di veicoli di rientro per future missioni su Marte», spiega Innocenzi partito con un’equipe formata in tutto da sei astronauti analoghi tutti con ruoli precisi: comandante, ingegnere della Base, ingegnere delle Comunicazioni, due medici e un responsabile della Scienza. Quest’ultimo è stato il suo ruolo: «Ho curato gli esperimenti eseguiti durante la missione. Nasa, Esa, diverse università e organizzazioni hanno progettato degli esperimenti che abbiamo seguito durante il periodo di isolamento. Il tema dominante è la medicina spaziale», racconta Innocenzi. «Per esempio, un esperimento riguardava una nuova procedura per sintetizzare proteine nello spazio per produrre medicinali. Un altro, invece, è quello di Veronica Moronese». Altra veronese del gruppo - intervistata da L’Arena a giugno prima della missione - che in tal caso ha studiato le eventuali normative che potrebbero regolare la presenza civili - non solo militare come oggi - dell’uomo nello spazio. «La Asclepios è l’unica missione spaziale analoga al mondo gestita da studenti per studenti, sotto la supervisione di professionisti nel settore aerospaziale: ingegneri dell’Esa o ex astronauti», continua Innocenzi.
Problemi pratici e psicologici
«Queste missioni analoghe aiutano a comprendere quali problemi, pratici e psicologici, possono avvenire durante una missione a lungo termine sulla Luna o su Marte. Il mio interesse nel parteciparvi come astronauta analogo nasce dal fatto che si tratta di un’unica possibilità per testare le mie capacità fisiche e psicologiche, imparare da un team di professionisti che comprende un ex astronauta europeo e un esploratore polare, e lavorare a stretto contatto con persone che condividono la mia passione per l’esplorazione spaziale».
Missione compiuta
Il team è stato isolato appunto, per due settimane. E la missione, per Innocenzi, è davvero compiuta: «È stata un successo: tutti gli esperimenti progettati sono stati portati a termine, la simulazione non ha avuto interruzioni e il gruppo è rimasto sempre unito senza particolari tensioni, sia nella base che nel Centro controllo missione. A livello personale, è stata un’esperienza che mi ha dato molto. Il team con cui ho vissuto sottoterra mi ha insegnato cosa vuol dire lavorare in squadra. In ogni momento di difficoltà, sapevo di poter contare sugli altri. Vivere per 15 giorni isolato sottoterra insegna ad apprezzare ciò che spesso diamo per scontato: vedere e sentire il sole, il vento e la pioggia sulla pelle, mangiare quello che si vuole, dormire più di sei ore a notte, essere libero di uscire a fare una camminata, incontrare chi si vuole o stare da soli».
Una soddisfazione, per lui nato con la passione per l’osservazione. «Spesso le grandi scoperte e invenzioni nascono dall’osservazione di un fenomeno da un nuovo punto di vista: quando guardiamo un problema da una prospettiva differente riusciamo a vedere ciò che prima era invisibile», continua. «Trovo che lo Spazio sia il nuovo punto di vista per antonomasia. L’assenza di atmosfera, le radiazioni elettromagnetiche, i diversi campi gravitazionali e i lunghi tempi di isolamento rendono lo Spazio un parco giochi unico per gli scienziati, permettendo loro di confermare vecchie teorie e testare nuove idee. L’esplorazione spaziale permetterà di fare passi da gigante in vari campi scientifici. Far parte del team mi ha permesso di vedere ciò che fino a ieri era invisibile».
Il futuro
In preparazione alla missione, Innocenzi ha partecipato a diversi addestramenti di sopravvivenza, in alta quota sulle Alpi o affrontando immersioni sotto i ghiacci. Altre missioni in futuro? «Ci sarà una Asclepios IV, ma non per me: obiettivo dell’associazione è addestrare nuovi astronauti analoghi, per questo ogni anno ne sceglie di diversi. L’Esa, però, seleziona 10-15 nuovi astronauti ogni 10 anni circa. Di sicuro mi candiderò per la prossima selezione che sarà intorno al 2030».