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La scrittrice sul femminicidio della giovane attrice

Paola Barbato: «Carol, i paradossi di una storia di rivalsa e solitudine»

di Paola Barbato
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Carol Maltesi
Carol Maltesi
Carol Maltesi
Carol Maltesi

Sembra la trama di un film americano, una di quelle storie esagerate, così piene di dettagli cruenti da apparire finte. Invece è una storia vera. Ci sono una donna e un uomo, hanno una breve relazione che sfuma, si trasforma in amicizia, in una complicità che li unisce al punto da portarli ad affittare due appartamenti nella stessa cascina, a Rescaldina, un passo da Milano. Entrambi fanno un lavoro normale, la commessa lei, l’impiegato di banca lui, poi arriva la pandemia, il lockdown, lo straniamento e la perdita delle certezze. I due si reinventano, lui mettendo in luce la passione che da sempre ha per il cibo, diventando food-blogger, lei scoprendo in sé una vena erotica che impara a mettere in mostra, trasformandosi in pornostar.

Dunque è una storia di rivalsa? Sì, ma non solo. Lei punta a diventare un’attrice di successo, vuole andare a Praga, la Hollywood della pornografia, dice che finalmente ha trovato la propria strada. Trascorrono insieme una sera di gennaio, tra loro succede qualcosa, lui perde la testa e la uccide. Dunque è la storia di un femminicidio? Sì, ma non solo. Per occultare le prove l’uomo la fa a pezzi, tentando inutilmente di cancellare i numerosi tatuaggi che lei ha sul corpo. Non riuscendoci, nasconde le parti in un congelatore che acquista appositamente. Ci mette tre giorni, nessuno si accorge di nulla. Dunque è una storia di indifferenza? Sì, ma non solo. Per due mesi lui si industria per nascondere agli occhi del mondo la scomparsa di lei. Racconta a chi la conosce che finalmente è volata a Praga per coronare il suo sogno, usa il telefono della donna per pagare puntualmente le rate d’affitto, risponde al posto suo ai messaggi che le arrivano. Non fa fatica, in due mesi cercano di contattarla solo la madre e l’ex-compagno, padre di suo figlio. Due persone in due mesi. E nessun altro.

Dunque è una storia di solitudine? Sì, ma non solo. Viene il momento di disfarsi del cadavere, riempie dei sacchi neri con quel che resta della ragazza, li carica in macchina e li porta nella zona in cui trascorreva le vacanze da bambino, a Borno, nel Bresciano. Li getta in un dirupo e torna a casa. Fa tutto questo sull’auto di lei, si fa riprendere dalle telecamere, non getta il cellulare. Dunque è una storia di un delirio di onnipotenza? Sì, ma non solo. È la storia di una ragazza che era viva e che ora non lo è più. Che aveva un nome, Carol, e un nome d’arte, Charlotte. Che era donna, certo, che sicuramente desiderava sentirsi speciale e che era, senza ombra di dubbio, sola, sotto i riflettori ma sola. Con un unico amico, Davide Fontana, che una sera l’ha uccisa. Perché? Esistono perché? Per uccidere, fare a pezzi, cancellare, scegliere i luoghi dell’infanzia, commettere errori evidenti, farsi catturare non ci sono perché. Questa storia, questo dramma, è un paradosso. Una donna col sogno di essere vista, ammirata, riconosciuta come speciale, è stata cancellata proprio a causa di quel sogno, anche grazie al silenzio assordante che ha circondato la sua scomparsa. Perché quando si muore nell’indifferenza si muore due volte.

 

Paola Barbato è una fumettista e scrittrice italiana. Fa parte dello staff di sceneggiatori del fumetto italiano Dylan Dog edito dalla Sergio Bonelli Editore.

 

Carol Maltesi e il suo assassino Davide Fontana
Carol Maltesi e il suo assassino Davide Fontana

 

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