<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
La «reunion» al Maffei

Scalco, il frate professore: «Gli alunni? Figli spirituali»

di Francesca Saglimbeni
Incontro al liceo con l'ex insegnante di greco e latino per la presentazione della sua raccolta di poesie «2dí. Esercizi di lingua»
Il professor Scalco con gli ex alunni del Maffei
Il professor Scalco con gli ex alunni del Maffei
Il professor Scalco con gli ex alunni del Maffei
Il professor Scalco con gli ex alunni del Maffei

«Chi ama insegna». Il titolo di una delle poesie che chiudono la nutrita silloge «2dí. Esercizi di lingua (in forma metrica)» dice molto, ancorché privo di allusioni autobiografiche, del suo autore padre Angelo Scalco. Almeno agli ex studenti ed ex studentesse del liceo classico Maffei che durante le sue ore di lezione, sui banchi del ginnasio, trovavano non solo una palestra (come suggerisce il termine gymnasium) di grammatica greca e latina, ma anche un luogo di formazione umana. Perché istruire i ragazzi, per lui, significava letteralmente “nutrirli” con amore.

Tra versi e ricordi

Tanti i ricordi affiorati alla presentazione del libro recentemente dato alle stampe da QuiEdit, tenutasi nella scuola in cui il frate cappuccino di Cartigliano (Bassano) ha insegnato per vent’anni lingue classiche, che si è subito trasformata in una festosa reunion tra amici (tali sono infatti rimasti gli alunni e colleghi di quel tempo), dove la lettura dei versi composti da Scalco, in ciascuna delle sue “patrie” (Verona; Canea, sull’isola di Creta in Grecia, dove ha trascorso buona parte del periodo post docenza; Rovereto, attuale città di residenza), si è alternata ad affettuose conversazioni con i presenti.

Maffei Foto dopo l’incontro, a destra padre Scalco e seminascosto a sinistra il preside Fattore
Maffei Foto dopo l’incontro, a destra padre Scalco e seminascosto a sinistra il preside Fattore

«L’ho conosciuto nel 1996 come mio professore di lettere antiche e per me è sempre stato un punto di riferimento come docente, come studioso e come uomo», ha detto Liviana Loatelli, conduttrice dell’incontro insieme al giornalista Riccardo Verzè e curatrice della raccolta di quasi 200 poesie scritte dal religioso oggi novantunenne. Il quale, dal Convento del Barana di via Fincato, ogni mattina inforcava la sua bici sportiva per raggiungere i propri discenti, cui ha dedicato il delizioso componimento intitolato “Agli alunni” (Come vola solerte dalle selve/la passera sul nido/per rilasciare dal rostro materno/agli intrecciati e inerti passerotti/il cibo catturato,/pedalavo veloce la mattina/verso la scuola dove mi aspettava la mia famelica nidiata…”).

 

Non solo poesie, precisa Loatelli, bensì «scorci, pezzi di vita vissuta, riflessioni, preghiere e proiezioni intime scaturite da una profonda interiorizzazione dell’esistenza, calata in quelli che sono i fondamentali della nostra cultura, i testi classici e i testi della cultura cristiana».

Pezzi di sé, che fra’ Cecilio (nome da consacrato) ha condiviso con tanti ex studenti anche dopo il congedo da scuola, quando, sempre in sella alla sua bicicletta - e tavoletta di cioccolata appresso per carburare durante le salite - si recava a far loro visita per mantenere vivo quel rapporto di “figliolanza spirituale” divenuto ormai inscindibile.

«Quando sono arrivato nella sede di via Venier, ero ancora un giovane insegnante di italiano e latino, e vedendo il professor Scalco giungere in bicicletta, rimasi inizialmente intimorito», racconta l’attuale preside del Maffei, Roberto Fattore, «poi capii che era una persona originale e molto centrata sul compito sentiva di avere dentro la scuola».

Mai una arrabbiatura, anzi, guai a lasciare da parte chi restava più indietro. Anche se, in fatto di traduzioni, «vi ho fatto un po’ tribolare, ma questo perché volevo arrivaste al triennio ben equipaggiati», ha simpaticamente ammesso il professore, incallito amante delle Lettere a Lucilio di Seneca, così come di Sofocle, dei Vangeli e dell’Antico Testamento, una sapienza che trasuda da tanti suoi versi. «La forma metrica – ci spiega – è per me un valido esercizio per saper scrivere bene anche in altre forme».

Suggerimenti