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VIOLENZA IN CENTRO

Nessuna aggressione,
solo una reazione
alle provocazioni»

Nell’indagine sulla violenza in centro sono stati visionati anche i filmati delle telecamere
Nell’indagine sulla violenza in centro sono stati visionati anche i filmati delle telecamere
Nell’indagine sulla violenza in centro sono stati visionati anche i filmati delle telecamere
Nell’indagine sulla violenza in centro sono stati visionati anche i filmati delle telecamere

Riccardo Verzè

«Nessun pestaggio». Dopo la denuncia di un imprenditore veronese, arriva la difesa delle due persone accusate di aver aggredito un cinquantenne veronese a ottobre. È l’avvocato Marcello Manzato a spiegare e puntualizzare: il legale rappresenta uno dei due indagati, un quarantenne, l’amico del trentenne che avrebbe provocato le lesioni all’orecchio all’imprenditore.

UNA VERSIONE. Nella ricostruzione fornita a «L’Arena», la vittima aveva raccontato che i suoi aggressori l’avevano «puntato» già in un locale di corso Portoni Borsari. «Poi siamo andati a mangiare la pizza in centro e verso mezzanotte siamo andati a bere un chinotto in piazza Erbe». È lì che uno dei due uomini gli avrebbe intimato di andarsene. Poi l’avrebbero seguito in strada e, all’altezza di Galleria Pellicciai, colpito violentemente. «Ho perso l’equilibrio, sono caduto, avevo sangue che usciva dall’orecchio, l’altro mi ha colpito ancora». Botte che gli hanno lesionato il timpano: «Ho perso in modo permanente parte di udito». Da qui, dopo un tentativo di conciliazione davanti ai carabinieri, la denuncia.

E L’ALTRA. Manzato ha parlato con il suo assistito e sentito alcune delle persone presenti quella sera. E la versione che racconta è diversa: «Non c’è stato alcun pestaggio e non si può fare alcun paragone con il caso Tommasoli», spiega Manzato, «anzi, per quello che era emerso subito dopo i fatti non mi sembrava una vicenda così grave come è stata raccontata». Nella ricostruzione del legale, sia i (presunti) aggressori sia l’imprenditore quel giovedì sera avevano fatto più o meno le stesse «tappe» in alcuni locali del centro. Dove il cinquantenne avrebbe avuto un atteggiamento «infastidito dalla calca e dalle tante persone che gli stavano attorno». Arrivati in piazza Erbe, l’imprenditore e uno degli indagati si sarebbero trovati a vicino al bancone ad ordinare, a pochi centimetri. «Ma siete ancora qua?», avrebbe detto il primo all’altro. «Ma cosa vuoi?» la risposta. «A quel punto l’imprenditore si è girato bruscamente verso il mio assistito e la situazione si è fatta tesa, tanto che i baristi hanno gli hanno chiesto di uscire». Forse in strada è volata una parola di troppo («Ma di sicuro nessuno gli hanno detto frasi sull’età») e sarebbe partito lo schiaffo da parte del più giovane dei due amici. «Gesto da condannare, se c’è stato», commenta Manzato, «ma non c’era volontà di fare male, non ci sono stati calci e pugni».

LE INDAGINI. Toccherà alle indagini affidate al sostituto procuratore Giulia Labia fare chiarezza: vile e violenta aggressione o isolato schiaffo dato solo per irridere? «La giustizia deve fare il suo corso», ha detto l’imprenditore, «Abbiamo assoluta fiducia nelle verifiche che sta facendo il pm», chiosa Manzato.

Riccardo Verzè

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