<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
L'iniziativa del liceo artistico di Verona

«Nei ragazzi sono rimaste tante piccole crepe, anche l'arte può aiutare a guarirle»

I disegni dei ragazzi del liceo artistico statale di Verona

Il tempo sospeso del lockdown li ha sfidati, interpellati, messi alla prova, ispirati. Ha squassato certezze e abitudini, facendoli precipitare in una condizione esistenziale a elevata drammaticità. Ma oltre il buio hanno trovato la luce, grazie all'immaginazione e all'energia colorata della creatività. «La pittura, la scultura, l'espressione artistica in generale sono le speciali “terapie” che stanno aiutando i ragazzi a buttar fuori e gestire le emozioni, a riconquistare la propria dimensione dopo le restrizioni della pandemia», spiega Rosanna Mutinelli, vicepreside e docente di discipline pittoriche al liceo artistico statale di Verona. È il momento di fare il punto a due anni di distanza dal primo lockdown, che si è concluso dopo il ponte del 1° maggio. La scuola, grande punto di riferimento della vita di bambini e adolescenti, ha cercato di fronteggiare l'urgenza, ma è innegabile che la crisi abbia dato un duro colpo anche agli istituti scolastici, che ora riscontrano nei loro alunni gli effetti dell'onda lunga della pandemia.

 

Leggi anche
«L'adolescenza? Adesso arriva prima. La scuola va riformata»

 

In questi ultimi giorni L’Arena ha raccontato molti episodi e molte testimonianze di ciò che avviene nelle scuole veronesi, espressioni di disagi talvolta profondi. «Sostengo che siamo giunti alla Terza guerra mondiale», scriveva una studentessa, Jessica, durante il lockdown, dando forma al vissuto del momento con un lavoro fotografico dal titolo emblematico Senza via di scampo. «Il mondo è in crisi di fronte a un nemico che si espande con le ore. Però questa volta è peggio, perché il nemico non si vede».

Con la chiusura dei plessi e l'avvio delle lezioni online, il liceo ha accompagnato gli studenti nell'elaborare quel che accadeva dentro e intorno a loro attraverso una serie di progetti artistici. «È successo in maniera naturale, all'inizio per tenere impegnati i ragazzi in isolamento e poi per agganciare chi rischiava di rimanere indietro», racconta Mutinelli. Lei stessa ne ha curato uno ispirato a un challenge lanciato dal Getty Museum di Los Angeles, che consisteva nel ricreare da casa il proprio quadro preferito.

«Tornare in classe, a settembre 2021, li ha fatti reagire in maniera estremamente positiva. Ma a un certo punto l'euforia iniziale ha lasciato spazio alla fatica di riprendere il ritmo e di riabituarsi a rispettare le scadenze più strette della scuola in presenza. C'è stato bisogno di un momento per ricalibrarsi. Da allora, lavoriamo per rimarginare quelle piccole crepe che si sono aperte con la distanza, dando loro più tempo, entrando nei particolari, approfondendo». Nelle loro opere, anche quelle che vengono assegnate, «rileviamo parte del vissuto di angoscia e di gravità degli eventi, ma da un po' di tempo a questa parte, anche tanta voglia di speranza», dice la docente. «La scuola sta partecipando alla Biennale dei licei artistici, il tema è il futuro e i tre progetti che le classi hanno presentato parlano tutti di un futuro positivo, da non svendere. Vogliono vedere che le cose si risolvono». .

Laura Perina

Suggerimenti