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Nasce il Competence Center del Veneto

Il parco tecnologico Vega a Mestre
Il parco tecnologico Vega a Mestre
Il parco tecnologico Vega a Mestre
Il parco tecnologico Vega a Mestre

La parte del leone la faranno le imprese che investiranno in innovazione, e che grazie all’iperammortamento potranno pagare 70 macchinari che costano 100, perché la misura fiscale permette di detrarre il 30% in cinque anni. Tuttavia «Industria 4.0» non si occupa solo di investimenti ma anche di competenze, e su questo fronte sarà decisivo il lavoro delle Università. Nella prima formulazione del decreto, solo i politecnici di Milano Torino e Bari più la Scuola Sant’Anna di Pisa dovevano diventare sede dei Competence Center, laboratori per i quali il governo mette sul piatto 100 milioni di investimenti pubblici, più altrettanti di fondi privati. Perché, ha detto Calenda, «se le imprese non investono vuol dire che questi centri non servono». Ma il Veneto, grazie all’accordo raggiunto tra i suoi Atenei per gestire collegialmente la nuova struttura, è diventato anch’esso sede di un Competence Center.

Questa intesa sarà sottoscritta pubblicamente venerdì prossimo a Padova durante gli Open Innovation Days e prevede di installare i laboratori all’interno del Vega di Venezia. Il Vega è il parco scientifico veneziano creato per ridare vita alle aree dismesse di Marghera, dove le bonifiche a tutt’oggi hanno risanato solo una piccola area dell’ex zona industriale. Prendendo come capofila l’Università di Padova, il Competence Center veneto andrà a insediarsi nei grandi spazi del Vega, ma Verona sarà a sua volta protagonista. Superata infatti la prima fase di avvio dell’iniziativa, l’intesa tra le università prevede che successivamente i centri d’insediamento si estendano anche a Padova e Verona. «Il Competence Center costituito dagli atenei veneti», spiegano le università coinvolte, «si propone come centro di eccellenza, di assoluto valore internazionale, per promuovere i processi di ricerca e innovazione di una delle aree industriali più vitali del paese, favorirne la trasformazione e sostenerne la crescita e la competitività».

Nicola Sartor, rettore dell’Università di Verona, si dice soddisfatto: «Sappiamo come la rete degli atenei veneti sia eccellente sul fronte della ricerca, come dimostrato da vari indicatori, e quanto il tessuto industriale veneto sia forte. Allo stesso tempo», afferma, «la presenza diffusa di piccole e medie imprese è un terreno particolarmente fertile per l’innovazione e la ricerca. Anche Verona ha delle eccellenti competenze in vari ambiti quali l’informatica, le biotecnologie agroalimentari oltre che l’organizzazione e la finanza».

Rosario Rizzuto, rettore dell’Università di Padova, è felice perché «le Università del territorio si sono unite in un progetto che vede l’ateneo di Padova come capofila. In questo modo viene riconosciuto il valore della ricerca di base, del polo di ingegneria e in generale di tutti gli ambiti del nostro ateneo. Ed è anche un grande esempio per il Veneto: muoversi in maniera unitaria, mettere insieme forze e competenze, porta ad ottenere i risultati prefissati».

Michele Bugliesi, rettore dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, nota che «poter contare su un centro di insediamento come il Vega a Porto Marghera, consente di metterci subito al lavoro per declinare operativamente obiettivi e strategie». Per Alberto Ferlenga, rettore dell’Università Iuav di Venezia, «l’iniziativa si colloca dentro ad un processo di consolidamento dei rapporti con industria e istituzioni che vede la nostra Università impegnata a partire dalle sue specificità come Design e Moda».D.P.

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