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Emergenza profughi

Richiedenti asilo, strutture al collasso. Tende dell'Esercito (poi tolte) sulle Torricelle

Le tende dell'Esercito (FOTO MARCHIORI)
Le tende dell'Esercito (FOTO MARCHIORI)
Richiedenti asilo a Castel San Felice (video Marchiori)

L'accoglienza è al collasso. Con i nuovi 4mila richiedenti asilo destinati al Veneto e nella maggior parte dei casi destinati a Padova e Verona (perchè sono le province a più alta densità di popolazione), le strutture destinate ad accogliere migranti sono sature. Lo dimostrano le tende montate dai militari la settima scorsa nel centro accoglienza sulle Torricelle, l'ex palazzina Nato che da anni accoglie migranti ed è gestita dalla cooperativa Milonga.

Le tende
Non è un caso unico in Italia. Nei giorni scorsi, tende del ministero dell'Interno, erano già state montate in un comune toscano, a Pelago, sulle colline. Ma con le temperature di questi giorni, s'erano sfiorati i 50 gradi all'interno. Il sindaco era insorto e aveva fatto spostare i migranti nelle parrocchie. Per fortuna altre cooperative che operano nel veronese non hanno ancora tensostrutture, ma sono sature, come per esempio Acros che lavora in zona Caprino Veronese. La linea dell'accoglienza diffusa, a piccoli gruppi, sta iniziando a scricchiolare. Sono tanti infatti i sindaci che hanno deciso di non dare accoglienza. Un mese fa anche il prefetto Donato Cafagna aveva lanciato un appello chiedendo a tutti i sindaci veronesi uno sforzo per accogliere piccoli numeri di rifugiati. Le strutture veronesi sono in difficoltà. In settimana i presidenti delle varie cooperative si incontreranno, seppur informalmente per fare il punto della situazione. Eppure, secondo i dati certificati della questura, dal primo aprile ad oggi sono 117 i profughi che sono stati censiti dall'ufficio immigrazione. E sono quelli arrivati a Verona da Marghera dopo essere arrivati con gli sbarchi. Ci sono inoltre i migranti che arrivano direttamente in questura e chiedono di essere registrati. Ce ne sono 210 che hanno un appuntamento fissato. A loro se ne aggiungono circa una quindicina al giorno. E di «C3», di interviste, come si dice in gergo, se ne riescono a fare al massimo 7/8 al giorno.

Servono posti
«Che siamo in difficoltà è un dato oggettivo», spiega Giovanni Barini di Milonga, «basta passare dalle Torricelle e vedere le tende. Le ha montate l'Esercito la settimana scorsa. Vi abbiamo ospitato una ventina di richiedenti asilo, non è questa una sistemazione dignitosa, ma non c'è più posto. D'altra parte se i sindaci negano case, come possiamo fare? Quando è scoppiata la guerra in Ucraina, forse perchè c'è stata una reazione di pancia sono state messe a disposizione anche strutture sanitarie dismesse, non è così per l'accoglienza di chi arriva dal sud del mondo», conclude il presidente. Anche Matteo Danese, direttore del centro studi sull'immigrazione è preoccupato, giorni fa aveva dichiarato che si fa molta fatica sul mercato privato a trovare alloggi. Auspicando di lavorare su soluzioni intermedie, ha evidenziato che è necessario trovare centri di accoglienza che nel frattempo possano rispondere all'emergenza immediata. «Una mano deve arrivare sicuramente dagli enti locali, dagli enti pubblici: dalla Regione, dallo Stato. Esperienze ne sono state fatte anche nel Veneto», aveva detto Danese. «Ad esempio, per la cosiddetta emergenza Ucraina sono state messe a disposizione delle ex strutture sanitarie per ospitare dei profughi». L'ombra degli hub incombe e ricordiamo tutti com'era ridotta Costagrande. A cascata Governo, ministero dell'Interno, commissario all'emergenza, prefetture sono al lavoro. Regioni e Comuni non possono incidere.
È vero che non ci sono numeri alti di arrivi ogni giornata, ma altrettanto vero è che a profugo si aggiunge profugo, perchè non c'è un tetto massimo temporale all'accoglienza nel Cas. Se un profugo trova lavoro potrebbe andarsene, ma nella maggior parte dei casi, per sicurezza e per risparmio (visto che si dovrebbe mantenere), i profughi restano dove sono perchè tendenzialmente ottengono contratti di lavoro da 6mila euro annui. Altrettanto va detto che non è facile trovare proprietari di case disposti ad affittare a persone di colore che magari non abbiano un contratto di lavoro a tempo indeterminato. E l'emergenza cresce.

Aggiornamento 18 luglio ore 20: la precisazione della Prefettura

La Prefettura di Verona ha emesso sulla vicenda una nota stampa:

In relazione alla temporanea sistemazione di 3 tende all’interno dell’area demaniale della ex stazione radio “Forte San Felice” a Verona nell’ambito del Centro di Accoglienza Straordinaria che ospita richiedenti protezione internazionale, si precisa quanto segue.

Il Centro in questione è dotato di tutti i requisiti e gli standard di assistenza previsti dalla normativa vigente e garantiti all’interno della struttura demaniale.

Le tende provvisoriamente collocate all’esterno hanno carattere assolutamente provvisorio e la loro rimozione, già in corso, sarà completata nei prossimi giorni allorché si renderà disponibile un nuovo immobile già individuato in provincia.

Si precisa infine che le tende in questione sono dotate di impianti di raffrescamento dell’aria e gli ospiti usufruiscono degli spazi e dei servizi comuni presenti all’interno della struttura.

 

Alessandra Vaccari
alessandra.vaccari@larena.it

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