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il fisico

Michele Galvani: «La mia ricerca sui nasi elettronici che sentono l'odore delle malattie»

Il 25enne di Negrar ha ricevuto il premio Con.scienze per la migliore tesi di laurea: «La fisica spiega tutto, ma non perché vivo»
Michele Galvani, 25 anni, fisico, davanti all'Università La Sapienza di Roma
Michele Galvani, 25 anni, fisico, davanti all'Università La Sapienza di Roma
Michele Galvani, 25 anni, fisico, davanti all'Università La Sapienza di Roma
Michele Galvani, 25 anni, fisico, davanti all'Università La Sapienza di Roma

Luchino Visconti esigette che durante le riprese del Gattopardo sul set aleggiasse sempre l’aroma di zagara, in modo da aiutare Claudia Cardinale a calarsi nella parte di Angelica Sedara. All’aeroporto londinese di Heathrow nella Vip lounge della British airways i passeggeri sono accolti dai sentori del mare in burrasca e del prato appena rasato. In Giappone si vaporizzano essenze di menta e limone negli impianti di condizionamento degli uffici per stimolare l’efficienza degli impiegati. Il fisico Michele Galvani, cresciuto in quella Valpolicella dove nella stagione della vendemmia il carducciano «ribollir de’ tini» si sposa con «l’aspro odor de i vini», è impegnato in una ricerca assai meno poetica: accertare se il corpo umano possa esalare effluvi di malattia e di morte.

Da questo punto di vista, opera sul medesimo versante di Laura Tonatto, creatrice di profumi, considerata il miglior «naso» d'Italia, che intervistai una ventina d'anni fa perché era riuscita a ricreare in laboratorio il puzzo descritto da Patrick Süskind nel romanzo Il Profumo. Quello della Parigi del 1738 (quando «puzzava tutta la nobiltà, perfino il re puzzava, puzzava come un animale feroce, e la regina come una vecchia capra, sia d'estate che d'inverno»), e precisamente del luogo più fetido di tutto il regno, tra Rue aux Fers e Rue de la Ferronnerie, e cioè il Cimetière des Innocents, dove per 800 anni furono scaricati i cadaveri provenienti dal vicino ospedale Hôtel-Dieu e dalle parrocchie circostanti.

Galvani, 25 anni, nato a Negrar, dove abita la sua fidanzata Giulia Tommasi, ma da sempre residente nella frazione di Torbe, uscito dal liceo scientifico dell'Istituto Don Bosco di Verona (la sua insegnante di fisica era la professoressa Tamara Morsucci), all'Università Cattolica del Sacro Cuore ha avuto 110 e lode sia nella laurea triennale sia nella laurea magistrale. Adesso è impegnato nel dottorato internazionale in science presso il dipartimento di matematica e fisica dello stesso ateneo, che ha sede nel campus di Mompiano, a Brescia, quello in cui si è laureato. E promette non bene, benissimo: a febbraio la Conferenza nazionale dei presidi e dei direttori delle strutture universitarie di scienze e tecnologie ha giudicato la sua tesi come «la migliore», in quanto originale e innovativa per il nostro Paese, e gli ha assegnato a Roma il premio Con.scienze, insieme con altri 9 lavori di ricerca - solo due nell'ambito della fisica - degni di un riconoscimento anche in denaro: 1.000 euro.

Michele è il primogenito di Alessandro Galvani, che ha lavorato in amministrazione all'Ospedale Sacro Cuore di Negrar, poi è stato per un decennio direttore del Centro polifunzionale Don Calabria di via San Marco a Verona e ora è presidente dell'Ummi, l'Unione medico missionaria italiana, e di Isabella Tommasi, figlia di Gianfranco Tommasi, giornalista di Telepace. Ha un fratello, Simone, 22 anni, che studia medicina alla Sapienza di Roma.

Per la sua chioma si è ispirato ad Albert Einstein?

È quello che mi chiedono tutti, ma i miei capelli sono sempre stati così scombinati per conto loro.

Qual era il titolo della tesi vincitrice del premio Con.scienze?

«Ultrafast dynamics of perovskites superoskites».

Ah, perfetto!

Provo a tradurgliela in italiano: dinamica ultraveloce di super reticoli di perovskite.

Ne so quanto prima.

La perovskite è un minerale. Metatitanato di calcio sotto forma di cristalli, con piccole quantità di ferro. Deve il nome a Lev Perovskij, mineralogista russo nato nel 1792 e morto nel 1856.

Che cos'ha di speciale?

È molto promettente per la fabbricazione di nuovi materiali, per esempio pannelli solari. Quelli che ho analizzato io erano campioni di perovskite sintetica, provenienti da un ricercatore dell'Istituto italiano di tecnologia che ha sede a Genova e che era diretto fino al 2019 dal fisico Roberto Cingolani, designato ministro della Transizione ecologica nel governo Draghi e da poco nominato amministratore delegato di Leonardo dalla premier Giorgia Meloni.

Ho perovskiti dentro casa?

No.

Quindi dove si trovano?

Hanno un grande numero di applicazioni. Sono semiconduttori. Dispiegano effetti quantistici. Si prestano all'utilizzo in tecnologie la cui realizzazione è semplice ed economica.

Come i nasi elettronici che lei sta studiando per individuare le malattie.

Il progetto s'intitola «Biomarker sensing for precision medicine in digital healthcare».

Ci risiamo con l'inglese.

Rilevamento dei biomarcatori per la medicina di precisione nella sanità digitale. È la continuazione di una ricerca già attiva nel mio dipartimento. Un naso elettronico è formato da sensori di gas basati su materiali particolari, come il carbonio nanostrutturato. Tra essi spicca il grafene. Accoppiati a tecniche di intelligenza artificiale, permettono di riconoscere e quantificare la presenza di odori. Puntiamo a individuare i biomarcatori, cioè le molecole prodotte dal nostro corpo in caso di malattie e infezioni.

Già nel 1989 l'autorevole rivista The Lancet segnalò che due dermatologi britannici seguivano una paziente il cui cane annusava in continuazione un neo rivelatosi un melanoma maligno.

I sensori aprono orizzonti insperati per la diagnostica dei tumori e il monitoraggio dei pazienti. Il mio team lavora da tempo sui biomarcatori, cercando nel respiro esalato l'impronta di una specifica malattia, un po' come avviene con il breath test, il test del respiro che valuta le intolleranze a lattosio, lattulosio e glucosio.

Di che patologia si tratta?

La malattia polmonare ostruttiva cronica che colpisce bronchi e polmoni. Sono stati coinvolti alcuni pazienti del Policlinico Gemelli di Roma.

Che fa in più il vostro sensore rispetto al fiuto dei cani?

Determina un dato oggettivo, quindi ci offre un indice di variazione corretto, affidabile.

Qualcuno vi sponsorizza?

Il mio progetto ha ben impressionato Antares Vision, un gruppo bresciano quotato in Borsa specializzato nell'innovazione digitale nel settore farmaceutico e nei dispositivi medici, che lo ha ritenuto il più interessante fra quelli di 10 dottorandi.

Che cosa capisce la gente di quello che lei fa?

Giulia, con cui sono fidanzato da due anni, si occupa di grafica e di marketing, quindi quando le parlo di queste cose un po' mi segue e un po' mi sopporta. Diciamo che non sono argomenti da affrontare al bar o a tavola.

Si sente incompreso?

Non particolarmente. Il mio migliore amico, Nicola Bajardo, abita come me a Torbe ed è un modellista che lavora per le aziende di abbigliamento. Se mi spiega come si fa un vestito, ci capisco poco. Idem quando mia morosa mi racconta di un bozzetto che ha disegnato con Illustrator. L'unica differenza è che io sono costretto a usare dei paroloni.

Com'è nata la sua passione per la fisica?

Fin da bambino sono sempre stato attratto dalle scienze. Leggevo libri sulle stelle e sullo spazio. Vedevo l'arcobaleno, le nuvole, il sole e mi chiedevo come funzionassero. Ora so che l'unica disciplina in grado di spiegare tutto è la fisica.

Poteva fare l'astronomo.

L'astrofisica è appassionante. Ma alla fine mi sono spostato verso la fisica della materia.

Ora che percorso la attende?

Il dottorato durerà fino al 2026. In tutto, inclusi gli ultimi 12 mesi che passerò alla Ku Leuven, la Katholieke Universiteit Leuven, ateneo di lingua olandese che si trova a Lovanio, in Belgio, saranno stati 9 anni di vita di università.

Dopodiché emigrerà?

Spero di no. Ci sono tante aziende rilevanti anche da noi. Mi dispiacerebbe dover lasciare l'Italia. Ho una vita, qua. Anche se adoro ciò che sto facendo, non voglio sacrificarla solo al lavoro.

Quindi dove finirà?

Ci sono numerose realtà valide nel nostro Paese, come la Antares Vision. In alternativa, mi piacerebbe poter rimanere in ambito universitario come ricercatore e docente.

Chi si è laureato in fisica prima di lei, oggi dove lavora?

Molti sono all'estero, in Google o in Microsoft. Ma c'è anche chi è stato assunto dalla Pirelli.

Come dottorando riceve uno stipendio?

Sì, un po' meno di 1.200 euro al mese.

Le basteranno appena per pagarsi un alloggio vicino al campus di Mompiano.

Dormo a casa mia, a Torbe. Bus alle 7. Prendo il treno a Porta Nuova. Ho l'abbonamento mensile bidirezionale per l'alta velocità sulla tratta Verona-Brescia, dal lunedì al venerdì. Per le 19, salvo imprevisti, sono di ritorno a Torbe.

L'alta velocità è carissima.

Per l'esattezza 176,40 euro di abbonamento mensile. In realtà diventano 116, perché il governo Meloni ha rinnovato il bonus trasporti di 60 euro per coloro che non raggiungono una certa soglia di reddito annuo.

Come ha impiegato i 1.000 euro del premio Con.scienze?

Non li ho spesi. Sono in banca.

Perché pensa di averli meritati?

Era una tesi di ricerca su un tema originale. Ha comportato misure complicate, con un setup sperimentale sofisticato. I dati ricavati non erano facili da valutare. E hanno offerto qualche risultato.

Ho letto che nelle sue misurazioni utilizzava «impulsi laser della durata delle centinaia di femtosecondi». Che roba sono?

Un femtosecondo equivale a un milionesimo di miliardesimo di secondo. Per analizzare le proprietà dei materiali quando non sono a riposo e in equilibrio con l'ambiente, la velocità è tutto. Dopo che sono stati eccitati, infatti, hanno dei tempi di rilassamento brevissimi.

Conosce il fisico Carlo Rovelli, nato a Verona?

So che è un grande divulgatore e pubblica libri di successo. Ma, sinceramente, non l'ho mai letto né sentito parlare.

Non è il suo idolo, mi pare.

Preferisco Kip Thorne, fisico teorico statunitense, specializzato in astrofisica, fra i maggiori esperti di relatività generale, che nel 2017 ha ricevuto con Rainer Weiss e Barry Barish il premio Nobel per la fisica grazie agli studi sulle onde gravitazionali. Ci sono molte personalità di rilievo che si occupano della mia materia. Elon Musk aveva cominciato un dottorato in fisica applicata, prima di fondare la Tesla.

Invece lei ha fondato il sito veronacovid.it.

Sì, insieme con Kevin Agyeman, un amico informatico nato nel Ghana, che vive e lavora in città. Pubblicavamo e spiegavamo i numeri della pandemia, sulla base dei dati sanitari che venivano diffusi due volte al giorno, alle 8 e alle 17. Esperienza interessante. Avevamo un migliaio di accessi al sito nelle 24 ore. Molti ci scrivevano per capirne di più.

Perché l'avete chiuso?

L'emergenza per la pandemia è finita. Era brutto lasciarlo online senza dati aggiornati.

Credevo che l'aveste fatto per raccogliere pubblicità.

Avevamo chiesto solo il patrocinio gratuito del Comune di Verona, ma la giunta Sboarina non ci ha neppure risposto.

Come siete riusciti a farlo conoscere?

Ci ha pensato Kevin, attraverso i social network.

Lei li usa?

Poco. Ho un profilo su Instagram da quando frequentavo le superiori. Mi piaceva l'idea di pubblicare le mie foto e vedere quelle degli altri.

Cioè guardare le immagini postate dalle sue amiche?

Senza dubbio Instagram è stato creato per vedere e farsi vedere. Con l'avvento dei meme, oggi i social servono più che altro per ridere. Certi contenuti sono davvero divertenti.

È pure su Facebook?

Sì, ma poco anche lì. Mi sono fatto trasportare dagli amici. Per molti essere social è bello. Per me è bello non esserlo.

Dunque che ci fa sui due social?

Dovrei chiudere i profili.

Giulia come la pensa?

Come me. Ma deve sapere tutto di Instagram e Facebook: sono il suo pane.

Un fisico crede solo in ciò che accerta sperimentalmente?

Io no.

Non mi aveva detto che la fisica spiega tutto?

Non spiega se c'è Dio. La scienza ha dei limiti, ti costringe a concludere che la ragione non può farti capire tutto. Però da fisico t'imbatti nelle fantastiche simmetrie del molto piccolo e allora esclami: wow!

Un segno di Dio.

Io ci credo.

Che risposte vorrebbe darsi senza l'ausilio degli strumenti di laboratorio?

Quelle alle domande di senso. Da dove veniamo? Dove andiamo? Più la seconda.

Vasilij Grossman ha scritto in Vita e destino: «I princìpi del nazismo e quelli della fisica contemporanea si somigliavano in modo terrificante».

Non conosco bene i princìpi del nazismo, però li ho visti messi in pratica. E le assicuro non avevano nulla a che vedere con gli scopi della ricerca.

Stefano Lorenzetto

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