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L'EMERGENZA, spunta l'ipotesi di lavoro fino a 72 anni

Medici di famiglia, su 164 zone scoperte nel Veronese ne arriveranno solo cinque

Nel Veronese in 11 Comuni non c'è un medico di famiglia
Nel Veronese in 11 Comuni non c'è un medico di famiglia
Nel Veronese in 11 Comuni non c'è un medico di famiglia
Nel Veronese in 11 Comuni non c'è un medico di famiglia

Dimenticata per anni. Mentre per decenni l’attenzione è stata rivolta alla medicina specialistica ospedaliera e non, poco o nulla si è fatto per innestare nuove leve e per rendere “appetibile” una professione che invece la pandemia ha rivelato essere fondamentale: il medico di base. Sommerso dalla burocrazia, oberato di mansioni che vanno oltre quella medica e che portano via tempo da dedicare agli assistiti, il dottore di famiglia è una figura che non alletta i giovani medici a fronte di una platea di attuali colleghi oltre la soglia dei 60 anni d’età, dei quali molti prossimi alla pensione che arriva tra i 68 e i 70 anni. Ne deriva una emorragia che i cittadini pagano: quando va in pensione un medico per 1.500 assistiti e più, si apre un’odissea perché di medici, appunto, non se ne trovano. A fronte di quelli in uscita - circa trenta all’anno e tra quattro anni saranno 60, praticamente uno a settimana - ne entrano di stabili neppure la metà.

Cinque ingressi Ora tra città e provincia, ne saranno immessi cinque che tamponeranno una situazione gravemente in deficit. Sono appena stati nominati da Azienda Zero e dovranno comunicare all’Ulss9 la data di inizio. Ancora non si sa, dunque, per quali ambiti. L’assistito potrà sceglierne uno solo a partire dal giorno di inizio dell’attività del medico che si potrà vedere dal sito internet dell’Ulss9. Sempre dal sito potrà effettuare il passaggio (articolo a fianco). I cinque medici sono il frutto dell’ultimo bando regionale che Azienda Zero ha aperto per reclutare nuovi dottori di base a copertura delle zone carenti, ma ha raccolto in tutto la disponibilità di appena 36 professionisti, e «dal 19 luglio, data di assegnazione degli incarichi ai nuovi Mmg, siamo ancora in attesa di conoscere quante e quali siano le zone rimaste carenti di medici di medicina generale», dice la sigla Spi Cgil dei pensionati.

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Poche alternative Altre soluzioni all’orizzonte - in attesa che le scuole di formazione e le università sfornino nuovi medici - ce ne sono poche. Se non quelle straordinarie messe in campo dall’Ulss tramite le direttive della Regione: la possibilità di cercare un medico in un ambito confinante a quello dell’assistito; l’aumento, da parte dei professionisti, degli assistiti da 1.500 a 1.800; l’apertura agli specializzandi e infine l’invito a rivolgersi alla guardia medica per certificazioni, prescrizioni di medicine e visite e urgenze.

Burocrazia non attuale In un periodo di emergenza tale, non aiuta però una burocrazia tarata sulla situazione di decenni fa, quando le cose andavano diversamente e l’offerta dei medici era superiore alla richiesta. Quando un medico va in pensione, infatti, l’Ulss scorre una graduatoria regionale e segnala ai medici gli ambiti vacanti e i bisogni di un determinato territorio. I medici primi in graduatoria vengono chiamati. «Ma è un processo burocratico talmente lento che nel frattempo potrebbero avere già accettato altrove», spiega il segretario provinciale della Federazione dei medici di medicina generale, Giulio Rigon. Ed entra nel merito Lorenzo Adami, già segretario Fimmg, e ora rappresentante dell’area pensionati e consigliere nazionale Enpam. «I medici attendono di entrare in convenzione per mesi perché gli uffici regionali di Azienda Zero, che presiedono alle graduatorie, formano un tappo, come un tempo, quando però non c’era carenza. Occorrono sei mesi per entrare in graduatoria. Allora le soluzioni non sono solo quelle che annunciamo ormai ogni giorno», continua Adami, «ma occorre passare anche da questo punto: chi deve fare i passaggi burocratici necessari lo faccia in tempi adeguati alla nuova contingenza».

Restare fino a 72 C’è di più. Enpam, a livello nazionale ha chiesto anche di consentire ai medici che vogliono proseguire di continuare a lavorare fino a 72 anni: «Ora si può andare a 68 e fino ai 70. Ai 70 l’Ulss ci dà lo stop. Come da norme. Ma consentire a chi vuole restare di farlo, potrebbe aiutare, in questo momento, a tamponare l’emergenza. Perché i nuovi medici non si inventano in pochi giorni: occorrono dieci anni e», conclude, «la situazione attuale è frutto di una carenza che dieci anni fa avevamo annunciato. Ma la politica non ha fatto nulla: era stata avvisata che ci sarebbe stata un’emergenza tra il 2016 e il 2026».

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Maria Vittoria Adami

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