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Il reportage

Mascherine addio? Per tanti veronesi «è ancora presto»

Mascherine addio o no? (FOTO MARCHIORI)

Mascherine addio? Piuttosto un cauto arrivederci, ad abbandonarle del tutto molti veronesi non si sentono ancora pronti. Da domenica, come noto, sono cambiate le regole per l'utilizzo dei dispositivi di protezione anti Covid che, pur non essendo più obbligatori in negozi, bar, ristoranti e luoghi di lavoro, restano comunque raccomandati, specie negli ambienti chiusi. Ieri in città più di una persona ha optato per coprire nasi e bocche non solo entrando in locali e negozi, ma anche girando per le vie più frequentate del centro storico. 
«Continuo a tenere la mascherina a portata di mano e la indosso non appena vedo un po' troppa confusione», commenta Elisabetta Bertozzi mentre si accinge a prendere posto in un plateatico vicino alla Bra. «Non mi ha mai dato particolarmente fastidio e dopo due anni ci si è talmente abituati che non viene spontaneo farne a meno». È della stessa idea la signora Susy, che utilizza la mascherina sia nei negozi che all'aperto, come via Mazzini. «Sono vaccinata ma preferisco non rischiare, anche perché il virus sta continuando a circolare alla grande», commenta. «Trovo scorretto avere eliminato l'obbligo del Green pass. Non è stato facile decidere di vaccinare mio figlio, e alla fine sono stata costretta a farlo per garantirgli l'attività sportiva. Vorrei che questo venisse riconosciuto e per fortuna sono ancora obbligatorie le mascherine a scuola». 

 

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I dispositivi, specie per gli adolescenti, continuano infatti a restare un accessorio quotidiano, di routine. «Ci piacerebbe poterne fare a meno in classe, ma per fortuna siamo all'ultimo anno di superiori», dicono Vittoria Benigno e gli amici Anna e Pierpaolo mentre, camminando per il centro, sorseggiano un frappè con la mascherina sotto il mento. «Siamo usciti da scuola, poi prenderemo l'autobus dove è ancora obbligatoria. Ci siamo abituati a tenerla addosso per evitare di continuare a perderla o cercarla di continuo». 
Claudio del Magnificent negozio di scarpe in via Roma conferma che la maggior parte della clientela varca ancora l'ingresso con naso e bocca coperti. «Credo che vedremo qualche differenza fra una settimana o dieci giorni, le persone si devono abituare gradualmente». Lisa, del bazar sempre in via Roma tiene ancora la mascherina al volto proprio per rispetto alla clientela. «Pur essendo facoltativa in pochi entrano senza, quindi preferisco indossarla», riferisce. 
Lo stesso dicasi per Lin, del ristorante cinese Castle Time: «Indosso la mascherina anche per contrastare l'allergia al polline e penso comunque che sia meglio utilizzarla ancora», dichiara, «piuttosto sono sollevata dal fatto che sia stato eliminato il Green pass che ci faceva perdere un sacco di tempo». 
Pure Paolo Pandian della confetteria Filarmonica non molla il dispositivo. «Ormai è una sorta di protesi, e mi fa sentire più sicuro», dice. «Gli stranieri entrano senza indossarla e notando che il locale è piccolo la mettono, mentre gli italiani sono più propensi a fare battute e snobbare il dispositivo». 
Nicolas Vendramini del Caffè Al Teatro conferma un atteggiamento molto rispettoso da parte degli stranieri, già liberi prima di noi di non indossare più la mascherina, e lo stesso accade al Libraccio, dove la disposizione aziendale è che i dipendenti continuino a mantenere coperti nasi e bocche. Lo stesso accade anche nella maggior parte dei supermercati. Al ristorante pizzeria La Rosa Blu, in piazza Corrubbio, il titolare ha invece preferito risparmiare i dipendenti dal dover penare a causa del «fastidioso» dispositivo. «Qualche cliente ci chiede ancora se deve entrare o meno con la mascherina», riferisce Alessandro Cantagallo, che lavora nel locale, «l'aver tolto l'obbligo del green pass per sedersi al ristorante è un grande sollievo per la nostra categoria. Nelle festività di Natale abbiamo avuto un sacco di disdette da parte di gruppi in cui c’era chi nn aveva la certificazione oppure era scaduta. Con la terza dose si è creata ancora più confusione. Ora speriamo solo di non dover tornare indietro perché se guardiamo alla Cina c'è da temere nuove restrizioni». 

Chiara Bazzanella

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