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La polemica a livello nazionale e locale

Le lettera del vescovo Zenti sul ballottaggio, «No ideologia gender», diventa un caso: tutte le reazioni

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Il vescovo di Verona mons. Giuseppe Zenti
Il vescovo di Verona mons. Giuseppe Zenti
Il vescovo di Verona mons. Giuseppe Zenti
Il vescovo di Verona mons. Giuseppe Zenti

La lettera del vescovo di Verona Zenti con le indicazioni di voto in vista del ballottaggio per il sindaco, indirizzata ai preti ma diffusa ormai in città, è diventata un caso nazionale.

Carlo Calenda, leader di Azione, parla di «gravissima ingerenza»: «Mi sembra una gravissima ingerenza. Fuori dal tempo e dal galateo dei rapporti istituzionali. Delle intromissioni dirette della chiesa cattolica nelle elezioni non abbiamo nostalgia», afferma in una nota.

«Il vescovo di Verona, alla vigilia del ballottaggio, invita a non votare chi sostiene ideologia gender, aborto ed eutanasia. È venuto il momento che i partiti, la politica, tutta la politica, difendano la laicità dello Stato dalle ingerenze della Chiesa!» , scrive invece su Twitter il parlamentare forzista, già ministro nel quarto governo Berlusconi, Elio Vito.

«Che sia un vescovo a far confusione ci può anche stare ma che la Chiesa non lo corregga con un intervento chiarificatore è un fatto che preoccupa». Lo dichiara il deputato di Azione, Giorgio Trizzino, a proposito delle affermazioni di mons. Giuseppe Zenti sulle elezioni amministrative. «Il vescovo di Verona - prosegue Trizzino - si schiera apertamente a sostegno del candidato di destra e confonde, mettendole sullo stesso piano, l’ideologia gender con l’eutanasia. Egli si appella alla famiglia voluta da Dio, diffidandola dall’accogliere "l’ideologia" del gender, dell’aborto e dell’eutanasia. Vorrei ricordare al vescovo di Verona che la "famiglia voluta da Dio" non esclude nessuno, semmai comprende e abbraccia soprattutto i più sofferenti e gli emarginati. Chi soffre l’emarginazione per ragioni sessuali non fa assolutamente eccezione. Facciamo chiarezza - conclude - l’ideologia va tenuta da parte ed anche quella clericale».

 

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FRONTE LOCALE. Sul fronte locale è Flavio Tosi a toccare la questione, togliendosi anche qualche sassolino dalla scarpa dopo il no di Sboarina all'apparentamento: «Sarebbe interessante che i candidati Sindaco si confrontassero sui programmi», dice, «invece assistiamo da un lato a un Tommasi che lavora solamente sulla sua immagine e continua a guardarsi bene dal pronunciarsi sui temi più delicati della città, forse per non scontentare grillini e sinistra Bertucco, e dall’altro agli sboariniani che strumentalizzano ideologicamente la lettera al clero del Vescovo Zenti. Ma di sicurezza, urbanistica, economia, impresa, lavoro, turismo e cultura nessuno parla. I contenuti e le idee, che sono ciò che interessa ai cittadini, sono i grandi assenti in questo ballottaggio. Poi non stupiamoci se domenica vincerà soprattutto l’astensione». 

 

Quest'ultima riflessione è chiaramente un messaggio al sindaco uscente che, dice Tosi, «pensando che gli bastino i suoi voti, ripete il solito errore politico: radicalizzare lo scontro, fondarlo sull’ideologia più retriva. E così si isola a proprio piacimento una delle tante riflessioni di Monsignor Zenti sulla famiglia e la si usa e interpreta a proprio uso e consumo con fuorvianti meme su internet. Suggerisco da uomo liberale di centrodestra: anziché strumentalizzare il Vescovo o politicizzare la religione, sarebbe più utile dire ai veronesi e alle veronesi come si pensa di risolvere i problemi concreti della città. In primis la sicurezza».

 

Ad andarci pesante è Mao Valpiana (Movimento Nonviolento e sostenitore di Damiano Tommasi al ballottaggio) che dice: «A Verona abbiamo un Vescovo scaduto e scadente. Come i suoi amici ex sindaci scaduti e scadenti fa mosse della disperazione perché ha capito che quel mondo di potere è finito. L'onda gialla di Damiano Tommasi sta arrivando. Da lunedì Verona gira pagina. (chiedo che Bergoglio e Zuppi si mettano una mano sul cuore e mandino in città finalmente un pastore degno e adeguato ai tempi. C'è una Diocesi da ricostruire dopo il deserto fatto dal vescovo scaduto e scadente)».

Anche Giorgio Pasetto  di +Europa/Azione attacca: «Sarebbe meglio se la scelta di chi amministra una città restasse laica e legata a programmi concreti, ugualmente a beneficio di tutti, ma a Verona siamo ormai abituati alle invasioni di campo da parte di chi, invece che amministrare, a modo suo vorrebbe moralizzare. Non sorprendono quindi le dichiarazioni di Mons. Zenti, alle quali è doveroso replicare. Non mi permetto di valutare il punto di vista della fede, ma da quello civile, i valori universali che devono essere vivi in una città giusta, sono quelli della tolleranza, dell'uguaglianza, delle libertà individuali. Le carenze di cui parla Zenti, sono tutte nella destra che fino ad ora ha amministrato Verona e che l'ha ridotta ad una immagine di città bigotta, intollerante e arretrata. Instillare paure, ricorrendo a formule inesistenti come la “teoria gender” o temi che nulla hanno a che vedere con l'amministrazione di una città, fa male alle famiglie veronesi, che hanno l'unico bisogno di far crescere giovani aperti e pieni di prospettive». 

Di tutt'altro avviso Stefano Valdegamberi, consigliere regionale che dice di condividere le parole del vescovo che ha «richiamato l’attenzione sui programmi dei candidati, guardando quali sensibilità sono riservate al tema dell'aborto, all'eutanasia e alla famiglia, non alterata dall'ideologia del gender. Bisogna assolutamente evitare che le Pubbliche Amministrazioni locali siano promotrici di iniziative che sposano l’ideologia gender, bypassando con sotterfugi le norme nazionali».

Dichiarazioni pesanti arrivano anche dal Comitato Pride 2022: «La comunicazione della Curia Veronese a firma del Vescovo Giuseppe Zenti (che, tra l’altro, non se ne doveva andare?), non sorprende nessuno ed è il suo lascito a Sboarina, il suo servile ringraziamento per la fitta collaborazione che vi è stata fra fascismo istituzionale ed ecclesiastico. Sì, perché in tutti questi anni in cui Zenti è stato Vescovo della diocesi di Verona, l’asse Curia- Amministrazione Sboarina ha funzionato benissimo con innumerevoli presenze di Zenti a iniziative in cui l’amministrazione veronese si è fatta portatrice dei più bassi valori integralisti cattolici contro il diritto all’aborto, i diritti delle donne e delle persone LGBT+, culminato con il Congresso Mondiale delle famiglie sponsorizzato e ospitato nel 2019 proprio dall’amministrazione Sboarina». 

E prosegue: «Ma questo Vescovo non se ne doveva già essere andato? Ed ecco la zampata finale, l’ennesima intromissione della curia veronese nella vita laica della città, un testo che possiamo definire vergognoso e che invita alla violenza contro noi LGBTQIA+ e contro il diritto all’aborto.  Confidiamo che il cambiamento in atto a Verona superi questi dettami di un Vescovo che per Verona è stata un vera calamità contro il diritto alla nostra autodeterminazione.  Ma in cambio Zenti e tutta la Curia Veronese cosa avranno preteso per questo assist? Forse nulla o forse è solo un tentativo affinché a Verona non cambi nulla, cosa che ci auguriamo non avvenga».

 

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