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Ad aprile un grande evento

«L’Arena sarà simbolo di pace per tutti». E Morandi torna a cantare la sua «hit» contro la guerra

Sul palco dell’Arena Gianni Arena all’anfiteatro in uno dei tanti concerti fatti a Verona
Sul palco dell’Arena Gianni Arena all’anfiteatro in uno dei tanti concerti fatti a Verona
Sul palco dell’Arena Gianni Arena all’anfiteatro in uno dei tanti concerti fatti a Verona
Sul palco dell’Arena Gianni Arena all’anfiteatro in uno dei tanti concerti fatti a Verona

Di nuovo al centro della musica per lanciare un segnale forte. E se durante la pandemia era quello della ripartenza dopo il lungo stop per il Covid, ora il messaggio è semplice. No alla guerra, sì alla pace. Da gridare forte nelle piazze ma anche in quell’Arena che è una piazza magica e capace di attraversare città, regioni e nazioni. Verona sarà protagonista di un concerto evento ad aprile con grandi artisti della musica italiana, una manifestazione unica a cui il sindaco Federico Sboarina fin dalle prime battute della guerra in Ucraina ha iniziato a lavorare assieme a Gianmarco Mazzi, amministratore delegato di Arena di Verona srl e responsabile degli eventi extra lirica dell’anfiteatro scaligero.

In prima linea. «Durante il periodo del Covid l’Arena è stata il simbolo della ripartenza della musica in Italia e non solo, adesso vogliamo che diventi un simbolo e uno strumento di pace per tutti», spiega Sboarina. «Vogliamo organizzare un evento che lasci il segno, come durante la pandemia era stata la nostra risposta al Covid e alle chiusure, così ora sarà la nostra risposta alla guerra. L’Arena ha una forza incredibile e può diventare un grande strumento di pace per mandare un messaggio non solo all’Italia ma tutta l’Europa. Sarà importante sia se in quel momento il conflitto sarà ancora in atto ma anche se si sarà arrivati ad una tregua o ad una soluzione, come monito per il futuro».

Con un concetto chiaro e inequivocabile. «La nostra generazione è l’unica che non ha mai conosciuto una guerra globale di certe dimensione, almeno per quanto riguarda l’Europa, la guerra non ci appartiene», sottolinea il sindaco, «per noi e per i nostri figli non deve essere un privilegio, non deve esserci e basta. Siamo cresciuti con la pace e vogliamo tenercela stretta, il nostro no alla guerra è trasversale a qualsiasi schieramento o colore politico, e la musica saprà dare un segnale forte».

Con tanti artisti sul palco dell’anfiteatro scaligero, magari anche Gianni Morandi con la sua canzone simbolo contro la guerra, quella «C’era un ragazzo» che ha cantato l’altra sera a Bologna durante la manifestazione per la pace. «Questa guerra è una follia che spero finisca presto, nel 2022 non si può sopportare di veder morire le persone sotto le bombe», attacca Morandi raggiunto al telefono, «e soprattutto dopo due anni di pandemia che hanno messo a dura prova tutti non avremmo mai pensato di finire dentro un’altra tragedia».

 

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Impossibile non pensare ad un brano diventato simbolo di un’epoca e del no alla guerra, ma ormai passata alla storia e che forse nessuno avrebbe pensato potesse tornare di così grande attualità per un conflitto vicino a noi. Oggi come ieri «Noi cresciuti negli anni ‘60 eravamo colpiti dalla guerra del Vietnam e “C’era un ragazzo” nacque da lì e dalle inquietudini di quel periodo, tra l’altro quel conflitto era molto lontano da noi questo invece è qui vicino a noi. Ero convinto che questa canzone ormai facesse parte della storia e invece mi rendo conto che purtroppo è drammaticamente attuale», va avanti Morandi, reduce dal terzo posto al festival di Sanremo, «in piazza a Bologna mi sono emozionato. Essere lì con tutta quella gente, cantare questa canzone con loro, beh è stato qualcosa che mi ha toccato dentro».

In prima linea per lanciare un messaggio forte per la pace. Come quello che partirà dal palco dell’Arena nel grande concerto evento in programma ad aprile. Magari anche con Morandi nel cast degli artisti. Magari intonando quel «C’era un ragazzo» che ha più di mezzo secolo ma che è tremendamente attuale.

Luca Mazzara

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