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La tragedia di Malga Preta

La mamma di Michele: «Là c'era mio figlio, siete tutti bravi a giudicare...»

La mamma di Michele ha pubblicato un post sui social contro gli «odiatori» da tastiera
La mamma di Michele ha pubblicato un post sui social contro gli «odiatori» da tastiera
La mamma di Michele ha pubblicato un post sui social contro gli «odiatori» da tastiera
La mamma di Michele ha pubblicato un post sui social contro gli «odiatori» da tastiera

•• Spesso, quando si dice che le «parole non servono» o che «non possono descrivere ciò che si prova» è il momento in cui se ne usano, o se ne sprecano, di più. Parole che abbracciano, parole che uniscono e, purtroppo, anche parole che feriscono. È quanto è successo sui social de L’Arena nei giorni scorsi sotto ai post della tragedia di Tommaso e Michele, i due ragazzini morti a Malga Preta, travolti dal tetto della ghiacciaia sulla quale erano saliti. Tantissimi i messaggi di cordoglio rivolti ai genitori, abbracci virtuali che sgorgano spontanei e che danno l’idea di quanto il dolore solchi l’animo di tutta una comunità.

«Qualsiasi parola detta non avrebbe senso perché non ha senso quello che è successo. È una morte che spezza il cuore a tutti noi. Piccoli angioletti vegliate su i vostri genitori, aiutateli a sopportare il vuoto che avete lasciato», scrive Federica Perotto. Le fa eco Matilde Pietro Fucarino: «Difficile capire il senso della vita, anch'io voglio sperare che in questo momento stiano giocando felici, nelle praterie del cielo». Ma l’empatia di molti viene macchiata dal giudizio di alcuni che, non sapendo gestire la notizia di un fatto così grave, vanno all’immediata ricerca di un colpevole. Come Cristina Tegazzini che senza mezzi termini (e forse senza nemmeno aver letto l’articolo) chiede: «Ma i genitori di questi bambini di 7-8 anni dove erano?». O come Matteo Bergamini che domanda: «Ma come si può lasciare dei bambini salire su una costruzione in disuso da decenni... non c'è più il minimo buon senso».

 

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C’è chi invece punta il dito contro il proprietario della ghiacciaia. Anna Piccolboni scrive:«Ma, come si può lasciare incustodito, un insidia del genere? Recintarlo e metterlo in sicurezza no? Poveri bimbi e povere famiglie speriamo che qualcuno paghi per queste negligenze». Una lotta tra commentatori sempre più serrata, a colpi di like e di faccine arrabbiate, che qualcuno risolve in modo salomonico come Frank Abagnale che scrive: «Io mi sento di dire che la colpa non è di nessuno, ma si tratta di una fatalità e di una tragedia». O Loris Antonio che preconizza: «Purtroppo ci saranno guai giudiziari per tutti: per il proprietario della ghiacciaia, di cui si comincia già a dire che forse aveva bisogno di manutenzione, ma anche per i genitori che non si sono resi conto del pericolo per i 4 bambini... Sembra impossibile ma, con tutto il posto che c'era, i bambini sono sempre attratti da posti pericolosi, cento occhi non bastano». O Emanuele Gioa Bombieri che invece attribuisce la responsabilità «all’eccessiva tassazione e oneri e burocrazia e vincoli per recuperare strutture del genere o qualsivoglia rustico». Ma Tamara Salvetti taglia la testa al toro e decreta: «Non mi interessa che siano reperti storici, e la storia non è il mio forte. Ma dopo questa tragedia buttarli giù e chiudete tutto».

Chiamata in causa, interviene la mamma di Michele Mazzucato, Alessandra Comito, che raccoglie le forze e scrive: «Siete tutti bravi a giudicare senza sapere. Uno di quei bambini era mio figlio e mai l’ho lasciato senza controllo. I sensi di colpa mi dilaniano ma in quei pascoli tantissimi bambini stavano giocando. È stata una tragedia, inevitabile forse...». •.

Giorgia Cozzolino

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