L’aula I della facoltà di Medicina di Verona è da oggi «Aula Michele Pighi», in memoria del giovane cardiologo e professore universitario scomparso un anno fa, il 30 settembre 2022.
Con una cerimonia toccante e partecipata, l’università scaligera ha ricordato e reso omaggio al professionista rimasto vittima di un incidente stradale, a 39 anni d’età, mentre stava andando al lavoro all’ospedale di Borgo Trento, percorrendo via Monte Ortigara in sella alla sua moto.
L’aula che gli è stata intitolata al policlinico di Borgo Roma è una di quelle dove si formano i futuri medici e dove anche Pighi aveva studiato, anni fa, prima di passare da un lato all’altro della cattedra e diventare un docente appassionato, oltre che uno specialista preparato e capace.
«Pa’, devo salvare delle vite»
Alla cerimonia hanno partecipato i parenti, gli amici e i colleghi di Pighi, il preside della facoltà di Medicina Giuseppe Lippi con il direttore del dipartimento di Medicina Giovanni Gambaro, la direttrice sanitaria dell’Azienda ospedaliera Matilde Carlucci e Flavio Luciano Ribichini, responsabile del dipartimento di Malattie dell’apparato cardiovascolare dell’università di Verona, amico e mentore di Pighi, che era una promessa della cardiologia interventistica.
«Michele è sempre stato proiettato verso il futuro, responsabile, studioso, rigoroso», ha ricordato il padre Daniele Pighi, presente alla cerimonia con la moglie Linda, la figlia Serena e altri parenti. «Chiedeva a se stesso sempre il massimo. Pochi giorni prima dell’incidente aveva anche completato un master in Statistica.
«Pa’, devo salvare delle vite», mi rispondeva quando gli chiedevo di non esagerare. E io non potevo dire altro. La sua aspirazione era diventare professore e la sua determinazione gli ha permesso di raggiungere questo obiettivo a 38 anni. In questo anno è stato ricordato in molti luoghi e in tanti modi, anche attraverso l’intitolazione di una sala operatoria di emodinamica a Borgo Trento. Sia lì che qui a Borgo Roma, dove ha insegnato, continuerà a lavorare ininterrottamente, come sempre, con i suoi colleghi e amici, accanto a chi lo ha conosciuto».
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