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Elisabetta Pellegrini: «Dopo la Pedemontana, il Ponte sullo Stretto. Con Salvini ci diamo del tu. Zaia? Un gran signore»

L'ingegnere veronese Elisabetta Pellegrini è la donna del Ponte: toccherà a lei dire sì alle procedure e ai controlli per la costruzione dei 3,2 chilometri di asfalto sospesi sullo Stretto di Messina. Braccio destro di Salvini al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, è lei a vigilare su queste opere prima, durante e dopo la loro realizzazione
Elisabetta Pellegrini è dirigente al ministero delle Infrastrutture
Elisabetta Pellegrini è dirigente al ministero delle Infrastrutture
Elisabetta Pellegrini è dirigente al ministero delle Infrastrutture
Elisabetta Pellegrini è dirigente al ministero delle Infrastrutture

«L'uomo Del Monte ha detto sì». E nello spot tv degli anni Ottanta cominciava la raccolta dell'ananas, giudicato maturo al punto giusto da un latifondista biancovestito. La veronese Elisabetta Pellegrini è la donna del Ponte: toccherà a lei dire sì alle procedure e ai controlli per la costruzione dei 3,2 chilometri di asfalto sospesi sullo Stretto di Messina, che entro il 2032 congiungeranno la Calabria alla Sicilia, creando a dispetto del mare quell'Unità d'Italia finora impedita dalla geografia.

Pellegrini, ingegnera, è «coordinatore della struttura tecnica di missione per l'indirizzo strategico, lo sviluppo delle infrastrutture e l'alta sorveglianza», formula burocratica declinata al maschile che non rende l'idea di quanto sia importante ciò che fa come braccio destro di Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, affinché Ponte sullo Stretto, lavori per le Olimpiadi invernali, Alta velocità, strade, autostrade, tangenziali, tunnel, cavalcavia, mobilità sostenibile, dighe, canali e piano casa siano portati a compimento al meglio.

È lei a vigilare su queste opere prima, durante e dopo la loro realizzazione, con un rigoroso monitoraggio su investimenti e sicurezza.

Se suo genero Marco Benatti ha fondato un centinaio di aziende, Pellegrini può dire di essersi cimentata dal 1990 a oggi in altrettanti lavori pubblici, prima al Comune di Villafranca, poi alla Provincia di Verona, quindi alla Regione Veneto e ora nel ministero a Roma. Il suo fiore all'occhiello è la Spv, la Pedemontana veneta, superstrada a doppia corsia di 94,5 chilometri che in 58 minuti di percorrenza collega Montecchio Maggiore con Spresiano, aggirando i caselli autostradali di Vicenza, Padova, Venezia e Treviso.

Fu il governatore Luca Zaia a intuire che la signora con fama di grande decisionista sarebbe riuscita a rimuovere l'infinità di ostacoli su cui si era incagliata l'arteria dopo l'avvio nel 2010. Missione compiuta: è stata inaugurata il 28 dicembre. Una manna per chi da Milano va in Cadore.

Tramortirebbe Donatone Braghetti, il cumenda che in Vacanze di Natale dei Vanzina si vantava: «Via della Spiga-Hotel Cristallo di Cortina: 2 ore, 54 minuti e 27 secondi. Alboreto is nothing». La dirigente l'ha seguita fino al compimento, lavorando gratis per un anno, visto che nel frattempo era giunta la promozione romana.

Elisabetta Pellegrini, nata a Pescia (Pistoia) nel 1961, vive nel Veronese dall'età di 2 anni. Il padre Guido, agronomo, assistente all'Università di Firenze, aveva vinto un concorso ed era diventato dirigente del-l'Ispettorato provinciale dell'agricoltura. Con la moglie Paola Onali, arguta insegnante fiorentina che gli diede tre figlie, il capofamiglia prese casa a Isola della Scala. Lì, dopo la laurea in ingegneria conseguita nel 1986, la manager insegnò per tre anni matematica e fisica nell'istituto Bolisani.

Ingegnere, una professione poco femminile, all'epoca.

All'Università di Padova ci ritrovammo in due donne fra 100 maschi. Nei bagni c'erano solo gli orinatoi a parete, non le dico altro. Mi sarei iscritta ad Architettura, ma in quella facoltà imperversava il voto politico. E così mio padre mi costrinse a ripiegare su Ingegneria. Invidio mia figlia Ilaria, che è uscita ingegnera architetta dal Politecnico di Milano.

Le piaceva insegnare?

Poco. Ho bisogno di stimoli nuovi, ripetere ogni anno le stesse cose alle scolaresche mi deprimeva. Entrai nello studio dell'ingegner Piero Spellini a Verona. Anche qui dopo una transazione con papà: gli promisi che avrei partecipato a un concorso pubblico.

Le toccò la responsabilità del settore pianificazione, urbanistica ed edilizia privata del Comune di Villafranca.

Dal 1990 al 1995. Con tre sindaci: Graziano Tovo, Ermenegildo Pellegrini e il grandissimo Carlo Arduini, uomo di una sensibilità speciale.

Nel 1995 divenne funzionaria della Provincia.

Collaborai con cinque presidenti: Antonio Borghesi, Aleardo Merlin, Elio Mosele, Giovanni Miozzi e Antonio Pastorello. Approvammo il piano territoriale, l'ultimo e l'unico varato dalla Provincia.

Dopodiché la Regione.

Il governatore Zaia voleva rilanciare la Pedemontana veneta che languiva da anni. Perciò emise un avviso pubblico e vagliò, per titoli e colloqui, una decina di candidati.

E alla fine scelse lei.

Oltre che leggere il curriculum, immagino che avesse assunto informazioni sul mio conto, prima di nominarmi responsabile unico del procedimento della superstrada.

Perché la Spv era ferma?

L'impresa incaricata di eseguire l'opera stentava a mettere in piedi un titolo obbligazionario per finanziarla ed erano in corso complicate interlocuzioni con la Corte dei conti e l'Autorità nazionale anticorruzione. È stata una sfida enorme, perché nel frattempo erano iniziati i lavori e si erano approntati gli scavi lungo il tracciato, che a Malo prevedeva una galleria di 6,3 chilometri. Non si poteva più tornare indietro. Inoltre 5.000 cittadini erano già stati espropriati dei loro terreni, ma non venivano indennizzati dalla Regione per mancanza di fondi.

Lei che ha fatto?

Siamo riusciti a rimodulare il contratto con l'impresa piemontese concessionaria dei lavori, Sis di Dogliani, la stessa della Napoli-Pompei-Salerno.

Che significa rimodulare?

Il reddito complessivo del concessionario è sceso di 9,5 miliardi. La Regione Veneto incassa i pedaggi e paga a Sis un canone per tutta la durata della concessione, 39 anni.

Non diventerà una cattedrale nel deserto come la Brebemi?

L'autostrada Brescia-Bergamo-Milano è poco battuta non perché non sia funzionale bensì a causa delle tariffe più alte rispetto alla quasi parallela A4. Sulla Pedemontana, da Montecchio a Spresiano, un'auto paga 15,90 euro.

Non proprio a buon mercato.

Sono 0,16 euro al chilometro, ma fa risparmiare tempo e carburante. L'entità del pedaggio dipende dal fatto che è appena stata costruita, quindi il concessionario deve ammortizzare l'investimento iniziale. Tornare indietro avrebbe comportato un costo di ripristino che la Regione non poteva sopportare. In più erano già stati spesi 900 milioni: chi mai li avrebbe gettati al vento?

In Regione è stata direttore di infrastrutture, trasporti, lavori pubblici e demanio. Di quali opere s'è occupata?

Le più importanti? La Tav, la statale 12, i progetti per le Olimpiadi invernali a Cortina d'Ampezzo e a Verona, con la cerimonia di chiusura in Arena fortemente voluta da Zaia. Sempre in Arena si apriranno i Giochi paralimpici e quindi servono opere per renderla accessibile ai diversamente abili.

Com'è arrivata al ministero delle Infrastrutture?

Su chiamata di Salvini, trattandosi di incarico fiduciario. Lo conobbi da ministro dell'Interno all'inaugurazione di un tratto della Pedemontana.

So che il ministro le dà del tu.

La cosa è reciproca, come con Zaia. Al dicastero è molto attivo, si lavora gomito a gomito.

Al governatore sarà dispiaciuto lasciarla partire per Roma.

L'accordo fra loro due è stato immediato. Zaia si è dimostrato un gran signore, ha capito che mi si apriva un'opportunità professionale straordinaria. Mi ha detto: «Devi scegliere quello che è meglio per te».

Ora dovrà occuparsi del Ponte sullo Stretto di Messina.

Al mio staff è demandata l'alta sorveglianza sull'opera, che la concessionaria pubblica, la società Stretto di Messina, ha affidato alla Webuild del costruttore Pietro Salini.

Quando partiranno i lavori?

Quest'anno. Costa 12 miliardi.

Il ponte potrebbe essere stoppato per l'ennesima volta?

Non ho la sfera di cristallo. Penso, da tecnico, che i ripensamenti siano deleteri per lo sviluppo del Paese e per l'immagine dell'Italia nel mondo.

A quali altre opere lavorerà?

La rete ferroviaria dell'Alta velocità in Veneto e nel Trentino-Alto Adige, con le varianti di Trento e di Bolzano. Il primo lotto è già partito. La Tav arriverà fino a Monaco di Baviera per poi raggiungere i porti sul Mare del Nord. Parliamo della Ten-T, la Trans european networks transport, il corridoio europeo numero 1: passando da Verona e intersecando la Lisbona-Kiev, scenderà fino al Ponte sullo Stretto.

Si racconta che lei parli poco e che questa sia la sua forza.

Sono una civil servant. Il mio compito è mettermi a disposizione dei governanti di qualsiasi colore affinché possano realizzare le opere pubbliche. Non bazzico i social. Avevo un profilo Facebook ma non lo aggiorno da anni.

Perché da noi servono decenni per realizzare una strada mentre in Cina il ponte Sanyuan di Pechino, largo 45 metri, nel 2015 fu rifatto in 43 ore?

Ogni forma di garanzia fornita al cittadino richiede tempo.

Sta dicendo che se in Cina poi il ponte crolla chissenefrega?

Sto dicendo che la democrazia implica lunghi dibattiti. In Cina non hanno una valutazione di impatto ambientale come la nostra. In Italia un'opera pubblica porta via l'80 per cento del tempo per la programmazione e il 20 per farla.

I sindaci vengono a bussare alla sua porta per accelerare i lavori nei loro territori?

Certamente. È la loro funzione. Non sarebbero bravi sindaci, se non lo facessero.

E lei come si regola?

Ascolto tutti, come dev'essere: sono pagata dai cittadini.

Perché non vive a Roma?

Non lo farei mai. Sto nella Capitale dal lunedì al venerdì, ma non accetterei di rimanerci: amo troppo la mia città.

Come vede Verona quanto a infrastrutture?

La sua posizione naturale è strategica fin dal tempo dei Romani. Deve sfruttarla sino in fondo. Avrebbe bisogno della Mediana provinciale, dal casello A22 di Nogarole Rocca a quello A4 di San Bonifacio, e dell'accesso agevolato alla Valpolicella, reso indispensabile dall'ospedale di Negrar, quinto per importanza nel Veneto.

A che serve la Mediana?

Non alleggerirebbe soltanto il traffico su Verona: garantirebbe anche un'equità di sviluppo ai territori attraversati.

E la galleria delle Torricelle?

Utile. Lavorai al primo progetto con l'ingegner Mario Bellesia della A4, quando in Provincia era presidente Merlin.

Non ha l'impressione che qui il traffico sia impazzito?

Al netto dei lavori in corso per la filovia, no. Mio figlio Edoardo vive a Milano e mi ripete sempre: «Come stavo bene a Verona!». Basta leggere Factfulness. Dieci ragioni per cui non capiamo il mondo. E perché le cose vanno meglio di come pensiamo di Hans Rosling. Noi italiani siamo specialisti nel vedere solo gli aspetti negativi della realtà.

Che fa suo figlio a Milano?

Dopo la laurea in economia aziendale alla Luiss, è arrivato in Mediobanca. È un esperto di alchimie finanziarie.

Invece sua figlia Ilaria ha seguito le orme della mamma.

Però poi non ha fatto né l'ingegnera né l'architetta. Si occupa con successo di fotografia e comunicazione.

Sua figlia ha 31 anni, il marito Marco Benatti 70, più del doppio. So che quando si misero insieme lei era perplessa.

Come qualsiasi buona madre. Mi hanno messo molto in crisi. Ma erano talmente motivati che non li ho mai ostacolati. Leone, Luce, Lampo e Luna, quattro nipoti meravigliosi di 6, 5, 3 e 2 anni, hanno fugato qualsiasi dubbio. Chi poteva immaginare che Ilaria sarebbe diventata mamma? Da piccola non ha mai giocato con le bambole, le regalava alla cugina. Marco è un padre stupendo, sempre presente.

Qualche nipote diventerà come la nonna?

Invece delle favole, a Leone leggo i libri sulla Pedemontana. Sa tutto di benne, schiacciasassi, betoniere.

Come si viaggerà in futuro?

Sto lavorando alle smart road, sulle quali i veicoli si muoveranno con guida autonoma, interagendo fra loro grazie all'informatica. Le sperimentazioni sono già in corso sulla statale 51 Belluno-Cortina.

Crede nell'auto elettrica?

Credo nell'integrazione fra benzina, elettrico, metano, Gpl, idrogeno. Nessuno sa che cosa ci riserverà il domani.

Stefano Lorenzetto

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