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Il dissuasore di corso Portoni Borsari

Il caso del pilottino
«complice»
dei rapinatori

Il pilottino a scomparsa (Dienne)
Il pilottino a scomparsa (Dienne)
Il pilottino a scomparsa (Dienne)
Il pilottino a scomparsa (Dienne)

Rparte la polemica sul dissuasore di traffico, che in corso Portoni Borsari blocca il passaggio delle auto nel tratto compreso tra via Quattro Spade e piazza Erbe.

Il caso della rapina avvenuta domenica sera, intorno alle 18,45 in vicolo San Marco in Foro, appena dietro piazza delle Erbe (di cui abbiamo dato notizia ieri) punta i riflettori sul «pilottino» a scomparsa, che avrebbe frenato la corsa di una volante della polizia, che stava raggiungendo il negozio preso d’assalto da un malvivente. Un colpo durato una manciata di minuti. Probabilmente, anche se non ci fosse stato il dissuasore, il rapinatore sarebbe comunque riuscito a fuggire, facendo perdere le proprie tracce. Ma il «pilottino» di corso Portoni Borsari non ha di certo aiutato.

Il sistema di chiusura automatica funziona dalle 10 alle 6 del giorno successivo, tutti i giorni della settimana, nessuno escluso. Ovviamente è consentito sempre il passaggio di residenti e dimoranti, con regolare permesso, alle forze dell’ordine, ai mezzi di pronto soccorso e intervento.

E infatti, i vigili del fuoco confermano di avere a disposizione i telecomandi per poter abbassare il «pilottino». Oppure, in caso di emergenza, è sufficiente «un colpo di sirena», in grado di attivare i sensori che fanno scendere il dissuasore di traffico, lasciando libero il passaggio.

La Croce Verde, invece, non dispone dei telecomandi. «Le ambulanze per il centro storico partono generalmente da lungadige Panvinio», spiegano i referenti della Croce Verde. «Noi non siamo dotati di telecomando, ma non abbiamo mai avuto problemi: attivando la sirena d’emergenza, il dissuasore si abbassa».

Eppure, c’è chi torna a ribadire ancora il proprio scetticismo sull’effettiva utilità di questo dispositivo, a «tutela dell’area pedonale».

«Noi siamo sempre stati contrari alla parcellizzazione del centro: non vogliamo che ci siano discipline diverse nelle varie zone della Ztl», spiega Michele Abrescia, presidente del comitato di residenti Verocentro. «E non è modificando di mezz’ora l’orario del dissuasore che si risolvono i problemi: si dovrebbero trovare piuttosto soluzioni alternative, che non vadano a scaricare le problematiche sul centro e sui quartieri limitrofi, come Santo Stefano o Veronetta, già soffocati dal traffico».

Secondo Abrescia, servirebbe quindi una disciplina uniforme per la regolazione del traffico di auto nella Ztl, pur garantendo la possibilità ai residenti di raggiungere le proprie abitazioni e i garage.

«Ciò che sta accadendo in questi giorni sul lungadige San Giorgio dimostra che ci sono seri problemi di attraversamento della città, a causa dei carichi imponenti di traffico», conclude il presidente di Verocentro. «L’unica soluzione percorribile è risolvere alla radice la questione, con sistemi di attraversamento extracittadino come il traforo».

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