La sua storia ha commosso il mondo del basket, perché pianificava la vita come se avesse dovuto vivere cento anni, con un entusiasmo e una tenacia commoventi e senza mai arrendersi
E invece domenica scorsa Dylan Rinco è stato stoppato da una rara forma di tumore al cervello che colpisce una persona su un milione.
Alla chiesa San Giuseppe Fuori le Mura, in Borgo Venezia, sono arrivati in tantissimi per l’ultimo saluto all’amico, tifoso 25enne, che condivideva la sua passione per il basket unendo società avversarie, la Scaligera e la Fortitudo, e con le squadre dei suoi ex compagni, le minors dove sperava di tornare a giocare.
La lotta e il ricordo
Amici, tifosi di Verona e di Bologna, cestisti e dirigenti, Alessandro Frosini per la Scaligera e Teo Alibegovic per la Fortitudo si sono stretti attorno a mamma Laura, papà Michele e alla sorella Charmen, dimostrando di aver colto l’assist di Dylan. «Tutti insieme lotteremo contro il tumore collaborando con il gruppo I Fight the Cancer e Terzo Tempo, andremo nelle scuole e daremo speranze e coraggio a chi non se la passa bene», promettono gli amici.
Teo Alibegovic, ex giocatore di serie A e ora vicepresidente della Fortitudo, ricorda: «Gli chiesi: che giocatore saresti stato, e lui mi risposte: un assistman». «Ora tocca a noi dare continuità ai suoi progetti» aggiunge Frosini, gm della Scaligera dove Dylan ha giocato fino al 2015.
Le due squadre si affronteranno al Forum il 4 febbraio, c’è un progetto per ricordare quello che Dylan ha rappresentato da tifoso: più del risultato contava il gesto atletico, quel terzo tempo che fa fare canestro.
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