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IMMOBILI DISMESSI

Verona, 416 edifici inutilizzati. Uno spreco da 350mila metri

Uno su quattro ha oltre un secolo. Nell'intera regione la superficie abbandonata sfiora i 2 milioni di metri. «Occasione per creare contesti urbani più vivibili»
L’interno del Campone  L’ex carcere cittadino è uno degli  esempi di patrimonio pubblico lasciato cadere in oblio nel corso degli anni
L’interno del Campone L’ex carcere cittadino è uno degli esempi di patrimonio pubblico lasciato cadere in oblio nel corso degli anni
L’interno del Campone  L’ex carcere cittadino è uno degli  esempi di patrimonio pubblico lasciato cadere in oblio nel corso degli anni
L’interno del Campone L’ex carcere cittadino è uno degli esempi di patrimonio pubblico lasciato cadere in oblio nel corso degli anni

Una distesa di metri quadrati vuoti e abbandonati, più o meno fatiscenti ma comunque inutilizzati. Il patrimonio immobiliare pubblico inutilizzato è composto da 416 unità immobiliari per un totale di 352.663 metri quadrati di superficie: oltre 50 campi da calcio. E si tratta del dato più alto tra tutte le sette province della regione. Complessivamente, in Veneto, la cifra sfiora i due milioni di metri quadrati di inutilizzato, assestandosi su 1 milione e 700 mila. Sono ex caserme, scuole, strutture sanitarie, tutte accomunate da un passato fruito, a vario titolo, dalla collettività e da un presente deserto, talvolta degradato.

A rilevare, analizzare e fornire un prezioso strumento interattivo di mappatura del patrimonio immobiliare abbandonato è un’indagine commissionata da Confartigianato Imprese Veneto e condotta da Smart Land srl che ha mappato tutti i 4.900 edifici dismessi nel territorio veneto, attraverso un’analisi georeferenziata, che andrà a costituire un sistema informativo a disposizione di Confartigianato e delle associazioni territoriali, per promuovere azioni di intervento e riuso sul territorio. Tramite il sistema informativo web sarà possibile a breve conoscere nel dettaglio ogni singolo elemento costituente ciascun bene immobiliare, grazie alle informazioni mappate e derivanti dalla banca dati del Dipartimento del Tesoro.

 

 

Guardando nel dettaglio la situazione nel veronese, quasi un immobile censito su quattro è piuttosto datato: si tratta di edifici che hanno superato il secolo di vita, costruiti prima del 1919. Il 33 per cento, 117 mila metri quadrati, ha visto invece la luce tra il 1919 e il 1945. Ma c’è anche una parte di immobili inutilizzati, fortunatamente minoritaria che non supera il cinque per cento, di costruzione ben più recente: circa 20 mila metri quadrati infatti sono stati costruiti negli anni duemila eppure sono già vuoti e abbandonati.

 

Caserme e carceri in cima alla lista

A livello di unità immobiliari, quasi una su due (il 49 per cento) è da ricondurre a caserme e carceri: si tratta di quasi 173 mila metri quadrati e un emblema della questione in città è rappresentato ad esempio da tutta l’area del Campone. Il residenziale arriva al 12 per cento (43 mila mq) mentre il 7 per cento è rappresentato da edifici scolastici che occupano circa 23 mila metri quadrati. I principali proprietari del patrimonio pubblico inutilizzato sono i Comuni, sia a livello di unità immobiliari (62 per cento) sia di superfici (56 per cento) e a seguire la proprietà è di Ministeri e Presidenza del Consiglio dei Ministri con 100.317 metri quadrati.

 

Demolire e ricostruire

Un’altra chiave di lettura molto interessante è quella che analizza lo stato degli edifici. Del patrimonio censito, infatti, 313 unità immobiliari potrebbero essere facilmente utilizzabili, mentre oltre 53 mila metri quadrati sono da demolire ed eventualmente ricostruire. «È l’occasione per dare una risposta concreta alle nuove domande della società, generando contesti urbani più vivibili, più belli e più sicuri. Il nostro obiettivo è progettare tutto questo assieme, in primis, ai Comuni proprietari e a seguire con tutti gli altri enti, in una rete che porti benefici per tutti», spiega Roberto Iraci Sareri, presidente di Confartigianato Imprese Verona.

Il patrimonio pubblico inutilizzato rappresenta infatti un costo rilevante per gli enti pubblici, oltre che un elemento di disvalore per il territorio in termini di qualità urbana, sicurezza ed in termini sociali, ossia spazi potenziali di interesse sottratti alla comunità per i nuovi bisogni. Mettere mano a tutto ciò, rappresenterebbe dunque una risorsa preziosa su più fronti, non ultimo quello del tessuto economico delle imprese locali.

«In prospettiva, intervenire sul patrimonio pubblico inutilizzato del Veneto consentirebbe, nel complesso, di generare un beneficio economico per il settore di 1,7 miliardi di euro: 40 milioni dalle demolizioni, 7,5 milioni dalle rinaturalizzazioni, 116 da ricostruzioni; 258 dal restauro conservativo, 38 milioni dall’adeguamento e 256 dall’efficientamento», analizza spiega Roberto Boschetto, Presidente di Confartigianato Imprese Veneto.

Ilaria Noro

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