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L'intervista

«Il virus circola, ma nessun allarme: servono precauzioni e buon senso»

di Camilla Madinelli
L'intervista a Federico Gobbi, direttore del Dipartimento di Malattie infettive e tropicali del Sacro Cuore Don Calabria di Negrar
A destra, il professor Federico Gobbi
A destra, il professor Federico Gobbi
A destra, il professor Federico Gobbi
A destra, il professor Federico Gobbi

Contagi che crescono e indici di trasmissibilità in aumento. Bollettini con nuovi casi di settimana in settimana, sigle mai sentite prima che identificano altre varianti. È sempre e ancora lui, il Covid-19, a far parlare di sé e a suscitare nella popolazione il timore di altre pericolose ondate di infezioni.

C'è da preoccuparsi per il covid nell'autunno 2023?

Ma il dottor Federico Gobbi, direttore del Dipartimento di Malattie infettive e tropicali dell’Irccs ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, è categorico: «Nessun allarme, il virus circola e si fa sentire, è vero, in una serie di sottovarianti derivate da Omicron. Ma possiamo adoperare efficaci precauzioni e buonsenso per proteggere soprattutto i più fragili. A partire dall’uso della mascherina in luoghi affollati o situazioni particolari, se siamo ad esempio a contatto con persone anziane, con gravi patologie o immunodepresse oppure se siamo in contesti socio sanitari. E senza mai dimenticare l’igiene delle mani, che rimane fondamentale come buona pratica non solo per il Covid».

Gobbi, che è anche professore associato di Malattie infettive all’università di Brescia, per fotografare lo stato attuale parte da un dato preciso e inconfutabile: il virus responsabile del Covid-19 non se n’è mai andato.

«Come tutti i virus ha continuato a trasformarsi ed è sempre rimasto in circolazione, perché il fatto che sia diminuito il suo impatto non significa che sia scomparso. C’è ora come c’era anche sei mesi fa. Inoltre, le ondate sono tipiche delle malattie infettive. I monitoraggi sulle varianti e sull’andamento epidemico sono costanti», continua, «ma al momento non s’intravedere nessuna situazione preoccupante». Dal punto di vista clinico, insomma, pare che il Covid non sia tornato a essere quello già conosciuto e che ha tanto spaventato nella fase più dura della pandemia.

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Infezioni e vaccini hanno aumentato le difese

Quello che conta adesso, e che dovrebbe far dormire sonni tranquilli ai più, è che «la maggioranza delle persone dal 2020 a oggi è entrata in contatto più volte con la proteina Spike, perché ha contratto il Covid o perché si è vaccinata», sottolinea Gobbi.

«Così ha sviluppato una naturale immunità nell’organismo in grado di proteggerlo dai danni gravi che si erano registrati all’inizio». Diverso il caso di anziani, magari con quadri clinici già complicati, e di persone con il sistema immunitario fortemente indebolito. «Devono difendersi e vanno difesi, cominciando dall’indossare la mascherina o dal farla indossare a chi sta loro vicino», ripete il medico dell’ospedale di Negrar. «Basta un po’ di equilibrio, anche pensando alla stagione fredda che sta arrivando e durante la quale le infezioni respiratorie colpiscono maggiormente».

Alle porte c’è l’autunno, infatti. E puntuali come tutti gli anni arriveranno raffreddori, mal di gola, tosse e bronchiti. Alle porte pure la campagna vaccinale 2023-24, con il suo carico di raccomandazioni e nuove formulazioni di vaccini.
«Il consiglio che verosimilmente potrà arrivare», conclude l’esperto, «sarà quello di vaccinare sia contro il Covid che contro l’influenza stagionale gli over 60, gli immunodepressi e gli operatori sanitari».

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