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Infortunio sul lavoro

«Così ho riattaccato la mano all'operaio al quale un ingranaggio l'aveva staccata»

Il luogo dell'incidente e Massimo Corain
Il luogo dell'incidente e Massimo Corain
Il luogo dell'incidente e Massimo Corain
Il luogo dell'incidente e Massimo Corain

È il chirurgo che lo scorso novembre ha reimpiantato ad un trentottenne, operaio in un mobilificio, entrambe le mani amputate da un macchinario: con la sua equipe, ha firmato il complicato doppio trapianto lavorando in contemporanea per oltre sette ore sui due polsi tranciati di netto. Solo quattro i casi in tutto il mondo, il quinto ha portato Verona nell’Olimpo delle eccellenze ortopediche.

24 ore in sala operatoria

Massimo Corain, direttore dell’Unità di Chirurgia della Mano dell’Aoui, anche ieri è stato tutta la giornata in sala operatoria per un intervento delicato (seguito da altri minori): ha riattaccato la mano destra, quasi del tutto mozzata, ad un giovane di 30 anni rimasto anche lui vittima all’alba di un infortunio sul lavoro. È successo a San Giovanni Lupatoto, in una ditta che produce prodotti abrasivi all’avanguardia: il lavoratore s'è ritrovato la mano destra risucchiata negli ingranaggi di un dispositivo, subito fermato dai colleghi, che hanno allertato il Suem.

«È arrivato in ospedale in condizioni gravi», conferma Corain, «l’amputazione non era completa ma parziale, all’altezza del polso. A preoccupare soprattutto lo scollamento della pelle e dei muscoli. Abbiamo lavorato a lungo per rimettere insieme ossa, muscoli, pelle, nervi, tendini, vene, arterie e per farle tornare a funzionare: un lavoro di fino, complesso, tempo-dipendente. Sembra essere andato a buon fine, la cautela in questi casi è d’obbligo», sottolinea il professore, «la ri-vascolarizzazione delle dita c’è stata ma bisogna adesso aspettare 4-5 giorni, mantenendo la prognosi riservata, per scongiurare complicazioni».

Prima che arrivasse in sala operatoria l’emergenza da San Giovanni Lupatoto, ce n’era stata un’altra nella notte, sempre un infortunio sul lavoro nel Vicentino, un’amputazione con sega circolare: «La mia equipe guidata dal collega reperibile Alberto Garofano», spiega il primario, «è stata subito allertata perchè siamo Trauma Center Regionale e tutti i casi che interessano gli arti superiori arrivano da noi, all’Aoui.

Anche questo è stato un intervento lungo, delicato, di fine microchirurgia. Due reimpianti di mano in un giorno sono una rarità: nell’ultimo periodo abbiamo in media 3 urgenze notturne a settimana». Il trentenne è rimasto sotto ai ferri per l’intera mattinata. E nel pomeriggio in sala operatoria sono arrivati altri pazienti da aggiustare.


Eccellenza Verona

La Chirurgia della mano di Verona è il punto di riferimento per le emergenze-urgenze dei traumi all’arto superiore di tutto il Veneto e non solo. Quando ne capita uno, il Suem 118 attiva la «Rete» portando a Borgo Trento i pazienti, dove viene immediatamente attivata la sala operatoria con le équipe chirurgiche. «È fondamentale seguire procedure particolari per il trasporto delle eventuali parti amputate», ricorda Corain, «che, come si fa con gli organi da trapiantare, devono essere conservate in appositi contenitori con il ghiaccio. Vanno tenute vive perchè poi noi possiamo poi farci qualcosa».

Il suo reparto ha un volume di 2.000 interventi l’anno, di cui circa 450 urgenze da trauma. In un anno esegue in media 5 interventi di reimpianto totale di braccia. 

Camilla Ferro

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