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IL CASO

Centro storico, quei gioielli architettonici fra turismo e degrado

L’altra faccia della medaglia del boom di visitatori e degli affitti brevi: palazzi abbandonati in mezzo ai gioielli architettonici. Dall’immobile fatiscente accanto al Duomo agli edifici in disuso vicino a San Fermo: il rischio della perdita di identità
Il tetto crollato di un palazzo a pochi metri da piazza Duomo, completamente degradato
Il tetto crollato di un palazzo a pochi metri da piazza Duomo, completamente degradato
Palazzi in degrado in centro storico (Dal Ben)

Stanno lì, agonizzanti, tenuti su da puntelli che sfidano la gravità per non farli cadere. Imbragati da terra a cielo, senza vita, rappresentano ferite aperte nel cuore della città. Sono i palazzi storici abbandonati di Verona che l’incuria del tempo e dell’uomo ha ridotto a scheletri di cemento e mattoni. Costruzioni dalla grande carica emotiva, ancora capaci di raccontare - nonostante la trasformazione figlia del degrado - la bellezza di un tempo.

E chi tutti i giorni li incrocia perché ci vive accanto o li incontra per caso nel tour della città - Verona è la quinta città d’Italia per presenze turistiche - non può non chiedersi: «perchè?». Dietro a facciate fatiscenti incrostate dall’incuria, dietro a intonaci a rischio caduta, a pezzi di cornicioni pericolanti, a buchi nel tetto, a serramenti sfasciati, ad ingressi sbarrati da pesanti travi messe di traverso, davanti a pezzi di storia lasciati andare, la domanda più ovvia è: «perché?».

L'altra faccia della medaglia

Siamo di fronte all’altra faccia della medaglia - o a un’altra faccia della medaglia - di un centro storico che mai come in questi tempi viene messo a confronto con la sua identità. È un gioiello storico ma rischia di assumere i connotati di una località turistica. Ha il respiro lungo di una città antica ma rischia di consumare la memoria consegnandosi all’effimero del turismo mordi e fuggi. Scompaiono i negozi storici, proliferano bar e ristoranti e gelaterie. Le case del centro non sono più abitate dai residenti che le hanno tramandate per generazioni ma trasformate in appartamenti per affitti a breve, giusto il tempo della visita turistica.
E si capisce meglio, allora, come case antiche non più abitate, in cui però si può ancora riconoscere l’anima della città, non riescano a trovare più una destinazione dignitosa. Difficile mettere a reddito, forse, difficile e costoso abitare un centro che sta modificando il suo tessuto.

E allora torniamo al «perchè» di qualche capoverso fa (forse) con qualche risposta che si affaccia alla mente. Ci saranno per risposta storie intricate di insostenibili costi di restauro, di proprietari presi da altri problemi, di lasciti che dividono le famiglie invece di accrescerne l’eredità. Bisognerebbe conoscere le dinamiche che hanno portato al disuso per poter definire la strategia di recupero. Fatto sta che, al di là delle cause, gli effetti hanno un impatto devastante e, in certi casi, pericoloso: la sicurezza di questi edifici è come quella di un funambolo in bilico sul filo a mezz’aria.

Il complesso di via Arcidiacono Pacifico

E poi stona il confronto con il contesto in cui sono inseriti. Ci sono angoli storici della città - tappe fondamentali per chi viene in riva all’Adige - disturbati dai ruderi che campeggiano a pochi metri. Ad esempio: in via Arcidiacono Pacifico, la strada che porta al Duomo, monumento nazionale e principale luogo di culto cattolico di Verona - in un complesso architettonico articolato di cui fanno parte anche il palazzo del Vescovado, il chiostro dei Canonici, la biblioteca capitolare, il battistero di San Giovanni in Fonte e la chiesa di Sant'Elena - c’è un palazzo che da tantissimi anni è ormai l’ombra di sè stesso. 

Sta lì, in questa cornice che è architettonicamente uno splendore per gli occhi, tenuto su da impalcature di legno - le «mantovane» per gli addetti ai lavori - necessarie per permettere il passaggio incolume dei pedoni. E’ grande, si estende da un lato all’altro dell’isolato: dalla facciata principale che ha sullo sfondo appunto la cattedrale, copre anche via Salici con due civici e vicolo San Girolamo con altri tre. Diverse imprese edili si sarebbero fatte avanti interessate all’acquisto, ma ad oggi l’operazione di recupero sembra impossibile.

Una falda dell’ampio tetto è un buco a cielo aperto, con tutto quello che comporta per la stabilità dell’edificio quando piove. C’è chi è scampato alla caduta di alcuni calcinacci, fortunatamente senza danni.

Altre situazioni al limite

Situazione analoga si presenta con un palazzo, chiuso e abbandonato, in avanzato stato di degrado, in via Frangini, la traversa di stradone Maffei di fronte a San Fermo. Ancora più in centro storico, in corso Portoni Borsari, c’è un terra-cielo di pregevole fattura, che mostra i segni dell’incuria.

Se Verona è sempre più meta ambita, lo è soprattutto per il patrimonio monumentale che la rende unica. Il biglietto da visita per chi arriva al Duomo, non può essere una sfilza di «mantovane» messe a sicurezza di chi cammina.

Camilla Ferro

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