<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Dopo lo scontro con il vescovo Zenti

Caso Campedelli, la Curia: «Nessun licenziamento». Manifestazione di solidarietà in piazza dei Signori

Don Marco Campedelli
Don Marco Campedelli
Don Marco Campedelli
Don Marco Campedelli

Il giorno più lungo. Sull’asse scaligero Chiesa-politica. Con Verona ancora caso nazionale, come era successo nei giorni della campagna elettorale. Ma con una coda-colpo di scena che cambia le carte in tavola. Il giorno più lungo. Per don Marco Campedelli, prete diocesano e insegnante di religione al liceo Maffei dato per “licenziato” alla scuola per aver contestato la lettera del vescovo uscente sul ballottaggio delle elezioni. Ma anche per tutti quanti stimano don Campedelli, da studenti a docenti ad amici, e avevano inviato lettere aperte e organizzato sit-in di solidarietà al prete artista, erede del maestro Nino Pozzo, che usa i burattini nelle prediche. Ma alla fine, in serata, la nota del Servizio diocesano per l’Insegnamento della religione cattolica, che dice: «Non c’è alcun licenziamento in corso da parte dell’Irc nei confronti del sacerdote Marco Campedelli».

Tutto rientrato. Ma facciamo un passo indietro. Don Marco Campedelli, 58 anni, di San Michele, aveva contestato la lettera del vescovo prima del ballottaggio delle elezioni comunali. Il prete aveva inviato all’agenzia di stampa Adista, di area cattolica progressista, nata nel 1967, una lettera aperta nella quale stigmatizzava quanto scritto dal vescovo in vista del ballottaggio del 26 giugno. Un testo nel quale il presule scaligero invitava il clero a sensibilizzare i fedeli su valori da difendere, in politica, come la scuola cattolica, il sociale, e «la famiglia voluta da Dio e non alterata dall’ideologia del gender».

La tesi Secondo don Campedelli, però, il vescovo tramite «i pastori, doveva guidare, in questo caso, verso i pascoli “di destra”, il gregge dei fedeli laici, non ritenuti evidentemente capaci di un pensiero autonomo. Oggi nel 2022 - proseguiva la lettera di don Marco - c’è bisogno che il prete dica ancora alla gente che cosa votare?». In sostanza, secondo don Campedelli, quello scritto di Zenti avrebbe puntato a favorire il candidato del centrodestra Federico Sboarina, opposto al ballottaggio a quello di centrosinistra Damiano Tommasi, poi vincitore. Zenti peraltro, in una intervista a L’Arena, aveva precisato che il suo appello non era riferito ai candidati, «entrambi cattolici» aveva detto, ma invitava a considerare il retroterra culturale delle coalizioni, «senza alcun schieramento partitico». La presa di posizione di Campedelli aveva comunque fatto discutere, in città. E una coda di questa discussione, prima del ballottaggio, era avvenuta anche nella giornata conclusiva del corso di studi dell’Istituto di scienze religiose San Pietro Martire. Riservato a laici e a quanti, tra di loro, vogliono intraprendere l’insegnamento delle religione nelle scuole. In quell’incontro erano presenti anche Zenti e Campedelli.

L’altro caso Dopo di che, cinque giorni dopo il voto del ballottaggio, in un altro articolo di Adista, uscito ieri, si dava notizia del “licenziamento” di don Campedelli dall’insegnamento di religione, al Maffei, che dura da 22 anni. Come una sorta di punizione per essersi opposto al vescovo. Una notizia che ha provocato un grande clamore, in città e in tutta Italia, fino a far scrivere note di solidarietà a tanti autori, tra cui il teologo Vito Mancuso. Don Marco Campedelli, del resto, non è nuovo a scontri con Zenti. Nel 2015, quando era parroco di San Nicolò all’Arena, insieme a don Roberto Vinco, aveva contestato il sostegno dato da Zenti alla candidata della Lista Zaia alle regionali, Monica Lavarini, poi non eletta. La aveva indicata in quanto portatrice di valori e progetti legati al sociale debole. Da qualche anno, lasciata San Nicolò, don Marco Campedelli è impegnato nell’insegnamento e nella scrittura di saggi e libri di spiritualità. Non è quindi più legato a una parrocchia. La giornata di ieri è dunque trascorsa come se, appunto, don Marco fosse stato silurato dalla scuola. Interpellato, però, il direttore del Servizio diocesano per l’Irc, don Domenico Consolini, in una nota ha scritto appunto che invece «non c’è alcuna procedura di licenziamento verso don Marco Campedelli, anche perché il professore don Marco è incaricato annuale, con contratto che parte dall’1 settembre dell’inizio dell’anno scolastico e scade il 31 agosto dell’anno seguente. Quindi», prosegue la lettera di Consolini, «il professor don Marco Campedelli è ancora pienamente in servizio come docente di religione presso il Liceo Maffei».

La posizione Nella nota l’Irc ricorda che «l’assunzione dei docenti di religione segue la procedura fissata con la revisione del Concordato del 1984 e formalizzata con il Dpr 175/12 che recita al punto 2.5: “L’insegnamento della religione cattolica è impartito da insegnanti in possesso di idoneità riconosciuta dall’ordinario diocesano e da esso non revocata, nominati, d’intesa con l’ordinario diocesano, dalle competenti autorità scolastiche ai sensi della normativa statale”. Risulta chiaro, quindi», prosegue la nota, «che ad assumere e licenziare gli insegnanti non è il vescovo, ma l’autorità scolastica, e che l’idoneità dell’ordinario deve essere revocata con una procedura particolare che gli insegnanti di religione conoscono, e non semplicemente con una parola del vescovo». Si conclude dicendo che «la Chiesa di Verona manifesta in questo modo la sua vicinanza e stima ai docenti di religione e li rassicura che non è in corso alcuna deriva gestionale nei loro confronti».

 

LA MANIFESTAZIONE

Insegnanti, studenti di oggi e di ieri, famiglie: il mondo della scuola è entrato in rivolta per il trattamento subito da Marco Campedelli, che da oltre vent'anni insegna religione al liceo Maffei e ieri, per l'intera giornata, sembrava essere stato sollevato dall'incarico, pochi giorni dopo aver criticato il vescovo Giuseppe Zenti per la «lettera elettorale» inviata ai sacerdoti prima del ballottaggio. La notizia ha iniziato a circolare di buon'ora e soltanto in serata la Curia ha smentito di aver revocato l'idoneità all'insegnamento a Campedelli, ma ovviamente la tempistica lo ha tutt'altro che risparmiato da una pioggia di critiche.

Per il «prof» apparentemente delegittimato dal vescovo si sono mobilitati, con lettere di protesta, una settantina di colleghi e 150 ex studenti del Maffei. «Libertà, dubbio, coscienza: tutto questo non fa di Marco Campedelli un cattivo propugnatore di scetticismo e relativismo, ma un maestro di vita, un rispettoso sacerdote della parola, una parola talvolta scomoda, ma per questo capace di provocare le coscienze, accompagnare i giovani nella ricerca della verità e, perché no, anche della fede, una fede adulta, responsabile, matura», hanno scritto i docenti, mentre il gruppo degli ex alunni «esterrefatti e indignati» ha espresso la propria solidarietà allegando a una breve comunicazione un lungo elenco di nomi e cognomi.

Anche i genitori degli studenti sono rimasti increduli per quello che hanno definito «un atto dal sapore censorio e di ritorsione» in una nota diramata nel pomeriggio - e dunque anche in questo caso prima del colpo di scena finale - attraverso la quale hanno espresso stima e vicinanza al professore «che da anni esercita il suo ruolo a servizio dell'onestà, della libertà intellettuale e del pensiero critico», chiedendo una spiegazione del perché i loro figli saranno privati del suo apporto educativo quando, invece, «il suo fare scuola potrebbe essere preso a modello». Nel frattempo gli studenti del Maffei hanno deciso di scendere in piazza stasera, dalle 19 in poi, per manifestare pubblicamente la loro vicinanza a Campedelli. Al momento il presidio è confermato e si svolgerà in piazza dei Signori. Sono previsti un sit-in e alcuni interventi, probabilmente anche da parte dei componenti della comunità di San Nicolò all'Arena, la parrocchia dove Campedelli ha svolto per tanti anni il suo servizio pastorale. La protesta è partita proprio da lì, dalla comunità studentesca del Maffei, subito dopo la notizia del licenziamento di Campedelli, che ha infiammato i social e le chat a tempo di record. In tanti, tra i ragazzi e non solo, l'hanno giudicata una prepotenza, tanto più alla luce del congedo ormai imminente del vescovo per raggiunti limiti d'età.

La Rete degli studenti medi di Verona si è subito schierata al fianco del docente, «che con coraggio e onestà sta cercando di scardinare gli atteggiamenti reazionari che tentano di imporre dogmi religiosi nella politica». Da parte loro, i liceali hanno lanciato una richiesta precisa: «Che il nostro professore venga reintegrato. Se non dal vescovo Zenti, per lo meno dal suo successore», hanno affermato Camilla Velotta e Fabio Nisidi, diplomandi del Maffei ed entrambi studenti di Campedelli, che sono tra gli organizzatori del presidio. «Non intendiamo attaccare il vescovo», hanno precisato. «A noi interessa solo dimostrare solidarietà al nostro insegnante. La notizia del suo presunto licenziamento ci ha agghiacciati. Stimiamo profondamente Campedelli. L'insegnamento della religione ha molti limiti, a cominciare dal fatto che è previsto solo per un'ora alla settimana, ma lui ha sempre saputo rendere quell'ora viva e ricca di dialogo». Ha fatto eco Emma Mazzi, rappresentante d'istituto al Maffei: «Il nostro docente è competente e rispettoso, dedica il proprio tempo alla costruzione di una comunità studentesca compassionevole, inclusiva e innovativa. Non possiamo accettare di non rivederlo tra le mura della nostra scuola il prossimo settembre». Ma quel che succederà a settembre ancora non è chiaro..

Enrico Giardini e Laura Perina

Suggerimenti