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l'indagine

Case sfitte o inutilizzate, nel Veronese sono centomila: «Non rispondono alle nuove esigenze». La mappa

Ferrara di Monte Baldo, solo 165 su 875 usate sempre. In città il 12% di inoccupato, la forbice si allarga sul lago e in montagna
Case sfitte. Un cartello appeso davanti a un’abitazione in città
Case sfitte. Un cartello appeso davanti a un’abitazione in città
Case sfitte. Un cartello appeso davanti a un’abitazione in città
Case sfitte. Un cartello appeso davanti a un’abitazione in città

Case adatte a un mondo che non c’è più. Tante e mal distribuite, non a seconda delle necessità. Grandi, non a norma, talvolta contese tra familiari o non usate per volontà. Di certo non occupate. Nel Veronese sono oltre il 20 per cento le abitazioni inutilizzate in modo permanente: 100.564 su 494.840.

È la fotografia che emerge dai dati che Francesco Gastaldi, docente di urbanistica all’università Iuav di Venezia, ha rielaborato per Istat e la fondazione Openpolis.

La media veronese non è tra le più alte

Il record per inutilizzo di case è di Belluno: 48,1 per cento di abitazione non occupate in via permanente. Verona fa meglio di Venezia, Rovigo, Vicenza e della media regionale del 21,88 (584mila case non occupate su 2,66 milioni). La provincia con il maggior utilizzo è Padova: solo il 14 per cento di case inoccupate.

La geografia delle case sfitte

La fotografia veronese dice due cose. La discrepanza tra numero di immobili occupati e inoccupati, dove i secondi superano di gran lunga i primi, è peculiarità del Gardesano e della montagna. Ferrara di Monte Baldo, paese più piccolo del Veronese, ha oltre l’81 per cento di case non occupate: 710 su 875. Attorno al 70 per cento si assestano Bosco Chiesanuova (3.700 case inoccupate a fronte di 1.584 utilizzate), Erbezzo, San Zeno di Montagna e Selva di Progno.

Hanno percentuali di inoccupato oltre la metà anche i paesi della riviera del Garda. Alle origini del fenomeno, però, due motivi diversi: per i primi c’è lo spopolamento della montagna, per i secondi il turismo delle seconde case.

Man mano che ci si avvicina a Verona (12 per cento di inoccupato) la discrepanza scende: 8 per cento per San Giovanni Lupatoto, Buttapietra e Castel d’Azzano, 9 per Vigasio e Sona.

«Per il Garda si tratta di questioni turistiche legate alle seconde case, mentre per la montagna concorre il fenomeno dello spopolamento delle aree rurali, in alta quota e lontane da servizi e vie di comunicazione, con seconde case ereditate e usate pochi giorni l’anno», spiega Gastaldi.

«Tra le cause l’invecchiamento della popolazione che determina una minor dinamicità delle richieste e quindi minor impulso all’investimento. Quest’ultimo rallentato anche dal covid».

 

 

La nuova società

Ma ci sono anche altri fattori come la vetustà delle case, costose da rimettere a norma, e le nuove esigenze della società: «Oggi sono inoccupate case grandi che non vuole nessuno perché le esigenze sono quelle di coppie, single lavoratori, coppie che lavorano in città diverse... La famiglia degli anni Sessanta non c’è più. Quelle a disposizione spesso sono case di un mondo che non c’è più, ferme agli anni ’50 e ’60: inadeguate sotto il profilo degli impianti, climatico ed energetico, che richiedono anche centomila euro di riqualificazione. Oggi si chiede aria condizionata, insonorizzazione, infissi senza spifferi, dotazioni tecnologiche, rete internet, spazi per il lavoro».

E ancora talvolta sono case che ai giovani non interessano più o che «non vengono affittate», precisa Gastaldi, «per inerzia, per non aver problemi con inquilini che rovinano l’appartamento o non pagano, perché si aspetta la ripresa del mercato, per valore affettivo o liti familiari, eredi sconosciuti o all’estero, aste giudiziarie. Ma così le case invecchiano, diventano poco concorrenziali e sono costose da sistemare».

Le possibili soluzioni

Soluzioni? «La via è trasformare questo patrimonio: una casa grande può essere suddivisa in più appartamenti. Due le misure fondamentali: elasticità dei regolamenti edilizi sul frazionamento degli appartamenti, soprattutto nelle città, e maggior tutela del proprietario».

Maria Vittoria Adami

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