Ca' dell'Olmo resta in piedi, grazie al suo passato di casa colonica. Ormai è ufficiale, l'ampia corte di Borgo Santa Croce, che si scorge tra via Catalani e via Ada, circondato da una grande distesa di terra, non potrà essere demolita. Lo stabilisce il vincolo inviato alla proprietà dalla Sovrintendenza, che fa perno sull'identità del luogo.
«Non si tratta di un vincolo monumentale, ma identitario, che salvaguarda la memoria storica dell'intero compendio agrario produttivo», evidenzia il sovrintendente Vincenzo Tinè, che ha messo il vincolo. «La struttura della casa è da sempre legata al sistema produttivo agrario del veronese. Se dovesse essere ristrutturata, e comunque non abbattuta, il progetto di sistemazione dovrà essere sottoposto alla validazione dei nostri uffici».
Sono quindi i campi e il passato agricolo a garantire che l'antica corte sopravviva a un destino che sarebbe stato altrimenti ben diverso. La proprietà infatti, la società di costruzioni EDIL MGM S.R.L. che fa capo all’impresa di costruzioni Menegolli, il 16 dicembre scorso ha acquistato l’immobile e le aree adiacenti per presentare già il 31 dicembre una richiesta di autorizzazione per abbattere l'esistente e realizzare nuove abitazioni.
Il Piano degli Interventi del 2011 avrebbe reso del resto possibile la radicale trasformazione, ma con il nuovo vincolo le cose cambiano completamente. «Quella del vincolo identitario è una procedura sempre più frequente, applicata a complessi industriali, produttivi, economici, agrari», fa notare Tinè. «Si tratta di un nuovo strumento messo a punto proprio per la tutela di unità produttive per le quali non è necessario adottare un criterio specifico di storicità, bensì proprio di identità».
La casa colonica ha un lungo passato alle spalle, proprio per i contratti di mezzadria stipulati almeno fin dal 1450, se non prima. È infatti certo che, a partire da questa data, l'Olmo fu abitato dalla famiglia Pimazzoni, ma sembra che la casa colonica sia addirittura sorta nel ’200, in seno a un monastero di Eremitani. L'ultimo fittavolo, Giuseppe Pimazzoni, nel 1968 concluse un regolare periodo di locazione durato 120 anni iniziato con la famiglia Dalla Torre Lelio, proseguito con il nuovo proprietario Pincherle e concluso con Reichenbach, che fu padrone del complesso almeno fino al 1967. Poi vi abitò la famiglia Bertasi.
Ca' dell'Olmo, come fatto notare da Italia Nostra nella relazione inviata alla Sovrintendenza, è «l’unico edificio rurale storico della zona ancora integro e inserito nel suo contesto agricolo». Per questo i residenti vi sono molto affezionati e, allarmati all'idea di veder crollare un edificio che fa da cornice anche alle passeggiate nella zona, si sono rivolti all'associazione di salvaguardia dei beni culturali, artistici e naturali. Dichiara la presidente della sezione veronese di Italia Nostra, Marisa Velardita: «Siamo orgogliosi di essere riusciti in questa impresa. La gente di Borgo Santa Croce ci ha creduto a abbiamo messo in campo tutte le nostre energie per raggiungere la meta, presentando alla Soprintendenza una ricca documentazione sulla casa colonica. Nel quartiere, all’imbocco della Valpantena, ci sono altri tre edifici rurali storici: Ca’ Bentivoglio, Corte Ceolara e Ca’ dell’Ara. Nonostante la tutela paesaggistica, sono stati inglobati dai condomini».
Velardita aveva già fatto presente la necessità di inserire simili edifici nell'elenco delle strutture da tutelare, lamentando una «mancanza da parte dell'amministrazione». «È un sollievo che sia arrivato il vincolo», commenta Giorgio Furlani del Pd, che di recente ha chiesto anche un intervento per Corte Cipriani, tra via Girolamo dalla Corte e via Bianchini, anch'essa “soffocata” dalle concessioni rilasciate nell'ambito del Piano degli Interventi. «Le responsabilità politiche delle vertenze ambientali e di tutela del paesaggio che sta vivendo la sesta circoscrizione sono chiare: tutte queste lottizzazioni non ci sarebbero senza lo stravolgimento del Pat operato dalla prima amministrazione Tosi e mai arrestato dalla attuale. È tempo di voltare pagina e questo nuovo vincolo lascia sperare in un cambio di passo».