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Bertucco in pista per il No
scuote la maggioranza Pd

Lo strappo, stavolta, potrebbe non essere ricucito. Anche se Verona si avvia all’ultimo semestre di attività amministrativa, prima delle elezioni comunali 2017. Non un’eternità. Epperò, proprio nel giorno della visita a Verona del presidente del Consiglio e segretario del Pd Matteo Renzi; poche ore dopo l’annuncio della data del referendum sulla riforma costituzionale, il 4 dicembre; con Verona designata fra le città pilota per il «porta a porta» del Comitato per il Sì...Ebbene, in quel giorno (ieri) il capogruppo del Pd in Comune Michele Bertucco, in una conferenza stampa in municipio, ha annunciato le sue ragioni per votare No al referendum. E lo ha fatto con Roberto Fasoli, ex consigliere regionale del Pd, già consigliere comunale dopo essere stato per tanti anni segretario generale della Cgil di Verona.

I due, «dopo attenta riflessione», esprimono la loro posizione contestando la riforma Renzi-Boschi sia sul piano del metodo che del merito. Prevale, però, il fatto che il capogruppo del Pd nel Comune di Verona, strenuo avversario di Tosi (che è per il Sì, fra l’altro...) che aveva sfidato da candidato sindaco nel 2012, si schieri così contro la linea maggioritaria del suo partito (in cui è entrato nel 2012 e di cui rappresenta l’ala sinistra) e del suo gruppo in Comune. «Qualcuno mi aveva sconsigliato di schierarmi apertamente», spiega Bertucco, sindacalista della Cigl e a lungo presidente di Legambiente Verona e poi Veneto, che peraltro già aveva disertato una precedente visita di Renzi a Verona, un anno fa. «Ma io, per onestà intellettuale, sono abituato a dire come la penso, anche se ciò non mi aiuterà nel mio percorso politico. Io ho sempre garantito il mio impegno. E anche se per me la politica fosse finita, me ne farò una ragione».

Comunque, con Fasoli, Bertucco sostiene che le riforme costituzionali spettino al Parlamento e richiedano ampia partecipazione. Nel merito i due contestano che la riforma persegua gli obiettivi dichiarati. «Si passa da un bicameralismo perfetto a uno confuso», dicono. «Il Senato diventerà una camera di serie B. Il rapporto fra Stato e Regioni avrà nuovi conflitti di competenza e il sistema degli equilibri e delle garanzie viene alterato a favore dell’esecutivo. E sull’attuale legge elettorale pende ancora il Giudizio di incostituzionalità. Inoltre, il clima politico avvelenato - che non dovrebbe esserci quando si lavora a una riforma della Costituzione - lascerà profondissime divisioni fra e dentro i partiti». Ecco perché il No. E Bertucco è sempre più corteggiato, per candidarsi a sindaco, da partiti di sinistra e movimenti civici.E.G.

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