<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Allarme a Verona

Autolesionismo e ansia tra i ragazzi: «In bagno accompagnati ma non ci dicono niente»

Isolamento e depressione, mali che stanno ora colpendo con più forza anche tanti giovani
Isolamento e depressione, mali che stanno ora colpendo con più forza anche tanti giovani
Isolamento e depressione, mali che stanno ora colpendo con più forza anche tanti giovani
Isolamento e depressione, mali che stanno ora colpendo con più forza anche tanti giovani

Si sentono straniti, non sufficientemente coinvolti e soprattutto percepiscono forte la necessità di un confronto diretto, sia tra coetanei che con i docenti. L’atmosfera è cupa, ovattata, nei corridoi e tra i banchi della scuola superiore veronese che, negli ultimi giorni, è stata al centro della cronaca per due episodi di autolesionismo da parte degli studenti che la frequentano. Ragazze e ragazzi hanno voglia di parlare di quanto accaduto, di sfogarsi, di dire la loro, di confrontare le proprie emozioni con quelle del resto della classe. Là dove ogni giorno seguono lezioni e svolgono verifiche. La dirigenza è pronta ad accogliere le loro richieste. Sta organizzando incontri con gli studenti, con i genitori, e soprattutto, oltre a rispondere all’emergenza, pensa a come potenziare canali di ascolto che possano accompagnare i giovani nel trovare dei linguaggi per approcciare la complessità del reale, dentro e fuori di loro.

Qualche giorno fa un 19enne si era gettato dalla finestra del primo piano, fortunatamente senza gravi conseguenze. Martedì scorso una ragazza è stata trovata in bagno priva di sensi, dopo avere ingerito un eccesso di ansiolitici. «Ci è arrivata una circolare per gli auguri di Pasqua e nemmeno un cenno su quanto accaduto», commenta un gruppo di ragazze. «La maggior parte dei docenti non dice nulla, a meno che non siamo noi a fare domande. Solo alcuni ci hanno regalato preziosi momenti di condivisione, raccontandoci anche difficoltà vissute da loro in prima persona alla nostra età, e invitando ad aprirci». Lo sportello scolastico con a disposizione una psicologa viene ritenuta insufficiente, sia per la quantità di tempo dedicato, sia perché per accedervi, come per legge accade anche rivolgendosi a professionisti privati, se si è minorenni ci vuole il consenso dei genitori.

«Questo inibisce chi magari ha proprio problemi in famiglia», dice un’altra giovane. «Ora dobbiamo andare in bagno accompagnati, la classe non può mai restare senza sorveglianza, ci pare di essere trattati come bambini, mentre vorremmo percepire la certezza di una stampella in caso di necessità, andare alla radice dei problemi. Specie in un ambiente che per primo rischia di causare frustrazioni e stati di ansia». La pandemia, e ora la guerra, sembrano per tutti avere acuito il disagio tipico di un’età non facile. Molti narrano di crisi di pianto in corridoio, per sfogare l’eccessivo stress, e di attacchi di panico durante le interrogazioni. «Non siamo macchine per sfornare voti ed efficienza», lamenta una ragazza. «Non chiediamo di essere sempre psicanalizzati, anzi, serve pure leggerezza, imparare a dare il valore adeguato alle cose e a sdrammatizzare».

«Ho la sensazione di essermi lasciato alle spalle due anni di vuoto», commenta un ragazzo iscritto al terzo anno. «Il rientro a scuola dopo mesi di didattica a distanza ha rappresentato uno shock per tutti, c’è chi ha reagito bene e chi si è sentito schiacciato e sopraffatto, rischiando magari due o tre crediti quando prima aveva tutti 7 in pagella». Con il Covid creare il gruppo classe è risultato più difficile, e si è sentita la mancanza di una pacca sulla spalla, un contatto fisico, un panino gustato insieme a ricreazione tra una chiacchiera e uno sfogo. Con il rischio, percepito da molti, di amplificare «i cattivi pensieri».

«Episodi tanto ravvicinati ci hanno colpiti e messi alla prova sia per gli accaduti in sé, sia per quello che indicano», dichiara il dirigente. «Vogliamo riconoscerli ciascuno come caso singolo e interrogarci sull’insieme». In questi giorni sono stati potenziati gli organi collegiali, il consiglio dei docenti e promossi momenti di incontro tra la psicologa dell’istituto e le singole classi. «I giovani hanno bisogno di linguaggi verbali o corporei per esprimersi, che siano strumenti per comprendere se stessi. L’analisi non va fatta su di loro ma con loro, coinvolgendoli. Per questo servono contesti di ascolto adeguati», conclude. «Le indicazioni di sorveglianza sono le stesse di sempre, ora l’invito è di cercare di mantenere un clima il più possibile sereno. Nel contempo continuiamo a rafforzare il patto tra adulti, tra scuola e famiglie, in una comunicazione costante».

Chiara Bazzanella

Suggerimenti