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Turismo e tributi

Aumenta la tassa di soggiorno, per compensare l'aumento della Tari. Ma scoppia la polemica

L'assessore Ceni ha incontrato le categorie del settore ricettivo. Dall'aumento, fino al 30%, il Comune dovrebbe incassare 1,5 o 2 milioni in più
Turisti a Verona
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Turisti a Verona

Tassa di soggiorno più cara, fino a un massimo del 30 per cento, in modo da calmierare, riversando circa un milione nel bilancio comunale, l’aumento fino a un massimo del 9,6 per cento della Tari-Tassa rifiuti, per tutti i cittadini, come determinato da Arera, l’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente. Ma scoppia la polemica.

L’Amministrazione comunale, con l’assessora ai tributi Luisa Ceni, ha incontrato l’altro giorno le categorie del settore ricettivo, dagli albergatori alle locazioni turistiche, per comunicare le variazioni dell’imposta di soggiorno. Va ricordato che l’aggiornamento della Tari viene calcolato, da Arera, sulla basse del tasso di inflazione dei due anni precedenti. Ci si riferisce, quindi, al 2022, quando era piuttosto alto. È il Comune che incassa la Tari, con la quale - e la mette a bilancio - paga l’Amia che svolge il servizio di raccolta rifiuti.

«Non vogliamo gravare sui cittadini, con l’aumento della Tari, che peraltro non dipende da noi ma da Arera», spiega la Ceni. «E siccome anche i tantissimi turisti contribuiscono a produrre rifiuti, riteniamo che l’aumento di 0,50 massimo un euro della tassa di soggiorno per le strutture ricettive, pagata dai turisti, sia in linea con il regolamento dell’imposta di soggiorno, tassa di scopo, in base al quale una parte del gettito può andare a copertura della Tari».

Nell’ultimo anno dalla tassa di soggiorno il Comune ha incassato circa 6,2 milioni. Con gli aumenti si dovrebbe aumentare l’introito di 1,5-2 milioni. Di questi, un milione circa andrebbe nella voce di bilancio comunale relativa alla Tari, cioè la somma totale stanziata dall’Amministrazione, «per contenere gli effetti sui cittadini».

 

Contro la scelta dell’Amministrazione comunale vanno all’attacco i gruppi tosiani. Patrizia Bisinella, di Fare, con Anna Bertaia e Antonio Lella, della Lista Tosi, sostengono che «la scelta dell’Amministrazione di sopperire a presunte difficoltà finanziarie del bilancio comunale, difficoltà che non riscontriamo nei fatti visto l’avanzo di amministrazione esistente, attraverso un aumento cospicuo della tassa di soggiorno, va contro ogni buonsenso e contro il benessere della città». Secondo loro «l’aumento previsto in proposta, pari in alcuni casi anche al 40 per cento, rende Verona cara quasi come Roma, o Venezia e Firenze, cioè le città d’Italia con la tariffa più alta in assoluto. Eppure siamo tutti ben consapevoli di quanto sia difficile per Verona competere con altre realtà turistiche d’Italia di ben altro richiamo. Di conseguenza», aggiungono, «questi aumenti non potrebbero che disincentivare l’arrivo dei visitatori diminuendo in modo sostanziale anche la loro capacità di spesa in botteghe, bar e ristoranti. Senza contare la penalizzazione a carico degli albergatori e degli altri operatori dell’accoglienza, che potrebbero dover compensare gli aumenti di tasca loro per non perdere clientela».

Su questi rilievi la Ceni ribatte che «non c’è alcuna difficoltà finanziaria del Comune, ma l’intento di compensare in parte l’aumento della Tari. E sottolineo che chi farà cinque notti a Verona ne pagherà, di tassa di soggiorno, solo quattro».

Enrico Giardini

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