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la sottoscrizione

La richiesta dei sindaci: «Sede dell'Antimafia anche a Verona». I parlamentari: «Prima serve la Corte d'Appello»

L'incontro in sala Arazzi
I sindaci del Veronese a Palazzo Barbieri: hanno sottoscritto la richiesta di avere la sede della Dda e della Dia a Verona (Marchiori)
I sindaci del Veronese a Palazzo Barbieri: hanno sottoscritto la richiesta di avere la sede della Dda e della Dia a Verona (Marchiori)
Richiesta Attivazione Ufficio Antimafia (Vaccari)

Il colpo d'occhio è rassicurante. Tutti i sindaci della provincia di Verona hanno firmato la richiesta di avere la sede della Dda (Direzione Distrettuale Antimafia) e della Dia (Direzione Investigativa Antimafia), gli organi che procedono sui casi di mafia, a Verona.

In sala Arazzi, Damiano Tommasi, sindaco di Verona, ha fatto da portavoce ai colleghi che, assieme all'assessora alla sicurezza Stefania Zivelonghi, hanno portato avanti il progetto assieme ad Avviso pubblico.

L'evento in sala Arazzi (Marchiori)
L'evento in sala Arazzi (Marchiori)

All'evento di palazzo Barbieri hanno partecipato tutti i parlamentari veronesi cui spetta portare avanti la richiesta. Che però ha uno step propedeutico: portare la Corte d'Appello - proposta già depositata grazie al deputato Ciro Maschio (FdI) - ed inserita nella geografia della riforma della Giustizia.

Dda e Dia a Verona, dai sindaci la richiesta (Marchiori)

Senza Corte d'Appello non può esserci sede di Dda e Dia. E le tempistiche non sono calendarizzabili. «Speriamo entro la legislatura, se non prima», conclude Maschio. 

Il procuratore Tito si congratula

«Non posso che apprezzare e congratularmi per la sensibilità dimostrata da così tanti Amministratori comunali, dal Presidente della Provincia e da tutti i parlamentari di questo Territorio, hanno capito le difficoltà che da qualche anno oramai la Procura della Repubblica di Verona e con lei tutte le forze di polizia stanno incontrando nella lotta al crimine organizzato di stampo mafioso», si congratula il procuratore di Verona Raffaele Tito.

«Il Veneto , al pari di molte altre grandi Regioni italiane, penso non solo alla Lombardia, ma anche alla Campania, alla Sicilia, alla Puglia, alla Calabria, ha estremo bisogno di poter utilizzare in maniera più  diffusa quegli strumenti normativi ed investigativi che solo la legislazione antimafia mette a disposizione dei Pubblici Ministeri e della polizia giudiziaria. Si pensi che ad esempio la Puglia ha circa 3.900.000 di abitanti e due diverse sedi di Procure antimafia, mentre la Calabria ha solo 1.800.000 abitanti ed anche lì vi sono due sedi. Il Veneto — è noto- ha circa 4.900.000 di abitanti, ma la direzione distrettuale antimafia si incentra nella sola sede veneziana e con un numero di sostituti comparativamente ben inferiori»

I tempi, conclude il procuratore, rispetto ai primi anni Novanta quando furono ideate e realizzate sul territorio nazionale le Direzioni antimafia, sono decisamente cambiati: «Il crimine organizzato, in oltre 30 anni, si è ovviamente evoluto anche grazie alla tecnologica informatica ed alla maggior mobilità. Insomma non solo le nuove mafie agiscono in maniera diversa rispetto alle mafie tradizionali che insistono da secoli sul territorio del sud-Italia, ma anche quest'ultime si sono adeguate ai tempi: è tempo di prenderne atto ed agire in conseguenza».

 

Le videointerviste all'assessora Stefania Zivelonghi e a Pierpaolo Romani di Avviso pubblico.

Alessandra Vaccari

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