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Daniele Grigoli è in vacanza con la moglie sulla costa

Alluvione nelle Marche, un veronese a Senigallia: «Qui la devastazione, orgoglioso di dare una mano»

Il suo hotel fronte mare è solo a 200 metri dal fiume Misa, esondato nella notte tra giovedì e venerdì
L'ondata di acqua e fango che ha invaso le strade di Senigallia (Grigoli)
L'ondata di acqua e fango che ha invaso le strade di Senigallia (Grigoli)
L'alluvione nelle Marche (Grigoli)

«Ci siamo svegliati serenamente in un giorno di vacanza, abbiamo aperto le finestre dell'hotel e davanti a noi si è aperto uno scenario che non dimenticheremo mai: fuori c'era la devastazione». Daniele Grigoli, 56 anni, di San Martino Buon Albergo, è in vacanza da una settimana con la moglie nelle Marche. Mai avrebbe immaginato, alla partenza, che nel suo hotel fronte mare, a neanche un chilometro dal centro di Senigallia, si sarebbe ritrovato nell'occhio del ciclone.

Tutto comincia ieri mattina, quando dopo una notte di pioggia il veronese e la moglie si svegliano e sotto i loro occhi va letteralmente in scena la tragedia che scorre da ore sulle tivù di tutti gli italiani: «Le strade erano completamente invase da fango e detriti, i sottopassi che collegano la costa al paese e consentono di superare la ferrovia, inaccessibili. Negli scantinati dell'hotel c'era almeno un metro d'acqua. Avevamo lasciato l'auto parcheggiata a circa un chilometro: l'acqua era arrivata all'altezza del motore».

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Il paese in ginocchio

Il fiume Misa, che nella notte tra giovedì e venerdì a causa delle intense precipitazioni è esondato, si trova a non più di 200 metri in linea d'aria dall'hotel che ospita la coppia veronese. Ma ad avere la peggio, racconta Grigoli, è stata la zona più interna, in corrispondenza del centro del paese. «Il fiume, esondando, ha portato oltre gli argini non solo un'ondata di acqua e fango ma anche di detriti: oltre a 30-40 centimetri di fango, i residenti si sono risvegliati con piante e detriti di ogni genere che ostruivano la porta di casa. Per non parlare dei garage, completamente invasi dall'acqua», prosegue il veronese. «Quasi tutti hanno decine di migliaia di euro di danni, tra auto, biciclette, mobilio, effetti personali da buttare. Per non parlare di bar, ristoranti e commercianti, davvero in ginocchio». 

Grigoli non ci pensa due volte e di fronte alle scene di disperazione della popolazione colpita, si rimbocca subito le maniche e comincia ad aiutare gli abitanti a spalare il fango: «Molti non riuscivano nemmeno ad uscire di casa, il fango era molto scivoloso, ho aiutato alcune persone che erano bloccate ad uscire in strada», prosegue Grigoli. «Piange il cuore a vedere in queste condizioni soprattutto gli anziani e le persone più fragili».

Disperazione e rabbia tra i residenti

Croce Rossa, Protezione Civile e Vigili del fuoco lavorano da ieri senza sosta, ma servono braccia e olio di gomito. «Purtroppo io non ero attrezzato, non ho con me abiti e scarpe adatte, ma ho cercato comunque di dare una mano come potevo. Nelle prime ore vedevo molta gente che piangeva perché ha perso tutto. C'era rabbia perché, dicevano, nessuna delle autorità o delle istituzioni avrebbe messo in allerta la popolazione. Era già successo nel 2014, si lamentavano gli abitanti, ma niente da allora sarebbe stato fatto per evitare che si ripetesse e con l'estate di siccità nessuno si sarebbe preoccupato di ripulire gli alvei dei fiumi. Ma passata la rabbia, sono subentrati orgoglio e dignità», racconta ancora Grigoli. «Ho assistito a una bellissima gara di solidarietà: tantissimi parenti e amici che arrivavano muniti di pale e pompe idrauliche a dare una mano alle famiglie più colpite».

Il veronese sospira: «Per fortuna è accaduto di notte, altrimenti, dopo quello che ho visto, posso assicurare che il bilancio dei  morti sarebbe stato molto più pesante. Cosa ricorderò di questa vacanza? Di certo il disastro, ma soprattutto la soddisfazione di aver fatto la mia parte per aiutare, anche solo con una parola di conforto, in un momento così difficile», conclude. «Di alluvioni in tivù se ne vedono ormai davvero tante. Ma viverla sulla propria pelle è decisamente un'altra cosa».

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Elisa Pasetto

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