<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
L'impresa

Cinquemila chilometri in bici fra l'Amazzonia e le Ande: «Viaggiatori e testimoni»

Il medico veronese sarà in viaggio con Paolo Simone e Riccardo Bonazzo. Su un sito si potrà seguire il loro viaggio
Alberto Vaona con Paolo Simone e Riccardo Bonazzo
Alberto Vaona con Paolo Simone e Riccardo Bonazzo
Alberto Vaona con Paolo Simone e Riccardo Bonazzo
Alberto Vaona con Paolo Simone e Riccardo Bonazzo

Sarà un lungo viaggio in bicicletta nei 5.000 chilometri dell’Amazzonia che avrà giorno per giorno dell’incredibile. Alberto Vaona, direttore sanitario un’azienda di servizi di telemedicina per gruppi assicurativi, e medico all’Uls 9, per ora ha il biglietto di andata, non quello di ritorno. Il viaggio compiuto la prima volta 40 anni fa dalla cinquantacinquenne Louise Sutherland con una Graziella, durerà minimo tre mesi.

La Transamazonica

«Sono un appassionato delle Ande e dopo l’Amazzonia mi sposto in Bolivia», svela il medico, 47 anni, presidente di Colomitalia organizzazione noprofit di Vicenza con progetto di cooperazione in Bolivia. Sì, l’Amazzonia, la percorrerà lungo la Br230 Rotovia Transamazonica, da Belem fino a Lábrea, poi sterzata verso sud nella Selva Boliviana per salire sulle Ande a 4500 metri e scendere in Cile ad Arica sull’Oceano Pacifico.

Non sarà solo. Il caldo torrido, le notti in tenda e i pericolo li condividerà in gruppo, con Paolo Simone e Riccardo Bonazzo. Si definiscono cicloviaggiatori e l’obiettivo non è compiere l’impresa estrema, ma farsi carico di tematiche che a quasi ottomila chilometri si riflettono comunque su di noi: la deforestazione del più grande polmone del mondo, e la violazione dei diritti umani dei popoli indigeni.

 

Leggi anche
Due donne in bici per il mondo al via di «Io viaggio da sola»

 

Cento chilometri al giorno

Sul sito www.iosonoamazzonia.org le informazioni. «Agire come specie o morire come singoli». Il loro motto scandirà la tabella di marcia, 100 chilometri al giorno. Allenati lo sono: «Siamo da poco rientrati da 15 giorni in Marocco dove abbiamo testato l’attrezzatura e le dinamiche di gruppo davanti a situazioni complicate». 
Alberto Vaona non è un ex professionista: «l’agonismo non mi ha mai appassionato ma fin da piccolo se avevo bisogno di libertà scappavo sulle nostre colline con la bmx». L’America Latina l’ha amata percorrendola con la bici carica di tutto, da sol o in gruppo: Lima-Buenos Aires, l’Argentina (Ruta 40, 2500 km), Cile (Carretera Austral, 2200 km), Perù, Bolivia, poi Spagna (Cammini di Santiago e Bordeaux - Valencia sul Camino del Cid), Portogallo, Polonia (Green Velo, 2000 km), Francia, Germania, Belgio, Paesi Bassi, Norvegia, i Balcani, Mongolia e Romania, ora il Marocco. 

 

La motivazione

Alberto Vaona
Alberto Vaona

«Vogliamo esser testimoni di ciò che sta succedendo nella foresta, che i nostri sguardi siano gli occhi e la mente di chi ci seguirà dai social, affrontando le tematiche sia degli attivisti e di chi è coinvolto nel disboscamento, raccontando le motivazioni degli uni che degli altri. Incontreremo l’attivista Adriano Karipuna più volte minacciato di morte, e Gabriele Lonardi medico veronese che da 40 anni cura e vaccina gli Indios». Il pericolo? Non la strada o l’umidità che può favorire l’insorgere di malattie, né i temuti animali che vivono nella foresta. «Sarà mettere naso nei territori controllati da chi ha interesse a che nessuno veda e nessuno sappia, tanto più se con l’intenzione di testimoniare e portare all’attenzione di un pubblico più ampio».
Sono coinvolte alcune organizzazione non governative con progetti in Amazonia: Cospe di Firenze e Amazonia onlus di Milano, e AltroMercato che Jci indicherà le realtà produttive sostenibili senza impatto sull’ambiente. Princycles di Settimo di Pescantina crede nel progetto e fornisce le due ruote adatte al viaggio. Probiotical di Novara coprirà le spese e finanzierà anche un reportage sull’impresa». 

Anna Perlini

Suggerimenti