<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Il drammatico racconto

Abusata a una festa tra amici: «Non ho ricordi, piangevo solo»

Violenze Immagine simbolica di un dramma reale, la diffusione della «droga da stupro» segna un nuovo allarme
Violenze Immagine simbolica di un dramma reale, la diffusione della «droga da stupro» segna un nuovo allarme
Violenze Immagine simbolica di un dramma reale, la diffusione della «droga da stupro» segna un nuovo allarme
Violenze Immagine simbolica di un dramma reale, la diffusione della «droga da stupro» segna un nuovo allarme

L’ultimo ricordo, come un flash. «Qualcuno mi tirava i capelli, faceva male». Poi il «blackout totale», da metà pomeriggio alla tarda serata. E il risveglio in un letto, con un ragazzo accanto e la consapevolezza di avere avuto un rapporto sessuale, né cercato, né voluto. La storia di Lidia (nome di fantasia in una vicenda purtroppo reale) è la sintesi di tante altre. Casi che invadono periodicamente le cronache.

La chiamano anche «Liquid extasy», ha sigle chimiche complicate (Ghb, Gbl, Bd) che si traducono in tre parole: droga dello stupro. La stessa al centro del «caso Morisi», il recente terremoto politico - boccaccesco. La stessa che la Squadra Mobile di Verona ha sequestrato pochi giorni fa ad un esercente in Borgo Milano: un litro per 1.800 dosi dal prezzo concorrenziale.

Il dramma. L’incubo di Lidia era cominciato nel pomeriggio del Ferragosto di un anno fa. Una festa su invito di un’amica. Erano in tanti, avevano bevuto un po’ tutti, forse troppo. Anche lei. «Poi non ricordo più, nulla salvo il dolore per quei capelli tirati forte. Mi sono svegliata in un letto», ricorda la ragazza. «Piangevo, stavo male, chiedevo della mia amica. Ma il ragazzo che era lì accanto mi diceva che non sarebbe venuta, che era arrabbiata con me perché mi ero "fatta" qualcuno...».

Non era vero: è proprio lei a convincere Lidia a parlare con i genitori. Segue un pellegrinaggio inutile, causa Covid, tra gli ospedali. Accettano di visitarla solo a Desenzano: dalla visita ginecologica viene la conferma del rapporto sessuale e nel sangue vi sono tracce di alcol (1 per cento) ma, alla luce dei test, nessuno stupefacente «classico». L’analisi delle sostanze tipo Glb e simili non viene effettuata.

Gli effetti. Segue la denuncia ma la Procura di Verona, sentiti i testimoni, decide per il «non luogo a procedere». È sola, contro tutte le altre, la parola di una ragazza, intimamente sicura di un lato oscuro nella propria vicenda, convinta che «qualcosa», una droga assunta inconsapevolmente, abbia prodotto quel buco nero di ore. L’epilogo della storia di Lidia racconta di un anno di psicoterapia «e della difficoltà che tuttora mi rimane nel contatto fisico con gli altri, soprattutto se da sola». E un pensiero ricorrente: «Non pensavo che potesse accadermi...».

Il controllo. «C’è una falla nel sistema», commenta Giuliana Guadagni, psicoterapeuta e sessuologa. «Devono essere cambiati i protocolli ospedalieri, inserendo come procedura standard, nei casi di sospetta violenza, anche l’analisi per sostanze ormai purtroppo diffuse come Ghb, Roipnol ed anfetamine. Ed è un tema su cui, chi ha il ruolo per decidere, dovrebbe tenere finalmente conto e provvedere».

Le droghe dall’azione ipnotica e sedativa, in grado di disinibire alterando la coscienza ed anche la memoria, sono in circolazione ormai da tempo. «In anni passati, sulla scia di casi verificatisi sulla Riviera romagnola, alcune discoteche avevano pensato addirittura all’adozione di bicchieri con il tappo. Ma di tutto questo, un problema che non riguarda certo solo le donne, si parla ancora troppo poco, sull’onda dei singoli casi. Al netto della prudenza e dell’invito a denunciare», osserva ancora la specialista, «serve un deciso cambio di passo, che consenta di individuare in sede ospedaliera, per prassi, queste sostanze».

Droghe subdole, diffuse e, confermano le cronache, spesso purtroppo utilizzate per aggressioni sessuali. Per una criminale sopraffazione, che conta sullo spegnimento della memoria, la vergogna e l’inadeguatezza degli accertamenti sanitari. La quasi totale certezza dell’impunità offerta da una chimica a basso costo, una manciata di euro per una dose.

Paolo Mozzo

Suggerimenti