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CASTAGNARO

Un «grido» sui campi contro l'inceneritore

Ha tracciato con l'aratro un teschio gigantesco
L'opera di protesta tracciata da Gambarin sui campi di casa
L'opera di protesta tracciata da Gambarin sui campi di casa
L'opera di protesta tracciata da Gambarin sui campi di casa
L'opera di protesta tracciata da Gambarin sui campi di casa

Dario Gambarin, l'artista nativo di Castagnaro e bolognese d'adozione noto in tutto il mondo per le sue land art, torna a battersi contro l'inceneritore a pollina che l'azienda veronese Agsm intende realizzare a Menà. Ed «armato» del suo inseparabile trattore con aratro ed erpice rotante, raggiunge uno dei campi di famiglia alle porte del paese e realizza un gigantesco teschio accompagnato da un doppio «no». «Per ribadire», spiega, «che la ferma opposizione all'inceneritore, scritta a chiare lettere, altro non è che un no alla morte: a quella della terra di Castagnaro e dei suoi prodotti, ma anche a quella dei suoi abitanti».
L'opera, eseguita come sempre «a mano libera», cioè senza aver tracciato preventivamente alcun segno sul terreno, appare al centro di un'area di 37mila metri quadrati. Il teschio, che sovrasta le due classiche tibie incrociate, appare particolarmente inquietante perché è stato volutamente realizzato privo della mandibola e con l'arcata superiore dei denti decisamente sporgente. «È un'immagine forte», prosegue l'artista, «con la quale ho voluto richiamare l'idea di un tragico tentativo di aggrapparsi alla vita. Del resto, che futuro ci potrebbe essere qui con un impianto a 300 metri in linea d'aria da un campo sportivo e a 500 dal centro del paese? Ricordiamoci, poi, che questa è una zona agricola. Chi potrebbe acquistare prodotti inquinati? Dove finirebbe la produzione di cavolo? E poi, siamo sicuri che si brucerebbe solo pollina all'interno dell'impianto? Vogliamo trasformare Castagnaro in una nuova Terra dei Fuochi?».
Tuttavia, Gambarin tiene a precisare come la sua posizione sia «assolutamente apolitica ed apartitica». «Come avevo già sottolineato lo scorso anno quando stampai a mie spese oltre tremila cartoline che riproducevano una mia land art dedicata all'Urlo di Munch», rimarca Gambarin, «io non ho nulla a che vedere con la politica. Ma da cittadino e da uomo che ama il suo paese, anche se risiedo da tempo a Bologna, non voglio rimanere indifferente a qualcosa che, se realizzata, potrevve avere pesanti ripercussioni sulla salute degli abitanti». « Il mio», conclude Gambarin, «vuole essere perciò un appello al futuro presidente della Regione, chiunque sia la persona eletta e a prescindere dal suo schieramento di appartenenza, perché ci dia una mano a fermare l'impianto».

Elisabetta Papa

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